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sabato, dicembre 31, 2005
Superclassifica Show 

Ovvero l'inutile miniguida dei gusti di murda ai film in sala nel 2005.

SW episodio III : La vendetta dei Sith
Per le spade laser, per la Forza, per Darth Vader e per il gran maestro Yoda.

OldBoy
Ogni volta che lo vedi ti piace di più.

Caché
Perchè il premio per la miglior regia è meritato.

Sin City
Che ignoranza!

La Samaritana
Anche se KKD ci è caduto in basso questo è un bel film.


++in ordine sparso, i primi che mi vengono in mente++

Million Dollar Baby++La terra dei morti viventi++La fabbrica di cioccolato++Seven Swords++King Kong++TokyoGodfathers++L'enfant++Tutti all'attacco++Team America: World Police++Kung Fusion++SteamBoy++Mary++Romanzo Criminale++Le avventure acquatiche di Steve Zissou++Breaking News


Inoltre la ciofeca d'autore va ExAequo a KimKi Duk, Gus Van Sant e David Cronenberg per i rispettivi L'arco, Last Days e A history of Violence.

Buon anno a tutti.

venerdì, dicembre 30, 2005
Ghost in the Shell - Mamoru Oshii - 1995 

Motoko Kusanagi
Già in un post di qualche tempo fa, ma non mi ricordo quale (comunque sia indietro per il blog) avevo anticipato questa possibile lettura; ma dopo l'ennesima visione e un intervista a Oshii presente sul DVD mi sono convinto che GITS parli (ad un secondo livello) delle immagini e del cinema.
Visto che il discorso mente-corpo/reale-virtuale è affrontato esplicitamente e oltre il limite della pedanteria ad un primo livello del testo mi sembra inutile starne qui a parlarne.
Purtroppo la scarsa diffusione dei lavori Live di Oshii ci fanno scordare che oltre a essere un animatore tra i più illustri il regista giapponese è anche un lucido teorico che ha messo la natura dell'immagine al centro della propria riflessione.
Di GITS si legge un sacco bene da molte parti, ma aldilà di tutti i giusti elogi che sono stati rivolti al film mai mi è capitato di leggere (forse per ignoranza e pigrizia da parte mia) in merito all'utilizzo del digitale nel film (e qui intendiamo per digitale la realizzazione di immagini dove parti realizzate in CG vengono utilizzate assieme della macchina da presa...quindi anche l'animazione tradizionale).
Non solo i cervelli cibernetici e le varie mappe (tutto quello colorato di verde-terminale per intenderci) ma anche tutti i movimenti in profondità di campo e gli effetti più fotorealistici sono realizzati mediante l'utilizzo del digitale: vedendo il film si stenta a credere che strade, palazzi, insegne (un discorso a parte andrebbe riservato per la città in GITS) e dettagli di personaggi siano stati realizzati al computer, tanta è la simbiosi fra i due tipi di immagini, ma è proprio così, metà di quello che vediamo in GITS è in CG.
A Oshii non spetta certo il primato dell'utilizzo del digitale, ma imho quello di aver percepito la portata della rivoluzione allora in atto: quando gli altri semplicemente utilizzavano il digitale (con risultati più o meno efficaci) Oshii stava già dicendo che il cinema era stato appena reinventato, che la sua componente fotografica (motoko, ancora principalmente fisica) e quella sintetica (master of puppets, etereo, ma obbligato ad entrare in un corpo per agire) si stavano fondendo per dare vita a qualcosa di nuovo e contemporaneo, capace di riportare su schermo/monitor anche quelle immagini che l'animazione e il cinema tradizionali non sono in grado di realizzare in modo realistico.
GITS ci racconta la nascita del nuovo modo di creare immagini.
Per me GITS è il Citizen Kane dei giorni nostri; sarà azzardato, ma se il quarto potere era la stampa, oggi è l'Information Technology. E in GITS (come in quarto potere) si parla anche dello scontro fra i poteri tradizionali e quelli derivati dal controllo dell'informazione e se Welles faceva una rivoluzione della messa in scena utilizzando tecniche già note ma in modo ponderato e funzionale, lo stesso ha fatto Oshii.

: : :

sabato, dicembre 24, 2005
Il post di Natale 

immagine molto bella
Oggi ho di nuovo il computer che gira, era l'alimentatore...e io che stavo già pensando ad un 64bit.

martedì, dicembre 20, 2005
Xmas Murda 

Adesso che sono tornato a casa per le vacanze natalizie (il mio computer è abbandonato in un angolo di questa stanza, sfrutto i pc degli altri per postare e giocare a ogame) mi sono messo realmente sotto per mettere in cantiere un nuovo corto; per adesso infamous si sta dedicando all'organizzazione.
Quello che più preoccupa il sapido toscano è la reperibilità delle location: due in particolare sono ostiche da trovare, su una ho una possibile soluzione di ripego, sull'altra navigo ancora in alto mare, ma spero di riuscire a trovare qualche appiglio.
Il soggetto, scritto a quattro mani da infamous e the Goat (più vari contributi) sembra sulla scia di Project M, ma non ci sono ulteriori informazioni a riguardo.
Sappiamo invece per certo che questa volta infamous non apparirà in veste di attore e ha anche deciso di lasciare la regia al più energico (e smargiasso) Johnnie Murda, che dopo il successo internazionale di Project M si è montato la testa facendo pressioni per dirigere il suo primo corto, vedremo se sarà all'altezza delle aspettative.
Il tutto potrebbe rivelarsi un grosso buco nell'acqua, ma il duo Infamous (in veste di direttore di produzione) e Johnnie Murda (direzione artistica) sembra ben determinato a mettere piede sul set con l'inizio del 2006, sembra anche che nel corto reciterà una ragazza tornata da pochi giorni (si spera tutta intera) da Hanoi (Vietnam).

lunedì, dicembre 19, 2005
King Kong - Peter Jackson - 2005 

king kong
Questo scimmione preistorico si presta ad essere letto su più livelli, e se quello metacinematografico è il più evidente, e anche quello più riuscito, non è sicuramente il solo, ma di quelli non ne scriverò.
Anche le scene d'azione che vengono presentate e sbandierate da molti come il nonplusultra della CG applicata all'action mi sembra debbano essere ridimensionate, si è visto di molto di più spettacolare e mozzafiato in FFVII:Advent Children. Ma certamente il livello tecnico delle animazioni è eccelso, e se durante la fuga dei brontosauri c'è una ben evidente dissonanza fra le porzioni live e quelle in CG, questo, visto il resto del film e il livello delle animazioni, è imho più una citazione smaliziata degli effetti speciali retrò che un errore di set virtuale.
King Kong che smascella i Trex è bellissimo da vedersi, quasi quanto la Watts.
Ma se qualcuno pensa che il film sia solo gigantismo e botte, mostri e inseguimenti si sbaglia di grosso; Quelli fanno da background ad una storia d'amore dolce ma impossibile: che grazie alla lunga preparazione, alle mille difficoltà superate, agli impedimenti amorosi insormontabili riesce a diventare un melodramma, e per far reggere un melodramma con una storia d'amore fra uno scimmione preistorico e una graziosa fanciulla tre ore non mi sembrano poi troppe; se cercate solo deliri e devastazioni ne rimarrete delusi e annoiati: come molta molta molta gente, negli usa è un flop per esempio.
Se pensavo di esaltarmi per il gorilla furioso mi sono invece commosso come raramente mi capita per la morte del primate e per i momenti di tenerezza tra Ann e la scimmia che sono saggiamente silenziosi e sobri, con gli occhi tristi dell'ultimo re gorillone che trasmettono nel migliore dei modi sincero affetto e affaticata, rassegnata disillusione.
Di King Kong si dovrebbe fare una statua a grandezza naturale e collcarla in cima all'empire state bulding.
Certo non è una visione leggera, almeno se paragonata al blockbuster medio, dopo la fine del film si è stanchi, questo è innegabile, ma se pensiamo a le ambizioni smodate del film (fare un discorso sul cinema, farne uno politico, cercare di fare l'action più ipertrofico che sia mai stato proiettato [che è FFVII, mi dispiace per Jackson] e l'avventura più avventura anche di Indiana, il tutto spalmato su tre ore di melodramma classicheggiante) non possiamo che applaudire Jackson per il coraggio e la determinazione, ringraziarlo per voler continuare a girare in tondo alle sue location fatte al computer (aiuta a sdoganare nel cinema il linguaggio di un'altro e più redditizzio medium) e non bisogna scordarsi poi di celebrarlo e celebrarlo per il finale.
Mi sarebbe piaciuto vedere di più lo scimmione che si dondola, che muove le braccia, che salta rubicondo da una parte all'altra: i movimenti erano davvero fluidi e realistici, peccato che se ne siano visti relativamente pochi.

sabato, dicembre 17, 2005
A History of Violence - David Cronenberg - 2005 

Ed Harris A history of Violence
Un Americano medio, in una cittadina sfigata della provincia a stelle e strisce, sembra essere il tipico padre di famiglia, della famiglia da spot, dove la moglie è ancora bona e attiva i figli al massimo vengono un po' sbeffeggiati a scuola, inzomma il problema più grosso di questa famiglia pare essere la scatola dei cereali della prima colazione.
Ma in realtà non è così, non importa quanto ci si mascheri da persone integerrime; se uno si porta dentro una Storia di violenza e schiavitù questa non potrà che riflettersi nelle azioni che vengono compiute. Il finale del film (un finale che utilizza un clichè così fiacco non mi piace vederlo, tantomeno in un film di Cronenberg) certo ci mostra una possibile riapertura all'interno della famiglia, ma è possibile vivere sotto la protezione di un maniaco omicida?

Mi dispiace trovarmi a parlare male di uno dei miei registi preferiti, sopratutto visto che avevo apprezzato (e molto...fino al fanatismo per quanto riguarda existenz) le sue ultime fatiche, ma in questo lavoro non ho trovato quello che mi aspettavo, forse le mie aspettative erano troppo alte, ma con un titolo e con un cognome così come non farsi delle aspettative irraggiungibili?
La storia è ben sceneggiata, plausibile anche se al limite, interpreti che sembrano disegnati per quei ruoli e una fotografia chiaroscurale dalla forte carica espressiva ma che non rinuncia alla nitidezza e alla luce, Cronenberg poi è un gran regista. Il contrasto fra la mansuetudine piccoloborghese e la violenza che esplode repentina in ogni situazione di pericolo è sicuramente efficace nel suo opporre una messa in scena calma e riflessiva a repentini schizzi di sangue, spari in testa e nasi fracassati.
Ma proprio l'eccessiva distensione, i dialoghi sovrabbondanti e la mancanza di azione (se escludiamo le istantanee di violenza) appesantiscono il film, ci fanno perdere simpatia nei confronti dei personaggi, arriviamo anche ad annoiarci un po' (visto che il personaggio più stagno viene fatto fuori) ...
Quello che più mi è garbato sono state le due scene di sesso fra i coniugi, oltre che ad essere ottimamente dirette (sopratutto per quanto riguarda la direzione degli attori) ci dicono così tanto sulla situazione che la coppia sta attraversando (nell'incipit e poi quando ci si avvia all'epilogo).

Non ho sistemato il mio computer, ne sto usando un altro a scrocco. Quando avrò aggiustato il mio pc (ma credo che ciò voglia dire comprarsi dell'hardware nuovo) vi farò sapere, per adesso sappiate che vivo elemosinando internet da amici e passo il tempo come un cazzo di selvaggio alla ricerca di silicidi e informazioni.

mercoledì, dicembre 14, 2005
Hell on Earth 

computer
Causa gravissimi quanto misteriosi problemi HardWare del mio PC (non da sengi di vita, ho provato a riassemblarlo tutto, a cambiare i pezzi che potevo cambiare...ma niente... non si degna nemmeno di accendersi) questo blog rimarrà triste e sconsolato come chi ci scrive... ho bisogno di Hardware.... non sono niente senza il mio computer, non riesco nemmeno a dormire la notte senza il rumore delle ventole...

sabato, dicembre 10, 2005

oldboy

giovedì, dicembre 08, 2005
The Untold Story - Danny Lee - 1992 

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Anthony Wong è fuggito da Hong Kong perchè là ha commesso un omicidio. Trasferitosi a Macao inizia a lavorare in ristorante, fa a pezzi il suo capo e la sua famiglia e li serve come deliziose pietanze agli avventori del locale, esercizio di cui si approprierà.

L'humor nero e il grottesco non rendono meno perturbante la visione di un film che se pur discretamente divertente (comicità ingenua e stupidina by HK) disturba sia per la violenza esasperata, gratuita e ripetuta (alla pratica della quale nessuno sembra in grado di astenersi) sia per l'esibizione di carni al macello alquanto verosimili. Ma non c'è solo gore e sadismo (che già renderebbero interessante di per sè questo film) la regia e il montaggio veloci, l'uso di angolazioni ardite e movimenti di macchina dalla forte carica drammatica rendono questa storia vera (!!!) una notevole esperienza visiva. Grazie ad una sceneggiatura che oltre a regalarci un grande colpo di scena (la confessione e flashback del massacro) non si perde in lungaggini e ci mostra come la atrocità non siano appannaggio dei soli maniaci omicidi.
Ma anche la durissima critica sociale non distoglie da una partecipazione emotiva fortissima, merito anche di uno stratosferico Wong (vinse anche un prestigioso premio per questa interpretazione) che senza cadere nella caricatura riesce a essere sempre toccante passando via via dalla furia alla disperazione.
La sequenza della carneficina, dove Wong sgozza moglie (prima la stupra) marito e le loro sei bambine, è una delle cose più fastidiose che mi siano capitato di vedere... e non mi sconvolgo facilmente.



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venerdì, dicembre 02, 2005
Prodigal Son - Sammo Hung - 1982 

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Un figlio (Yuen Biao) di un ricco commerciante fa lo smargiasso per il paese, fino a quando un maestro di arti marziali e star effemminata di una compagnia d'opera cinese gli impartisce una lezione per dimostrargli che è farlocco, Yuen Biao ci rimane proprio male, si redime e chiede di diventare un discepolo... il resto non ve lo racconto.

Questo è sicuramente il miglior film di Sammo Hung, qui in triplice veste di attore, regista e direttore di arti marziali; ed eccelle in tutti e tre i campi.
Film questo che arriva alla fine del periodo d'oro per il kung fu classic (e in un certo senso, assieme a eight diagram pole fighter, lo chiude) ed è sicuramente uno di quei film che fondano il genere, una delle vette più alte raggiunte in quei 15 anni di furore marziale.
Yuen Biao è veloce, molto elegante e ha la faccia da bamboccio simpatico. Non fa mai gridare all'impossibile, ma è in possesso di ottime doti acrobatiche oltre che attoriali, doti che hanno fatto di lui una piccola star (per lo più in patria e per gli appassionati).
Il film vanta dalla sua una lunga esperienza scenica e cinematografica da parte di Sammo Hung, che riciclando qui e là stilemi eterogenei riesce a costruire una messa in scena piuttosto raffinata, scaglionando bene i combattimenti. Utilizzando il Wing Chun (uno stile di combattimento a corto raggio) riesce a creare un vorticoso dinamismo mixando vari piani e angolazioni e andando di sovente a fare dettagli nel momento dell'impatto o del bloccaggio. Tutto questo non incide in alcun modo sulla naturalezza o solla fluidità del combattimento, che risulta essere sempre originale, fantasioso e chiaro (odio quando non capisco cosa succede mentre la gente si picchia).
Se il combattimento finale primeggia per violenza l'addestramento con Sammo Hung brilla per tecnica. Ma la scena combattiva che mi ha esaltato è stato il combattimento/training con il maestro d'opera, avviene tutto sopra uno strettissimo tavolino, è un tripudio di tricks e controtricks, footworks, skillz skillz skillz.
Trattandosi di Sammo Hung è logico aspettarsi buona dose di commedia, ma in questo film supera veramente se stesso: presenta il personaggio riprende ndolo intento a cimentarsi nell'arte della calligrafia con esiti comici che saranno anche citati/ripresi da Stephen Chow (in quale film non riesco a ricordarlo e non mi riesce di trovare la scena o info per la rete, perdonatemi).

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