Una di queste era per me Sam Fuller, ero vergine delle sue immagini...ma da tanto tempo un suo film mi chiedeva insistentemente di farsi vedere.
Ieri (finalmente) ero ispirato (mi ci è voluto quasi un anno) e sono entrato nel corridoio della paura.

Un giornalista vuole vincere il pulizer, si fa rinchiudere in un manicomio per scoprire un assassino, lo scoprirà, ma poi dovrà nuovamente essere internato: il suo cervello è andato in pappa.
Macchina mobile che si avvicina alla psiche(drammatica) del personaggio, nella quale penetriamo, ascoltandone i pensieri tesi ormai alla follia.
Crudo e privo di velleità, sostenuto oltre che dalla recitazione pacata del protagonista da una sceneggiatura di ferro che è capace grazie all'ottima costruzione drammatica di non far cadere la rappresentazione durante le visualizzazioni della follia (sia dall'esterno che dall'interno), tantochè la sequenza del diluvio dentro il corridoio rende con naturalità spaventosa l'incombere/sopraggiungere di una ciucca senza ritorno.
La fotografia dalla marca espressionista riflette la dielettica follia-ragione nello scontro dei bianchi e dei neri contrastati, nelle ombre che si proiettano minacciose sulle pareti del corridoio (della pazzia).
Quello del protagonista è un viaggio nelle contraddizioni tutte interne agli USA del tempo, dove la malattia sociale è causata dai problemi che da sempre affliggono gli yankee (anche oggi): razzismo, emarginazione, militarismo.
Problemi messi in campo attraverso i matti che il giornalista dovrà affrontare (sul piano mentale) per poter raggiungere la verità.
Se oltre a questo dissacrante ritratto si aggiunge la pietosa condizione finale del protagonista otteniamo uno sguardo disincantato e scettico sul mondo: dove si è capaci di fare qualsiasi cosa per il successo; condotta che è analogo (e porta) della malattia mentale.
Truffaut scrisse "Sam Fuller is not a beginner, he is a primitive; his mind is not rudimentary, it is rude; his films are not simplistic, they are simple, and it is this simplicity I most admire".