Tomas milian in doppio ruolo, er monnezza, e il suo gemello criminale gobbo; er gobbo appunto. Gigione e smargiasso forse più del solito, Milian, che è anche autore dei trucidissimi dialoghi, riesce invece (forse proprio all'esuberanza del suo recitare e alla paternità delle battute) a convincere con disinvolutura a portare sullo schermo queste due macchiette(oltre che la gobba); quando c'è del dramma è mattatore della scena, quando c'è da esibirsi è prima donna. Questo in entrambe le parti. Un grande Milian.Certo non si vada a cercare un qualunque tipo di attinenza alla realtà sociale, alla fedeltà delle location e a tutto quanto passa sotto il nome di "realismo". La spettacolarizzazione è portata al limite del budget, il che non permette grandissime cose. Inseguimenti, sparatorie, qualche siparietto, poco spazio viene concesso alle indagini, è un film criminale.

La direzione è grezza ma d'effetto: le inquadrature coi faccioni baffuti con gli occhiali scuri che guardano il vuoto, succedendosi (i piani dei faccioni) uno all'altro prima dell'inizio della rapina, oggi è talmente "out" da risultare irresistibile (a patto che si sia predisposti). A dimostrazione che la regia sa il fatto suo (nel senso artigianale) c'è la tensione generata, rimasta intatta, è l'immagine ad essere ormai decaduta, divenuta vintage quanto le alfagiulia delle madame.
Se in Calibro nove la dialettica postmarxista era tutta interna al potere, qui viene messa in bocca direttamente all'emarginato, al borgataro (nelle sue due versioni), il quale oltre a farsi costantemente beffe dei ps, si prodiga in filippiche antiborghesi da fottiilsistema (una scena sembra la versione coattona di alpacino sbronzomarcio al nightclub in scarface).Questo taglio non salva certo il film da ingenuità e cadute di tono (soprattuto negli espedienti narrativi e nelle leggerezze di plotting), ma ha sicuramente il coraggio di parlare direttamente (all'interno di un prodotto accessibile) al pubblico che si rifletteva nei due personaggi; ammesso e non concesso che il pubblico del film fossero i ragazzi di borgata.
Si farà presto ad accusare il film di volontà pedagogiche (neanche troppo celate); ma dall'altra parte della barricata ci stava Maurizio Merli (che amo più di tutti) e qualcosa uno se la sentiva in dovere di fare no?
Un film calibro 38.













