giovedì, febbraio 28, 2008
Visto che sto poco tempo su internet ho deciso di aprire anche un tumblr.
http://murda.tumblr.com
domenica, febbraio 24, 2008
Io e la moneta siamo la stessa cosa.
Difficile pensare che con quella battuta in bocca ad uno psico assasino dalla faccia da fantasma (e dal taglio di capelli più bello che il cinema ricordi) non si stia parlando del goldfarming (quello vero) e della violenza, e del rapporto stretto, se non proprio di causa-effetto, almeno coadiuvante l'un dell'altra.
"Questo filme gli è troppo bischero pe' me, io vo a casa"
Esclamò così lo spettatore (vecchio) del cineplex di Pontedera lasciando la sua poltrona vuota dietro di me.
Propongo che il
cineplex di Pontedera venga ufficialmente accorpato al pastore sardo, al bracciante abruzzese e alla casalinga di Treviso.
Non è colpa della distribuzione, è colpa del pubblico.
Quanto è bello NCFOM?
Parecchio, dei film che ho visto mi è sembrato il miglior Cohen, anzi no, il migliore resta TBL ma questo è sicuramente un film più massiccio, più maturo, un film che si interroga sul senso della violenza. In quanti mostrano la violenza? Quanta violenza c'è nelle immagini di oggi? Parecchia risponderei anche qui, ma nessuno sembra interessato (ognugno c'ha i suoi di interessi) a rifletterci sopra, a provare a mettere davanti agli occchi dello spettatore più che i fenomeni i noumeni, e qui lo si fa partendo da un terreno circoscritto, negli stati uniti al tempo dei serial killer, veri profeti dell'uso della violenza, quell'uso generalizzato e irrazionale che sembra esserci oggi, almeno secondo gli occhi dello Sceriffo.
Ed è proprio lo psico killer l'unico ad avere dei principi morali, l'unico che quando da una parola la deve mantenere, segue il suo volere che è quello del profitto, ma lo fa in modo puro, è il leone che ride.
Gli altri invece sono tutti corrotti, tutti meschini: lo sceriffo che copre il traffico di cadaveri di messicani morti sul lavoro (ok il film non ce lo dice ma di chi vuoi che fossero quei corpi sul pickup e legati male?), il tizio che raccoglie i due milioni di dollari non da da bere all'assetato e sacrifica la moglie per il vil denaro; il vicesceriffo è uno scemo, tutti gli altri sono pedine da manovrare al prezzo di pochi spiccioli. Lo sceriffo, che è quello un po' più integro a livello morale, non a caso riuncia al distintivo, perchè per lui un valore ce l'ha.
Ho anche rifelttuto sul significato dell'ultima storia raccontata da Tommy Lee Jones: ci parla di una fiaccola color grigio-luna tenuta su di un corno di animale anch'esso grigio-luna... soldi, argento, corno....
Cornucopiae.Il viaggio, per tutti, non è verso la morte, la serenità o la vita, non è seguire le orme del padre (che è più giovane del figlio), non è percorrere un cammino o seguire una via. E' verso la cupidigia, la vanità: il debole è schiavo o soccombe.
Paragoniamoli giusto perchè parlano entrambi di violenza e di ameriaca e perchè
sono in buona compagnia.
Ma ti è garbato di più non è un paese per vecchi o il petroliere?
Mi è garbato di più Il petroliere, perchè è un film stilisticamente e tecnicamente più ricco, un film dove con la narrazione non si gioca, non si ribalta, se ne costruisce di un tipo nuovo, è un film che a livello teorico e filosofico è decisamente superiore (non a caso ancora non mi sono azzardato a scriverci sopra) a questo pur bellissimo film.
domenica, febbraio 17, 2008
Luis Koo è un poliziotto infiltrato nelle triadi, Donnie Yen è un ispettore di polizia che risolve i problemi facendo a botte.
Donnie Yen conferma di essere uno dei più interessanti attori marziali in circolazione, l'ultimo combattimento assieme a Collin Chou è uno dei più violenti e crudi che ci è capitato di vedere di recente: un discreto numero di presee ginocchiate sulle costole, veramente poco spazio per l'estetizzazione, aldilà di un paio di ralenti su un paio di calci volanti per il resto ci si mantiene stretti sul centro dell'azione, sulle coreografie furiose di Yen.
E la regia di Wip si prende per se un gran numero di carrellate, di plongèe di carrellate in plongèe sui combattenti sdraiati fra le macerie o in mezzo ad un mercatino di città. Non si può certo dire che sia brutta a vedersi la sua regia, tuttavia non ci sembra che la buona tecnica e l'ottimo stile riescano da soli a farci appassionare alle vicende narrate e ai combattimenti che si svolgono. Motivo di ciò non risiede appunto nei combattimenti, diciamo che non è colpa della regia, è un problema di scrittura e di recitazione.
Il film mi è sembrato un po' troppo disperisvo, non riesce a mettere a fuoco un punto principale non ci decidiamo se siamo più interessati alle vicende del poliziotto, al rientro di Hong Kong sotto giurisdizione cinese, alla riflessione sulla violenza come mezzo per garantire la "pace sociale", con il risultato che quello che vediamo ci appare sempre un po' troppo distante, sempre un po' troppo freddo per emozionarci e sempre troppo in superficie per farci riflettere.
Poi c'è Donnie Yen che è tanto bravo con le arti marziali quanto incapace di reggere un primo piano espressivo.
Ritrovandosi in pratica a reggere tutto il film da solo ha dovuto affrontare anche in diverse occasioni il primo piano, l'unico che gli riesce bene è quando è tutto sanguinoso e arrabbiato: quando vuole tentare di comunicare sorpresa, commozione o un qualsiasi altro sentimento umano fallisce pietosamente.
Mi aspettavo grandi cose da questo film, sarà che trovo la regia di Wip una delle più interessanti e stilose che ci siano oggi da quelle parti, e forse la mezza delusione è anche dovuta al fatto che si punta probabilmente troppo in alto, a voler riflettere sulla politica facendo azione, a voler mettere le sparatorie e le arti marziali, a fare gli inseguimenti in macchina, avremmo preferito vedere una di queste cose fatta bene piuttosto che tutte insieme nel pentolone.
lunedì, febbraio 11, 2008
- Il mostro di Cloverfield è più grande di quello di The Host.
Potrebbe sembrare una semplice differenza quantitativa, e invece no. Avere un mostro più grande di un grattacielo che schiaccia palazzi come grissini è qualitativamente più preoccupante di un mostriciattolo grosso quanto un autobus che si appende sotto i ponti, quello di cloverfield li sbriciola, i ponti.
- La visione del mondo di The Host è old.
Certo, c'è tutta una critica al militarismo per niente presente in Cloverfield, il problema è che quella critica viene messa in scena con categorie tradizionali, con i militari da una parte contro la famiglia dall'altra, con i militare da una parte contro la popolazione dall'altra, con l'immissione di un fattore esterno (il famigerato agent yellow) che è una vera zappa drammatica sui piedi, abbassando il film al livello di un comune blockbuster (e mi riferisco solo alla scena dell'agent yellow). In cloverfield invece la presenza dei militari è un dato di fatto e i personaggi devono agire malgrado l'operato dei militari e non c'è nessuna intromissione esterna tra loro e il mostro: tutto sta tra la città, i protagonisti e il mostro, i militari semplicemente ci sono come ci sono i palazzi, drammaticamente è una scelta molto più forte.
- Cloverfield mette in scena la distruzione in continuità
Mentre in The Host è un continuo di pause, dove il mostro scompare, si rintana, non sappiamo bene cosa stia facendo, in Cloverfield, anche quando non lo vediamo e non è "vicino" ai protagonisti del film sappiamo sempre che sarà da qualche altra parte in superficie a fare casino e a distruggere grattacieli: da una parte abbiamo un mostro che si nasconde e tiene prigioniere le sue vittime, dall'altra abbiamo un mostro che qualunque cosa sia sta vincendo lui e che distrugge qualsiasi cosa gli passi sotto mano. Si dirà che la soluzione adottata nel film coreano è più sottile e serve meglio tutto il discorso sulla famiglia alla ricerca della bimba, questo ve lo posso anche concedere, ma misurando a peso suspance e divertimento (o esperienza della visone, chiamatelo come vi pare) è indubbio che la bilancia penda verso New York.
- In Cloverfield muoiono tutti
Non mi ricordo esattamente, ma mi sembra che in The Host non muoia nessuno, o
almeno non muore nessuno di importante.
Troppo facile fare un film di mostri su di una famiglia e non metterci nemmeno un morto di mezzo. In Cloverfield, scelta sicuramente più coraggiosa, ci vengono mostrati dei giovani che fanno festa per venti minuti, poi il film si preoccupa di ammazzarne uno a uno (mentre altre comparse vengono annientate) durante la prossima ora e dieci.
Mi è stato giustamente fatto notare nei commenti che anche in The Host muore un bel po' di gente e anche importante. Non credo però ci siano i requisiti minimi per cambiare la mia idea. Il senso di morte e di assoluta inettitudine di fronte al mostro rende cloverfield più terribile (e secondo me più convincente) di un mostro che puoi combattere arco e frecce con la tua famiglia.
In The Host il mostro può essere combatutto, può addirittura morire, il terrore dello spettatore (e il suo ricordo dei morti ammazzati) è di molto mitigato dal senso di vittoria. Prova di questo il fatto che il film l'ho ri ri visto abbastanza di recente e non mi ricordavo nemmeno di tutte quelle morti importanti. Di cloverfield mi potrò scordare il mostro, i mostriciattoli (The Host al contrario è più persistente in memoria) ma sicuramente non il terrore per le strade e la morte certa. Dalla morte di The Host invece si può sfuggire.
Cloverfield > The Host
Non vorrei però che sembrasse che disprezzo The Host, anzi. The Host è diretto sicuramente meglio, ma questo non ne fa un film migliore. The Host tratterà anche un tema più importante (tratterà anche un tema) e disegnerà meglio i suoi personaggi, ma, e in fondo mi dispiace anche un po' dirlo, Cloverfield è sicuramente un film più potente. Perchè tutto quello che faceva di The Host un grande film, come appunto lo sviluppo del dramma tutto intorno alla famiglia vs mostro e la regia sicuramente elgante di Bong Joon-ho viene spazzato via dalla semplice ed elementare brutalità di Cloverfield. E' molto più hollywoodiano nello sviluppo dei temi tradizionali come la famiglia, l'amore e la politica, nonchè dello stesso sviluppo drammatico, The Host di quanto non lo sia Cloverfield.
E difendere un film asiatico in nome della sua classicità di fronte ad un prodotto di Hollywood francamente mi pare paradossale.
domenica, febbraio 03, 2008
"Cloverfield is a great movie because a bunch of whiny self-absorbed twenty-something New York hipsters that live in apartments no one can afford all die." (
cit)
Solo oggi scopro il blog di
Ron Gilbert (grazie a
gozu) e già mi metto a citarlo. Si perchè Cloverfield è essenzialmente questo, un gruppo di ventenni che vengono ammazzati da un mostro grosso, un mostro molto più grosso di the host, e non posso concordare con Ron Gilbert, godiamo nel vedere questi ventenni antipatici con cui non ho nulla da spartire morire miseramente piagnucolando.
Si dovrebbe parlare della campagna pubblicitaria di questo film, probabilmente la più bella campagna promozionale che sia mai stata fatta, ma non lo farò, se volete farvene un idea
date un'occhiata qui.
Si potrà dire che in fondo non c'è nulla di nuovo, che tra
BWP, le torri gemelle, un po' di horror e un po' di te
lostvisione (non dimenticandoci The Host) è stato tutto già visto e che non è certo il caso di gridare al nuovo linguaggio, ma il peso ridicolo di queste accuse cade quando si vede una sala intera guardare i titoli di coda nella speranza di vedere ancora qualcosina in più, sia a chi il film è piaciuto, sia chi usciva dicendo "che stronzata".
No, non sarà un linguaggio nuovo, ma è comunque un modo di raccontare che è più vicino alla nostra esperienza quotidiana, e qui non siamo tanto scemi da confonderlo con la semplice ripresa in prima persona, è appunto un tentativo, tentativo riuscitissimo per quanto mi riguarda, di dare una forma film alla serialità televisiva (nel modo di proiettare il dramma sempre un po' più in là) alle riprese amatoriali fra il pubblico e il privato, nelle possibilità demoniche (in senso goetheiano) del digitale e non credo sia un caso se nel giro di pochi mesi abbiamo visto REC, Redacted e questo Cloverfield, che seppur con modi, finalità e esiti diversi cercano di riempire di vivacità, di voglia di farsi guardare, l'immagine cinematografica, di ridare corpo a un immagine che sta diventando sempre più piatta e autoreferenziale da una parte, sempre più parruccona e plastificata dall'altra.
Il film pecca forse di un po' di ingenuità in alcuni passaggi, ma pur essendo girato con un budget rosicato, tutto in ambienti claustrofobici (anche gli esterni) e un relativamente esiguo numero di location riesce ad mettere a segno una serie di colpi di scena e punti di svolta che non sono per niente forzati, il tutto scorre con una naturalezza (per l'artificialità della situazione) che è entusiasmante; se non teniamo conto del finale posticci, totalmente inutile per l'economia del film (ma date a Cesare quel che è di Cesare, ma quanto avrei goduto se il film fosse finito quando il mostro si mangia l'elicottero) direi che il film funziona alla grande proprio perchè è scritto benissimo, nei termini di emozione-reazione (mi rifiuto di usare Deleuze per parlare di un film) funziona molto meglio del
cane di pavlov.Quindi lo considero un film molto più scritto e pensato di quanto sia girato, certo bisogna dare il merito a
Matt Reeves che ci fa vedere (e sopratutto NON ci fa vedere) quello che pare a lui, gestisce in modo più che dignitoso la fuga delle comparse e i militari che sparano i missilini,
Rob però che era accanto a me ha trovato molto fastidioso a livello fisico il costante e irrefrenabile movimento ballonzolante della macchina da presa, non è esattamente un movimento frenetico, è proprio la macchina scatenata che va un po' in qua un po' in la, inquadra il nulla e si perde il mostro mentre passa sotto il suo obbiettivo per poi rimetterlo in quadro (storto) per una manciata di frame, si capovolge e si ricomincia.
Ah, mi sono dimenticato di dire che il mostro è bellissimo!
Forse nei prossimi giorni scriverò 5 motivi per cui Cloverfield è meglio di The Host.
"For those of you working on your term papers dealing with film deconstruction and plot subtext for your Understanding Film class, let me break it down for you. The whiny hipsters all represent whiny hipsters we hate. The monster is metaphor for a giant monster, and the shallow asshole good looking people all die because they should.
There. I saved you an evening in the library." (cit)
Edison Chen è un piccolo tamarro che sta facendo strada nel cinema di Hong Kong e anche in quello di Hollywood, ma la cosa è poco interessante.
Quello che è veramente interessante è che a Hong Kong sta succedendo il vero scandalo perchè non si sa come una decina di foto che lo vedono intrattenersi con starlette del cinema di HK come
Gillian Chung e
Cecilia Cheung sono state pubblicate su internet ed è scoppiato un maniomio.
La polizia cinese ha già arrestato chi si è preso la briga di mettere le foto sui forum, ma il "colpevole" vero ancora non è stato scoperto: c'è chi dice che le foto siano state rubate dal suo portatile in assistenza, chi dalla sua macchina fotografica rotta, il fatto è che sembrano ci siano in giro un bel po' di foto (chi parla di 100, chi di 1000) dove Edison Chen si sollucchera con stelle e stelline.
E lui, invece di bullarsene cosa fa, prima dice che è tutto un falso e che le foto sono photoscioppate, ma questo non è vero perchè
ci sono foto che
mettono a confronto i nei e gli orecchini/pircing vari delle ragazze e tutto combacia perfettamente nelle diverse inquadrature e con la stessa saturazione e bilanciamento dei colori.
Allora, visto che il "non sono io quello!" non sembra funzionare fa arrestare tutti quelli che hanno diffuso le foto per il bene della comunità e non contento fa anche un post
sul suo blog parlando in un inglese da Ali G dove dice sostanzialmente che lui è buono ma se lo fate incazzare sarà occhio per occhio (consigliata la visita del suo esilarante blog, sembra un 15enne che ha scoperto i clubdogo).
Ora che avete letto tutto vi posso anche linkare
le foto compromesse (se cercate bene si trova anche un rar) ma il numero è decisamente inferiore alle 100 che sembrano esserci.
Un resoconto completo di quello che è successo a Hong Kong
lo trovate qui.
C'era anche una pagina dove si vociferava che ci fosse una sorta di vallettopoli dietro a tutto questo e che la "fuoriuscita" di queste foto fosse tutt'altro che casuale, ma purtroppo adesso google mi è nemico.
Meno male sembra che
Charlene Choi non sia nello scandalo, lei non le fa certe cose.