<$BlogRSDUrl$>
Murda Moviez
e pur tutto va bene, va proprio tutto bene

logo

MY MovieZ
 

Project Sigma

project w

project m


NewZ
 

Community
 

cinefrappr
cinebloggers
wildbunch
cineforum

Feed
 


lunedì, febbraio 28, 2005
The Boxer From Shantung - Cheh Chang-Hsueh Li Pao-1972 


Un giovane squattrinato ma con tanta voglia di soldi potere e rispetto mena pugni a destra e a manca per diventare il boss di Shangai, e ci riesce, se non fosse che muore proprio nel combattimento finale.

Questo gioiellino può essere considerato come lo Scarface del kung fu movie, ascesa (e istantanea caduta/morte) di un gangsta fra le scenografie di cartone, gli status symbol e gli idoli di strada.
Questo è un film vero, nel senso che le arti marziali passano in secondo piano. C'è una sceneggiatura solida e credibile, che intreccia le vicende/desideri personali di Ma Yong Zhen alle lotte fra gangs e il controllo per bordelli/casinò/oppiacei.

Dispiace che manchi una star degna del nome, il povero Kuan Tai Chen (che è stato lanciato da questo film, ottenendo anche un discreto successo in patria e lavorando assiduamente fra i settanta e gli ottanta) è espressivo come una sogliola e fotogenico come una salamella (sebbene abbia una faccia da strada manca completamente di credibilità), ma questo non che ci interessi poi più di tanto, il vero problema è la sua innaturalità nei combattimenti, dove le mosse si succedono in modo meccanico e visibilmente coreografato(almeno in questo suo unico film che ho visto).
I combattimenti sono dosati e ben distribuiti lungo tutto lo scorrere del film, ma non si appoggiano molto sul kung fu e sulle coreografie quanto sulla regia.

Codiretto dalla premiata coppia Cheh Chang/Hsueh Li Pao (chissà chi a diretto cosa) è un vero e proprio manuale di regia made in HK, aldilà delle zoomate in avanti e dei movimenti di macchina (che qui sono, per quanto possano esserlo, eleganti e ricercati) quello che più si nota è il modo di ricostruire il combattimento, che si affida ai piani ravvicinati sui tricks per allargare velocemente sui totali, montando i dettagli in modo da creare movimento, colpo, azione. Uno stile che arriverà fino a once upon a time in China... e a dimostrare l'archetipicità di questo film ci acciungo anche che la gang rivale usa le accette e si veste di nero (chi ha visto Kung fu Hustle sa cosa intendo) e che l'ultimo, estenuante, magnifico combattimento nella sala da tè ricorda (per location e disperazione) il massacro degli 88folli di kill bill vol1.

Ci sono poi una serie di rimandi alla situazione politica, si mettono in bellavista le contraddizioni capitalistiche, il dramma della guerra fra poveri ecc ecc...ma allo stesso tempo si inneggia al sogno americano trapiantato. Per capire da che parte si ponga il film, bisognerebbe interpretare i titoli di coda, con i due musici e l'amico di Ma Yong Zhen che salgono sul treno, immersi nel popolo, per tornare al paese, ma francamente non ho nessuna voglia di pensarci su.

venerdì, febbraio 25, 2005
Razorback - Russel Mulcahy - 1984 


Nel buco del culo del deserto australiano c'è un ginghiale assassino e incazzatissimo, Razorback. Una giornalista va indagare, il maiale la fa secca. Suo marito va a cercare vendetta e alla fine riuscirà a mangiarsi un succulento piatto di pappardelle al cinghiale.

Chi fa pascolare i propri ibridi equini nelle praterie sterminate e dagli incerti orizzonti avrà certamente ben presente questo nome, ma pochi (io compreso) sanno che quello è un omaggio a questo film (forse no).

Filmetto horror scialbo e insulso, diretto in modo titubante e approssimativo da un Mulcahy alle prime esperienze (quello di Highlander per intendersi). All'inizio sembra quasi che ci sia del buono, ma dopo 45' ci si rende conto che non si stava procedendo per accumulazione, tendando di creare tensione o morbosa curiosità, No, si tenta a cerca (e annoiando a morte chi guarda) di trascinare il film fino alle battute finali.
Non ci si riesce, un po' perchè i soldi sono pochi, perchè la sceneggiatura è scrausa (non succede una pippa per un ora e il cinghialone ammazza si e no 3 persone), perchè la regia è quella che è (anche se qualche trovata simpatica si trova).
Il finale invece si solleva leggermente terra; il montaggio (con i campi sul tipo e i dettagli-flash del porcellone di gommapiuma) è piuttosto insopportabile, ma c'è quel tanto di truculenza e schizzi di sangue che permettono (allo spettatore) di arrivare alla fine.
Divertente quando Razorback viene ucciso affettato dal tritacarne.
Inguardabile la fotografia... è possibile che ogni due scene siano in controluce con tanto fumo e ci siano misteriose lampade colorate sparse per il deserto ad illuminare le facce di bronzo degli attori?

Non lo consiglierei a nessuno.. però ci possiamo sbizzarrire (e senza alcuna valida ragione) a leggerlo come un'allegoria del p2p, con Razorback che attacca i rozzi e stupidi abitanti del deserto (di valori) per procurarsi la carne cruda...allora ci si può divertire un minimo di più...ma bisogna essere sufficentemente nerd.

martedì, febbraio 22, 2005
The King Of Comedy - Stephen Chow - 1999 

Una commedia sullo sfondo degli studios di HongKong, fra il metacinema e la riflessione sul conflitto attore/persona.

Una sfigatissima comparsa vuole diventare una stella del cinema d'azione (come Rocco Barbaro), ma la sua ferrea volontà e la sua dubbia preparazione (conosce Stanislavskij ma è incapace di recitare) non gli permettono di avere uno straccio di parte (e soprattutto l'agognato cestino del pranzo) ... oltretutto è maldestro come pochi, cosa poco gradita su di un set ed ovvio spunto per numerose gag.

Veloce, divertentissimo, riflessivo (e non solo sul cinema... crisi economica e scalata al successo per fare due esempi).
Ma bisogna dire che se non si è visto un po' del Woo classico ci si perde gran parte del divertimento...e se può sembrare facile (e incredibilmente faceta) la semplice parodia delle scene più hardcore (come i piccioni che svolazzano in una chiesa dove si scatena una tempesta di piombo) non lo è sicuramente come la fa Chow; se mi è concesso un paragone azzardato, mi sembra che (qui però la parodia è esplicita) ci si comporti come De Palma fa con Hitchcock, espandendo a piacere (chow molto più di depalma ma in modo meno ossessivo) le marche autoriali dei due riferimenti e mettendo in ridicolo l'architettura e i rapporti di forza interni ai film.

Soprende come sembra davvero di trovarsi di fronte ad un The Killer; per i movimenti di macchina, per lo stile evocativo, per come la violenza viene messa in campo, per il modo di costruire la suspance (il fattorino del cibo), ma il tutto qui ha finalità comica, con esiti davvero esilaranti... non mancano poi le brecciate alle derive/eccessi melò dei film cantonesi, alla corruzione (etica) del mondo del cinema...

Una buona occasione per ridere, ma anche per ridere grazie/sopra alla propria orientofilia.

domenica, febbraio 20, 2005
Million Dollar Baby - Clint Eastwood - 2004 



Pollice Su! un grandissimo film; potente, incessante, umano.

All'inizio sembra quasi di trovarsi in un normale film sulla box, con gli allenamenti, i primi incontri ecc ecc...ma fin da subito grava sulle immagini (per le storie dei personaggi, per la macchina da presa che osserva diffidente [lavora lentamente sullo sfondo concedendo poco ai personaggi e prendendo di nascosto lo spettatore per mano] ) il senso del dovere, il passato, il rimorso, la forza della disperazione, la ricerca di una rivincita.

Il quadrato diventa metafora del mondo, dove l'affermazione del sé passa attraverso l'umiliazione (il KO) dell'avversario, perchè, come si dice in apertura del film, agli uomini piace la violenza; semplice e diretta (non a caso Eastwood capisce subito la crudeltà [sentimentale-economica] che la famiglia della pugile fa alla ragazza, ma non riesce a comprendere i misteri-base del cristianesimo [l'amore non si lascia indagare razionalmente] ) .

Ma picchiare forte non basta, non basta avere cuore, non basta lo sforzo e la costanza; emanciparsi dalla condizione di partenza (che è quello che ogni personaggio tenta di fare) è impresa dolorosa e impraticabile, ma allo stesso tempo sembra essere l'unico modo per continuare a sentirsi vivi;
continuare a tirare pugni con il naso spaccato e gli zigomi spappolati.

Non c'è condanna e non c'è perdono; la storia pare mettersi in mostra senza la pretesa di giudicare: una lettera-documento che chiederà allo spettatore di interrogare la propria etica rispetto a quanto ha visto. Perchè se nella prima parte c'è spazio anche per distendersi, questo non sarà più possibile quando il film affronta direttamente il dramma; con una fotografia che raggela, la problematicità degli eventi in causa e con l'assenza di una pista ideologica; dovrà essere lo spettatore a posizionare i vari personaggi su di una propria scala di valori.

Non parlerò della bravura di Eastwood, ma sono convinto del fatto che solo una faccia da duro ormai avvizzita, con le rughe profonde sul collo; una vera faccia che sta andando in rovina, che sente il peso del tempo, lo scivolare dei giorni, l'esaurirsi delle opportunità poteva interpretare un ruolo del genere.

Sul ring poi non ci si lascia andare a ralenti, plongè (solo una volta a testa) e effettistiche varie, ci sono solo due boxeur e i cazzotti, veloci, continui...invece che dilatare il momento dell'impatto, si rende tutto il dolore del contatto moltiplicando la velocità dei pugni per il numero degli stessi, e non si fa in tempo a riprendersi da un colpo che ne arriva un altro più duro.

C'è un abisso (nei modi della messa in film) fra i match di Toro Scatenato e questi qui....
Due capolavori..... ma forse rocky resta inarrivabile ;)


Sideway's - A. Payne - 2004 

Due amici vanno in giro a sbronzarsi per una settimana, prima del matrimonio di uno dei due....

Vista l'ora malsana in cui sto postando mi limiterò a elencare qualche impressione sconnessa sul film.
Funziona dove si fa della commedia, dove ci si concentra sui rapporti fra i due protagonisti e le donne che hanno trovato nel viaggio, costruendo in modo quasi sempre originale gli spunti comici, tantochè qualche risata di gusto la si fa .
Ma fra le vigne della california con questi outsider un po' snob (uno solo a dire la verità ma l'altro si adegua perfettamente al ruolo) che vorrebbero opporre allo stile di vita opprimente un altro fatto dei piaceri della buona tavola e dell'ozio (alla latina) il film stenta a decollare, si mantiene vivo grazie a qualche battuta scurrile e qualche azione politicamente scorretta (... e che pall) .. .fino a quando le due donne non arrivano a movimentare un po' il film.
Non ho visto la macchina da presa, ho sentito i personaggi parlare un mucchio fra loro.. e i dialoghi non sembravano nemmeno male....ma la pellicola è verbosa ai massimi livelli.

5 nomination?
lo trovo onestamente eccessivo

venerdì, febbraio 18, 2005
Tokyo Godfathers - Satoshi Kon - 2003 


I disegni (sopratutto degli ambienti), sono estremamente curati e minuziosi, con un colore caldo e sporco (come il cuore dei protagonisti?), cercano il dettaglio per fottere con la realtà.... e ci riescono perfettamente.
La storia così impregnata di spirito natalizio, di convenzioni e citazioni varie, dal plotting a ingranaggi e dall'irresistibile caratterizzazione dei personaggi va a scontrarsi contro il vero più del vero (i disegni, il sociale & politico ecc ecc), la tensione che scaturisce da questo "scontro" mi sembra l'asse portante del film.

Siamo sempre in bilico fra la commedia e il melò(senza mai eccedere), costruendo l'uno nell'altro grazie ad una rocciosa sceneggiatura che abbandona la zavorra per strada e fa del buon infotainment. Ma il sorriso tenero e un po' ebete che la nostra bocca andrà a formare per tutto il film è un sorriso amaro che viene dalla strada, dall'estradizione sociale, dal ripudio di se stessi (pare che i barboni giapponesi provino uno smisurato senso di vergogna per aver perso lo status sociale..e quindi la conseguente autoemarginazione) ....

C'è poco da stare allegri...ma alla fine si sta bene lo stesso...e IMHO non è tanto per il finale all'happyending o per il tono leggero quanto per l'estraneità alla realtà e ai drammi dei protagonisti (è un film natalizio distribuito intelligentemente dopo carnevale, quindi che si faccia portavoce di speranza e amore è d'obbligo e più che una limitazione queste "imposizioni" di genere sembrano essere una risorsa/escamotage per le intenzioni di Kon) ....

Estraneità che questa favola mette appunto in dubbio e in discussione... riallacciando i drammi degli emarginati a quelli degli integrati, posizionandoli (le persone) su di un'ipotetica scala dalla quale si può cadere facilmente... ma dove si può solo sperare di risalire.... e siamo tutti più o meno in pericolo di caduta.

I titoli di coda poi, con i grattacieli e la torre di tokyo che ballano su una sinfonia n9 rifatta ska-dub-elettronica (con rimandi meccanici) è esilarante.... l'arrangiamento/remix dovrebbe essere di tali Moonriders ... e sebbene la loro carriera sia più che ventennale non sembrano molto popolari in rete.. sob

mercoledì, febbraio 16, 2005
Drunken Master - Woo-Ping Yuen - 1978 

Un maldestro e scansafatiche Jackie Chan viene mandato dal nonno ubriacone maestro di Kung fu a imparare la segreta tecnica degli 8 Dei Ubriachi, con la quale sconfiggerà i nemici del padre.

Primo (o secondo) film con Jackie Chan in veste di vero protagonista, quello che subito colpisce non è la straordinaria abilità con le arti marziali degli attori, nè la direzione senza sbavature ma con tutto il peso degli anni che porta, nè l'assoluta identità fra il carattere (del maestro ubriacone) e il suo attore, il grandissimo Yuen Siu-tin.
Ma è per l'emergere fin dalla sua prima vera esperienza, di una propensione naturale, fisica e fisiogniomica di Jackie per la commedia; le gag slapstick, alle volte divertono, alle volte lasciano veramente sdubbiati, ma non si può che inchinarsi di fronte ad un attore (forse l'unico vero del cinema di kung fu classico....li e liu sono diventati attori con il tempo) che non piega la performance sotto il giogo della diegesi, nè fa il contrario, ma adatta lo stile di combattimento alla situazione che su vuole rappresentare, utilizzando le skills e i tricks per dare corpo all'azione, al combattimento stesso, spesso con finalità comiche.

Il film è imperdibile, se si ama il genere, il numero dei combattimenti che si susseguono è elevatissimo, inframezzati da nuclei narrativi o da gag varie. Quello che fai poi Tyrone Hsu Hsia con il bastone è poi indescrivibile, non si riesce a comprendere la fisica dei suoi movimenti nemmeno mandando a rallentatore.


L'ultimo combattimento è da antologia, Jackie Chan ubriaco fradicio, che combatte come un ubriaco fradicio, ma con l'aiuto degli Dei (anchessi breschi) riesce a uccidere il suo nemico (già perchè sebbene il tono sia leggerissimo per tutto il film, non ci si preoccupa di nascondere assassinii e nefandezze varie ....come il cibo vomitato e il vino sboccato sulla bocca di Chan e gente ammazzata a sangue freddo).
Mischiando tecnica, gioco e inventiva Jackie Chan fa ridere parodizzandoparodiando gli stereotipi del genere e facendo ammirare tutta la sua tecnica e falsa goffaggine (se poi era sbronzo davvero il tutto acquista maggiore spessore).

lunedì, febbraio 14, 2005

immagine

venerdì, febbraio 11, 2005
Azumi - Ryuhei Kitamura - 2003 

immagine
Dei ragazzi vengono addestrati fin da bambini per diventare degli assassini. Dovranno eliminare i signorotti nemici del potere centrale e riportare la pace in Giappone. La più promettente è Azumi.
Finito il loro addestramento, prima di iniziare la loro missione, vengono costretti dal loro maestro a duellare a morte contro i loro compagni..perchè nella vita di un assassino non c'è posto per amicizia, sentimenti e altre amenità.

Azumi è un film violentissimo. Rinunciando alla forma standar del combattimento di katana cinematografico, qui le spade non si scontrano, ma al primo o al secondo affondo uccidono. Ne consegue che la portata coreografica del singolo duello venga ridotta e viene dilatato smisuratamente il numero di uccisioni; la morte accompagna costantemente noi e i personaggi, in un viaggio al quale non ci si può sottrarre e che terminerà nell'unico modo possibile...la tomba per tutti? no, si salvano giusto i personaggi per il sequel...

E se li loro è un percorso eroico, la loro immagine viene offuscata dall'atmosfera di inevitabile oppressione e di irreparabile perdita che si respira per tutto il film. E non è lo scontro fra le varie fazioni a usare la violenza e portare la morte, è proprio il potere in sè ad essere velatamente sotto tiro.

Non a caso l'unico personaggio che prova piacere (nel portare/guardare/ricevere la morte) è il samurai sadico/narcisista, avvolto in uno chickettosissimo kimono bianco, con una rosa in una mano e la katana nell'altra, ascendenze manga ben raffigurate, grottesco certo, ma non è una macchietta.
bad guy
E contro di lui che ci sarà l'unico vero duello (ed è quello finale) del film, sorretto da un'uso massiccio del digitale e che staccandosi dal resto dei combattimenti per durata e portata visiva, rende tutta la ieraticità e maestosità che uno scontro decisivo dovrebbe avere.

Il digitale è usato in modo pesante è irrealistico, per evitare di appiattire il film in una serie di uccisioni senza fine, così ci si aggrazzia anche un pubblico più vasto....e poi non si arriva mai agli eccessi di lirismo simildannunziano di Yimou....In questo film ho apprezzato particolarmente i ralenti digitalizzati truzzissimi dei nija che stanno cadendo.


Shaolin and Wu Tang - Gordon Liu - 1981 

immagineDue amici, (adepti dello stile Shaolin e dello stile Wu Tang) si trovano a combattere l'uno contro l'altro per dimostrare quale stile sia il migliore. Ma in realtà è solo una tattica usata dal principe mongolo per indebolire i due gruppi e accrescere il proprio potere. E i due si mettono a combatterlo assieme.

Guardando questo film, l'unico diretto da Gordon Liu stesso, sembra di trovarsi di fronte ad una personalità schizofrenica, quando non si combatte il film è di un piatto indescrivibile, di un'ingenuità (per la regia, i dialogi e narrazione) raccapricciante, di comparse con le facce più scarse. Ma quando si inizia a combattere, non si ricorda che le situazioni e i personaggi (e intere sequenze) sono già riviste (36 stanze), anzi, diciamo pure che si sfrutta la popolarità di quel film in modo disonesto e posticcio, senza preoccuparsene minimamente. I combattimenti (o dovrei dire le orgie di kung fu visto il numero di partecipanti), che non sono poi moltissimi, si concentrano nel finale, e la macchina da presa non perde un colpo, nel mezzo alla mischia, stupisce per la capacità di ricostruzione spaziale (Seguiamo contemporaneamente più scontri nella stessa mischia), si riesce, cosa non da poco vedendo il cinema d'azione contemporaneo, a rendere la naturalezza dei combattimenti, delle performance corporali e l'efficacia coreografica attraverso un montaggio frenetico e frammentato, e si trova anche lo spazio/tempo per dare grande risalto a i vari tricks (ovviamente in piano ravvicinato) di mani e piedi.
Che con Gordon Liu non si scherza lo sappiamo tutti....mi ha stupito invece questa Cheng Lee, che riesce a combattere in modo serio e convincente con uno stile aggraziato e femminile.

Pare che di questo film rimanga solo una versione video, dalla qualità ingobile, tradotto a caso e con un croppinge da fare invidia a Godard.


Suture - Definitivo 

Finalmente sono riuscito a concluderlo!
Questa è la versione definitiva...ho fatto qualche cambiamento qua e la e ho migliorato la qualità video...

SUTURE

mmm...esperimento parzialmente riuscito... è ancora una versione provvisoria, tornerò a modificarla..e appunto in vista di metterci nuovamente le mani vorrei sapere il vostro sincero parere...

mercoledì, febbraio 09, 2005
Ritual - Hideaki Anno - 2000 

immagine
Nella prima parte del film Anno sembra scrivere un manifesto della sua poetica, nella seconda si mette in scena un melodramma svarionato (applicando la sua poetica).

Quello che non mi convince di questo lavoro, ma anche di Love & Pop, è l'assoluta seriosità del suo autore, che sebbene faccia dell'eccentrismo eclettico la sua firma(a un certo punto si mette a fare la presentazione di una carrozza di metrò), rinuncia completamente (qui) a qualsiasi forma di ironia, e si abbandona ai propri problemi mentali....prendendosi irrimediabilmente sul serio.

Film zavorrato da ininterrotti simbolismi, dall'enunciazione (vocale) a più riprese della propria poetica, dall' overmetraggio, dalla riflessività esasperata, dall'uso ridondante della colonna sonora, per arrivare alla storia, la quale, se da una parte aspira alla mimesi col mondo, dall'altra viene risucchiata nel patetismo.

Ma per fortuna c'è l'occhio di Anno, e perlomeno le cose si fanno interessanti sul nostro monitor.

Me l'aveva fatto notare Gokachu, e in questo film è palese; c'è una cura maniacale nel preparare la scena, nell'utilizzo della fotografia (alta qualità, mi ha sorpreso), nella scelta dei movimenti di macchina e degli angoli di ripresa, del tipo di immagini (supporti e effetti).... e tutto questo per fare una pista polistil, divertente e con tante curve, ma un giochino che non regge due ore di intrattenimento.

E capisco anche (visto che me lo dice con voce over) che la vita sia spietata e alienante e che si cerchi una fuga mischiando fiction e realtà...ma perchè deve essere pesante e noiosa pure la realtà che ci immaginiamo?

immagine
E se non fosse per l'approccio austero del regista, direi quasi che la sequenza finale sia una messa in discussione proprio dei limiti di questo modo di girare, con il protagonista/autore che sta a guardare immobile...e presumibilmente indifferente....una scena di grado melò....ma poi ha fatto Cutie Honey, dove le paranoie personali sembrano venire accantonate grazie al fatto di non aver scritto il soggetto....Dovrebbe girare roba di altra gente, uno stile così è sprecato per le sue pippe.

domenica, febbraio 06, 2005
She's Gotta Have It - Spike Lee - 1986 

spikeCommedia sexy su di una ragazza che ama stare a letto e i suoi tre amici in conflitto fra loro per la conquista della femmina...uno dei tre interpretato dallo stesso Lee.

Spike Lee, qui al suo primo lungometraggio, si dimostra da subito autore capace e dallo stile assolutamente personale; entra dentro le relazioni, smonta i vari pezzi e li espone in bella vista davanti la macchina da presa.
I personaggi vanno a interpellare direttamente lo spettatore, parlando di se e di Nola e (tradotto in italiano Lola ....tzè) dei vari modi di vedere il rapporto che lega i quattro bizzarri personaggi. Non c'è un utilizzo destrutturante dello sguardo in macchina (Godard), ma IMHO è il risultato di un approccio neroamericano al mezzo cinema, perchè in fondo questo film non descrive solamente le relazioni amorose, la questione femminile (hihihih non posso fare a meno di usarlo questo termine... chi ha visto Berlinguer ti voglio bene capirà perchè) ... da quelli si parte, ma mi sembra che ci sia la volontà di stabilire un legame stretto con lo spettatore, e non nel seplice contatto visivo dello sguardo in macchina, ma la ricerca (attraverso uno stile umano e diretto proprio degli afroamericani) di un contatto con la propria gente, un invito alla coesione della comunità dei neri.
In questo modo la lotta fra i tre ragazzi (che sono tre tipi di nero) diventa inseparabile dalle immagini del prologo (foto di gente di quartiere) ... Spike Lee ci vuole forse dire che fino a quando i neri saranno divisi saranno sempre costretti all'emarginazione?....lo continuerà a dire...

E' poi piacevole osservare come delle marche stilistiche dal taglio giovanile (alcuni secondi di loop) siano state mantenute nel corso degli anni... perdendo qualsiasi connotazione adolescenziale o informale, ma continuano a dare quel tocco sporco, quella vibrazione gracchiante.... una pennellata di blues.

sabato, febbraio 05, 2005
Ascensore per il patibolo - Luis Malle - 1958 

Dopo aver ucciso il presidente di una fabbrica di armi (avendo una tresca con la moglie..) lo sfigatissimo Maurice Ronet rimane chiuso nell'ascensore della ditta...nel frattempo una coppia di giovani idioti gli ruba la macchina, e ammazzano un'altra coppia in un motel; ma dell'omicidio viene accusato il protagonista, che, incapace di agire e all'oscuro degli eventi, è schiacciato dal mondo che gli ruota attorno.

Sembra un noir rovesciato, dove il protagonista anzichè condurre l'azione (anche se nell'incertezza) qui la subisce senza poter intervenire.
Intrighi amorosi, omicidi, un'occhio alla politica; legati con la suspance da un'ottima sceneggiatura, che si concentra su quello che succede fuori dall'ascensore, alimentando in noi la curiosità, visto che le vere azioni sono poche e repentine (i due idioti appena tornati a casa dopo l'omicidio decidono di suicidarsi in un 20 secondi) e che cambiano profondamente l'esistenza dell'ignaro Ronet, rifilano a chi guarda un gran senso di impotenza e di insicuriezza. Poi riesce a uscire dalla sua gabbia e si arriva alla quadratura del cerchio grazie ad un commissario di polizia meno tonto di quanto sembra.

Fotografato splendidamente, si allienea al clichè chiaroscurale del noir, ma con un tocco di raffinatezza tutto francese...dengo di menzione l'interrogatorio su fondo nero...che per l'affinità cromatica e per la disperazione dell'imputato mi ha ricordato quello di Ferro 3.
Ritmo lento e trascinante, che alterna le vicende del rinchiuso, degli idioti e dell'amante del rinchiuso....fino al vortice finale che risucchia tutto.
Una gran bella camminata nel dubbio e nell'incertezza fra le strade di Parigi per Jeanne Moreau.

martedì, febbraio 01, 2005
36th Chamber of Shaolin - Chia-Liang Liu - 1978 

immagine
Da questo grande classico di kung fu prendeva titolo un'altro grande classico... enter the wu tang (36 chambers) .... le arti marziali (e non soltanto quelle da cinema) hanno influenzato non poco il wu tang, (ma un po' tutto l'hip hop) che usavano campionare i suoni delle mazzate, prendevano i propri aka dai film...e hanno dedicato il loro album più bello (un must del rap) a questo film...
E' grazie al wu tang che ho iniziato ad apprezzare il cinema orientale.

Alle 36 stanze (dello shaolin) sono attaccate una coda e una testa(insulsa) diegetica; il vero fulcro del film sta nella conquista delle skill, le difficoltà insormontabili dei primi approcci, seguite rapidamente dall'esecuzione in scioltezza della prova...e poi via verso la stanza successiva.

Quello che regge una struttura così poco solida sono le doti di Gordon Liù in sinergia al modo di costituire le prove; che rivisitano il vero training Shaolin in modo creativo e brillante, al fine di aumentare la suggestione visiva...
Il piacere della visione sta tutto nel level up; più che un film di kung fu sembra un gioco di ruolo, ad ogni passaggio di livello Gordon Liu viene sempre più corteggiato dalla regia, fino a quando, diventato Maestro...è talmente idolatrato dalla macchina da presa che vien voglia di inchinarsi di fronte al suo prestigio.
Nell'ultima parte assistiamo poi a dei combattimenti dalle coreografie eccellenti, ma niente di così estremo, niente di così Kung-porn come la parte centrale... 35 stanze non sono troppe...io avrei preferito 100 livelli senza header né footer.... IMHO in un Kung Fu movie la trama è un accessorio.
Ironico quanto basta, ci si compiace del duro allenamento svolto nella terza parte del film, riproponendo un paio di prove all'interno dei combattimenti....come a dire....sembravano cazzate ma invece servono a mazzulare per davvero.


The Aviator - Martin Scorsese - 2004 

locandinaSarà che da Scorsese uno si aspetta sempre una perla, sarà che non l'ho sentito (in fondo me lo immaginavo) ma questo aviatore non è riuscito a smuovermi.
Il film (Scorsese poteva diversamente?) dalla realizzazione impeccabile, si mantiene vivace e divertente per la prima parte, poi la sua grandezza visionaria (per aerei sempre più veloci) inizia a trasformarsi in pazzia, gli aerei non volano più come un tempo, le donne lo abbandonano e lo stato lo chiama a giudizio.

Ed è proprio quando ci si mette a descrivere lo stato di follia, l'aula giudiziaria, il declino del personaggio pubblico, che il film non mi ha convinto.
Gli ultimi 50 minuti sono tutti per la caduta, ma Scorsese sembra essere (diventato?) troppo elegante per riuscire a mostrare l'insanità mentale, e anche quando gira delle sequenze da brivido (la quarantena in sala di proiezione...con le bottiglie di latte che diventano bottiglie di piscio) il risultato è quello di un'artificiosità simbolica che appesantisce (e allunga) il film.
Così, nei 50 minuti finali, dove ogni minimo dubbio sullo sciogliersi del plot è bandito, non sono riuscito a fare a meno di sbadigliare a nastro; non è che mi stessi proprio annoiando, ma il film perde di mordente, far ripetere continuamente frasi in loop al pur bravo Di caprio, ci darà anche il senso della sua pazzia....ma lo rende altrettanto irritante.

La prima parte invece, colma di cinefilia e di rimandi, con i colori che riportano la tavolozza dell'epoca, l'ho gustata grandemente...ma non sono riuscito mai a immergermi nel film, l'ho apprezzato certo, ma dall'esterno e in misura minore del suo Gangs of New York.

Nelle poltroncine vicino alle mie c'erano poi due loschi figuri, (che hanno apprezzato il film più di me) con i quali ho condiviso il tempo al cinema e poi una bevuta in centro parlando del sempre presente T. Miike.

MurdaTown
 

alfa


Smargiassi
 


Ho scritto su
 

300
36th Chamber of Shaolin
911 in plane site
Alexander
Alien Vs. Predator
Apocalypto
Art Of Fighting
L'arte del Sogno
Ascensore per il patibolo
The Aviator
A testa alta
Le avventure acquatiche di Steve Zissou
l'arco
Azumi
L'angelo Azzurro
Avalon
Attack Of The Killer Tomatoes
A History of Violence
Bad Guy
Batman Begins
Blue Spring
BadGuy
Bound by Honor
La Banda del Gobbo
Le Bande
Barking Dogs Never Bite
Beyond Hypothermia
Black Samurai
Boxer From Shantung
Born to Fight
Bright Future
Bronx
Il Caimano
Carmen
Il Carretto Fantasma
Casshern
cocaine cowboys
cosa avete fatto a solange?
Corridoio della Paura
Chocolate Factory
CJ7
Citazione Anomala
Chinese Boxer
Chocolate
Cloverfield
Citizen Toxie - Toxic Avenger IV
Crank
Crazy Stone
Cripple Masters
Cutie Honey
Cinema e videogame
Divorzio all'italiana
Dirty Ho
Il Divo
Death Proof
The Descent
the devil's rejects
Dance of the Drunk Mantis
DOA: Dead Or Alive
Disturbia
Dogma
Donnie Darko
Doggy Poo
Dragon Gate Inn
Drunken Master
Eastern Promises
Electroma
Eyes of the spider
Eternità e un giorno
Executioners From Shaolin
Ferro 3
Il Figlio
l'enfant
The Fog
Il Labirinto del Fauno Foresta dei pugnali volanti
FutureFilmFestival2005
Fulltime Killer
Garden State
Griffin:Stewie the untold story
Garuda
Gomorra
Haute Tension
HellBoy
Hellevator
Helvetica
The Host
Hot Fuzz
Hitman
Idee Sparse
Immortel-di cinema e di simualazione
Die Bad
DooM
Gli Incredibili
Ghost In The Shell
Innocence - GITS 2
GITS: Stand Alone Complex 2nd gig
Imprint
I'm a cyborg, but that's ok
INLAND EMPIRE
The Isle
Iron Man
Izo
Jade Bow
Jarhead
Joint Security Area
Kidnap
The King Of Comedy
Peter Jackson's King Kong
the king of kong
Kung Fu Cannibals
Lars and the real girl
Last Days
Le Vite degli Altri
Little Miss Sunshine
The Longest Nite
Love and Pop
The Machine Girl
Madagascar
Mad Monkey Kunf Fu
Madonna che silenzio c'è stasera
Magnificent Butcher
Le Mani sulla città
Marcano, El Marciano
Memories of Matsuko
Maria Full of Grace
Mary
Il matrimonio di Lorna
Master of the flying Guillotine
Milano Odia: La polizia non può sparare
Million Dollar Baby
Il mondo secondo Bush
MPD Psycho
Munich
MurdaMusik
My Young Auntie
New Police Story
Nazirock
Nicotina
Niente da Nascondere
No Country for old men
No Bloods No Tears
Old Boy
Orgazmo
La Passione di Cristo
Paranoid Park
Persepolis
Pesce Wanda
Piccolo Cesare
Planet Terror
Polar Express
Portland Blues
PostModerno e Software
The Protégé
Primo Amore
Prodigal Son
PTU
Razorback
Ratatouille
Red Spectacles
Resident Evil: Extinction
Risorse Umane
Robots
Romanzo Criminale
Rome
Rosa Luxemburg
Ritual
Rubber's love
Rushmore
Korei
La Samaritana
Shaan
Scanner Darkly
Shaolin and Wu Tang
She Hate Me
She's gotta have it
Shock Corridor
Sky Captain...
Shrek 2
Silent Hill
Simply Actors
Sin City
Se mi lasci ti cancello
Secret Rivals
See You After School
Seed
someone special
Southern Tales
Snakes on a plane
The Sparrow
Spiritual Boxer
stacy: the attack of schoolgirls zombie
suxbad
Syndromes And a Century
The Terminal
Terra dei morti viventi
Tenacious D
The Dark Knight
throw down
Tom Yum Goong
Too Many Ways to be No1
Three Styles of Hung Fist
time and tide
ti amo in tutte le lingue del mondo
TNT Jackson
transporter2
tras el cristal
Twin Town
Twins Mission
Una Notte al museo
Untold Story
Vampire Effect
Versus
Volver
Volcano High
Vital
War of the Worlds
Wild Zero
White Zombie
The World Sinks Except Japan
Yajikita
La Vendetta dei Sith
Zero Woman
Zodiac


Banner
 

technorati
Subscribe with Bloglines Digger motore di ricerca cineforum

Visite
 

Weblog Commenting and Trackback by HaloScan.com




Licenza Creative Commons
Licenza Creative Commons.