
Tre piccoli gangster sfigati cercano di rubare una perziosa pietra di Giada, esposta in un tempio nel centro di HongKong, il capo della sicurezza cerca di impedirglielo, quello che non può sapere è che il suo capo, l'organizzatore della mostra, vuole rubare la preziosa pietra e ha assoldato un ladro professionista per rubarla.
Hao Ning, qui alla sua seconda prova, pur utilizzando, e anche molto, tutto quello che si potrebbe vedere in un film di Guy Ritchie, riesce a non cadere nella semplice imitazione esotica, ma confeziona una commedia con degli ottimi tempi e molto meno stupidina di quanto mi aspettassi.
Si ridee, anche con qualche grassa risata, d'altro canto con un soggetto così le possibilità di moltiplicare gag e fraintendimenti, scambi di pietre e parodie, diventano davvero alte, e sono state tutte sfruttate, ma quello che più mi ha sorpreso di questo film è che il giovane regista è riuscito a far ridere, dare un tono indiscutibilmente comico (e qui non è colpa mia, visto che di solito rido sempre quando non si dovrebbe ridere) a scene costruite in modo prettamente drammatico, o a sviluppare sequenze drammatiche partendo da gag divertentissime.
Andy Lau, che è qui come produttore, sembra averci visto giusto, visto anche il successo di pubblico, questo film è davvero meritevole, sembra più pescare dall'onda coreana che dalla tradizione della commedia cantonese, anche se dal film traspare un certo interesse del regista (che è della Cina continentale e a studiato a Pechino) per la città: evitando le inquadrature da cartolina ma lasciando i palazzoni grigi e un po' ammuffiti sullo sfondo delle vicende che assieme al tempio dove c'è l'esposizione (dovrebbe essere un vera meta turistica) vanno a fare da palco a quel teatro degli equivoci a cui assistiamo.
Più profondi di quanto si possa immaginare, in un regista che rifà in qualche modo Guy Ritchie, i richiami e il legame con la tradizione, sopratutto con l'opera: statue, pose e recitazione d'opera sono una volta si e una no in campo, anche la musica tradizionale accompagna in più d'un occasione i personaggi.
La fotografia, in digitale, è più livida e meno patinata di quello che siamo abituati a vedere da quelle parti.
Dategli un occhio.