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martedì, marzo 25, 2008
Lavorare con gli ogg è bellissimo 

ogg logo
E' già da un po' di tempo che lavoro con gli ogg (theora / vorbis): fin da project w rilascio i miei film sul web esclusivamente con questo formato e sto riconvertendo (svogliatamente anche se è pressoché automatico) tutto l'archivio musicale.

In pratica OGG è il contenitore dei media, theora è il codec video e vorbis quello audio.

Aldilà della sua superiorità tecnica (di cui non vi parlerò perchè la documentazione è ampia e solluccherosa) e di licenza rispetto ai suoi diretti concorrenti quando si inizia a lavorare con gli ogg si ha la netta impressione di lavorare con qualcosa di "leggero".
Chiunque abbia provato a ricodificare o tagliuzzare un video da mpeg2 (quello dei dvd) o DV a qualcosa di più portabile (xvid, mp4, divx) si sarà sicuramente reso conto di quanto la nostra CPU soffra nello sforzo di ridurre e perdere dati "inutili".
Tutto questo non accade con l'ogg, la compressione avviene praticamente in tempo reale, posso guardare il file nel momento stesso in cui lo codifico, posso stupirmi del rapporto qualità/peso, posso stare sicuro che mai e poi mai nessuno metterà il DRM su un video ogg e non devo temere i capricci dell'azienda che detiene i brevetti sulle specifiche.
Ma non è ancora tutto rose e fiori per IL formato del web: sicuramente la release 1.0 (Dicembre 2007), la possibilità di fare upload su youtube e il supporto nativo su Opera hanno dato una spinta notevole al formato; ma ancora c'è molta strada da fare. I concorrenti sono più diffusi, la Nokia ha recentemente votato contro l'utilizzo dell'ogg come standard web proprio perchè DRM-free e tutt'oggi non è semplice fare editing su di un video già in ogg.

Tutto questo potrà cambiare semplicemente usando OGG e aiutando la sua diffusione nei vostri monitor, sui vostri lettori portatili (se il vostro lettore legge solo il formato proprietario dell'azienda che lo ha fabbricato buttatelo nel cesso, è merda).

Il sunto è: OGG è la via, play OGG.
Play Ogg

lunedì, marzo 24, 2008
Lars and the real girl - Craig Gillespie - 2007 

lars and the real girl
Lars è un ragazzo coi problemi, ma non di droga o di alcolismo come i ragazzi normali, Lars è un asociale e così per essere accettato dalla società decide di trovarsi una ragazza, solo che è di plastica, ed è convinto sia una persona vera, e riesce a convincerne tutto il paese.

Quanto può funzionare un film che non è una commedia adolescenziale su un tizio che si mette in casa una real doll? Più di quanto potremmo pensare, ma purtroppo non riesce a funzionare fino in fondo.
Il motivo credo sia nel fatto che il personaggio di Bianca, la bambolona di plastica, ha uno spessore narrativo superiore a quello di altri personaggi, ma tuttavia non riusciamo mai a considerarla reale, e in un film dove tutti (tranne il protagonista) fanno finta che sia vera ci sarebbe piaciuto anche a noi riuscirla ad apprezzare come donna, e questo solo perchè quando muore non ce ne fotte una sega, se il regista avesse insisito un po' di più su di lei (credo non ci sia nemmeno un suo primo piano) e ci avesse messo in condizione di capirla forse avremmo empatizzato molto di più anche con Lars.
Posso capire che il regista sia contrario ad un mondo asocializzato dove la gente si innamora di bambole, ma allroa inizio a nutrire qualche dubbio sui tocchi da commedia dove tutto il paese tratta la bambola come una persona reale solo per alleggerire il film e far felice Lars.
Che poi il film non regala una sorpresa una in tutta la sua durata: fin da quando la biondina appare in scena e si capisce già che gliela vorrebbe dare a Lars, e indoviniamo tutti i futuri sviluppi di li a un'ora e mezza, e indoviniamo già come Lars dopo un percorso travagliato arriverà ad una vita vera, solo che momentaneamente lui ancora c'ha i problemi, prima deve percorrere la pazzia fino in fondo, deve farsi una vita sociale, andare alle feste, parlare, imparare ad avere un contatto fisico con le persone: una volta diventato un membro riconosciuto della comunità allora può uccidere l'oggetto e prendersi la donna vera.
Ci vorrebbe una rivolta degli oggetti.
Che poi sembra quasi che Lars ordini la bambolona proprio per farsi una vita, non tanto perchè ha bisogno di una donna o di una persona vicina, sembra quasi che faccia tutto per il lol e si faccia burla del paese, ma non è così.
E anche se quello che vi ho qui scritto non dovesse convincervi e prendendo per buone le scelte formali e idelogiche mi sembra che si rimanga un po' troppo in superficie, che nel personaggio di Lars e nel dramma familiare si potesse scavare più a fondo, che ci si gettasse in toto nel dramma
piuttosto che rimanere sospesi (e incerti) fra una sofferenza timida e una commedia che si fa vedere giusto per essere simpatica.
Malgrado tutto il film regge e si fa guardare (malgrado qualche infastidimento) anche con piacere, forse merito degli interpreti, dal protagonista, alla dottoressa bionda ai due coniugi che si ritrovano con un fratello innamorato di una bambola che crede vera.

venerdì, marzo 14, 2008
Diarrea VS intellettualismi 

indiana jones shoot arab swordman

Umberto Eco1 in un suo saggio sui vari aspetti della serialità (non è che passo il mio tempo a leggere Eco, è un'imposizione universtiaria) parla dell'episodio de I predatori dell'arca perduta dove Indiana Jones spara ad uno spadaccino arabo evitando il conflitto corpo a corpo.
Ora non sto a discutere sui discorsi che fa Eco, che sono sicuramente giusti (anche i merito a quella scena), solo mi fa sorridere che in realtà quello che ad Eco sembra una consapevole citazione ironica del topos sia stato dovuto alla diarrea acuta2 che colpì Harrison Ford e che gli impediva proprio di poter girare una scena d'azione.

Sembra che Spielberg abbia detto "let's just shoot the fucker". Con quella frase, nello stesso istante, Spielberg ha evitato ad Harrison Ford un dolore inutile, regalato agli spettatori una delle scene più divertenti di sempre e pwnato Eco con tutti gli intellettualismi.


1. Umberto ECO, Tipologia della ripetizione, in Francesco CASETTI (a cura di), L'immagine al plurale. La serialità nel cinema e nella televisione, Marsilio, Venezia 1984.

2. Entertainment Weekly < http://www.ew.com/ew/article/0,,20183746,00.html >

giovedì, marzo 13, 2008
Twin Town - Kevin Allen - 1997 

twin town


Ieri, verso le quattro di notte, appena finito il raid con la gilda, sono andato in cucina a mangiare qualcosa e mentre aspettavo che il cibo precotto si riscaldasse ho fatto una cosa che faccio molto di rado, ho acceso la televisione.
Metto il primo (rai uno) e vedo due sbirri corrotti dentro una roulotte, fotografia un po' sbiadita anni novanta, e un sacco di parolacce... eppure questo film non mi è nuovo penso tra me e me mentre controllo il livello di riscaldamento del mio piatto precotto, poi mi giro e inizia a venirmi come un sospetto, alla sequenza successiva i miei dubbi si fuggono via lontani: ci sono due tizi che fumano le canne, è Twin Town.
Avevo 15 o 16 anni la prima volta che l'ho visto, ieri notte ne ho riguardato più di metà con un piacere e una sorpresa che è difficile da descrivere. Certo, c'è tutta una componente di melanconica nostalgia nel ricordo di quella visione, ma il piacere più grande è stato scoprire come il divertimento e le emozioni della visione notturna di ieri siano state pressochè le stesse di quella visione pomeridiana di dieci-undici anni fa.
Certo, adesso mi accorgo meglio dell'adolescenzialità e dell'ingenuità del film (sia nei temi che nello stile), ma non riesco proprio a vederli come difetti.Twin Town, è un film magnificamente vivo, tragicamente triste e disperatamente solo.
Proprio qualche settimana fa parlavo con un mio amico (quello che mi fece vedere il film) proprio di Twin Town e ne parlavamo come di una figata, ma non eravamo proprio sicuri che una visione oggi avrebbe confermato i nostri ricordi, dispiaciuti anche della scarsa popolarità del film a soli 11 anni di distanza.
Sono proprio contento di averlo ritrovato (anche se mezzo e panscannato aimè) per caso e di averlo riguardato con la stessa gioia e curiostià della prima volta.
Peccato sia stato così repentinamente dimenticato, tanto che anche su internet scarseggiano le foto del film. E' una pellicola che merita di più.

mercoledì, marzo 12, 2008
I film che non farò mai 

Conscio del fatto che non riuscirò mai a dirigere un lungometraggio vi faccio partecipi delle mie più incoffessabili fantasie cinematografiche.

The Longest Session: una rivisitazione di "la grande abbuffata" dove 4 amici si rinchiudono in una casa a giocare a un MMORPG fino alla fine.

Ossessione: Un remake inquadratura per inquadratura di Ossessione.

La conigura di Catilina: adattamento cinematografico del testo di Sallustio, ma preso dal punto di vista del congiuratore. Grande attenzione per la battaglia nei pressi di Pistoia e l'eroismo di Catilina.

La guerra civile italiana: Un action movie dove i partigiani ammazzano i fascisti all'indomani della Liberazione.

Annibale: La discesa del condottiero cartaginese in Italia e le tre sconfitte dei romani.

USS Black November: 1986, gli ufficiali di un modernissimo sottomarino nucleare americano vogliono portare il loro battello nel porto di Odessa e prendere cittadinanza sovietica. Da entrambe le parti cercano di farli desistere provando ad affondare il sottomarino.

Unrelated: Un Kammerspiel girato in automavision tra un padre reazionario e infermo e sua figlia ninfomane e ritardata.

Deus Irae: Adattamento dell'omonimo libro di Philip K. Dick.

Drive By: Scontri a fuoco fra le gang di rappers nella New York degli anni 90.

Planescape Torment: Adattamento dall'omonimo videogioco.

domenica, marzo 09, 2008
Persepolis - Vincent Paronnaud / Marjane Satrapi - 2007 

persepolis
Una bambina di famiglia borghese libertaria è nata in Iran, si farà tutta la rivoluzione contro lo Scià, poi la rivoluzione islamica, la guerra contro l'Iraq, un periodo in europa e poi di nuovo in Iran a subire il regime della repubblica islamica.

C'è tutta una prima parte a dir poco strepitosa, quando la Marjane Satrapi non ancora si rende conto di quello che gli succede intorno, con i comunisti che vengono imprigionati e giustiziati dallo Scià, le lotte contro lo stato tiranno e oppressore e l'avanzare della repubblica islamica con le guardie della rivoluzione. Qui lo stile povero del tratto e espressionista per l'uso del colore e delle linee è dove si fonde meglio con gli avvenimenti tragici narrati: la perdita della libertà, del proprio decidere, nel giro di un paio di anni. E siamo subito conquistati da questa bambina con le adidas, questa vera rivoluzionaria con il mito di Bruce Lee (ovunque c'è da emanciparsi in quegli anni appare Bruce Lee ndr.) che zittisce le maestre di religione e compra le cassette heavy metal al mercato nero come se fosse droga.
Poi però, e qui accusiamo la vita reale di Marjane Satrapi di scarsa originalità, quando decide di andare a studiare a Vienna perdiamo gran parte dell'interesse e del mordente della prima parte di film: assistiamo ad una normale storia di emarginazione e all'inziare delle sue prime turbe amorose, non abbiamo nulla che possa essere paragonato alla vividezza e alla carnalità delle emozioni della prima parte.
Il ritorno in patria ci riporta poi su un livello più alto, tornando ad affrontare questioni più interessanti per un pubblico, solo che quella magia che avevamo visto all'inizio si fa un pochino più stanca, un pochino meno efficace.
E' come se lo spirito combattivo e di lotta del primo tempo venisse prima mitigato, poi anestetizzato dalla realtà storica e a livello drammatico il film ci pare perderne. Forse conveniva romanzare un po' le cose ed esplicitare un conflitto sul finale invece che ammassare una serie di avvenimenti (il matrimonio fallito, la vita universitaria, ecc) che ci fanno si capire la personalità di Marjane Satrapi e forse i motivi per cui ha dovuto per forza di cose abbandonare il paese, ma spendere 8 euri per sapere come mai una persona è dovuta fuggire da uno stato totalitario e teocratico mi sembra troppo, me lo immagino da solo.
Ma non fatevi ingannare dalle mie parole inacidite, il film è molto bello.

1. Se si può uscire dalla depressione dalla sera alla mattina come la protagonista del film per favore qualcuno mi spieghi come. Comunque sto scherzando, il film ce lo fa vedere come si fa: basta parlare con Dio e Marx allo stesso tempo.

2. Perchè portare dei bambini a vedere questo film? Era sabato pomeriggio ok, ma loro si sono fatti due gran palle.

3. lui non è d'accordo.

domenica, marzo 02, 2008
The Iron Pagoda - Johnnie Murda / Andrea basti - 2008 

The Iron Pagoda

Il nuovo film di Johnnie Murda e Andrea Basti è finalmente online.

Lo potete guardare dal player embedded oppure scaricarlo per una qualità migliore.

The Iron Pagoda (internetarchive.org)

The Iron Pagoda (copiate il link e incollatelo nella barra degli indirizzi)

The Iron Pagoda
(ed2k/emule link)

The Iron Pagoda (torrent)

Il file è un ogg con video theora e per vederlo usate VLC oppure installate i codec per windows.




Creative Commons License



The Iron Pagoda by
Lorenzo Nacci, Andrea Basti is licensed under a
Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 2.5 Italia License.

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