
Un giovane squattrinato ma con tanta voglia di soldi potere e rispetto mena pugni a destra e a manca per diventare il boss di Shangai, e ci riesce, se non fosse che muore proprio nel combattimento finale.
Questo gioiellino può essere considerato come lo Scarface del kung fu movie, ascesa (e istantanea caduta/morte) di un gangsta fra le scenografie di cartone, gli status symbol e gli idoli di strada.
Questo è un film vero, nel senso che le arti marziali passano in secondo piano. C'è una sceneggiatura solida e credibile, che intreccia le vicende/desideri personali di Ma Yong Zhen alle lotte fra gangs e il controllo per bordelli/casinò/oppiacei.
Dispiace che manchi una star degna del nome, il povero Kuan Tai Chen (che è stato lanciato da questo film, ottenendo anche un discreto successo in patria e lavorando assiduamente fra i settanta e gli ottanta) è espressivo come una sogliola e fotogenico come una salamella (sebbene abbia una faccia da strada manca completamente di credibilità), ma questo non che ci interessi poi più di tanto, il vero problema è la sua innaturalità nei combattimenti, dove le mosse si succedono in modo meccanico e visibilmente coreografato(almeno in questo suo unico film che ho visto).
I combattimenti sono dosati e ben distribuiti lungo tutto lo scorrere del film, ma non si appoggiano molto sul kung fu e sulle coreografie quanto sulla regia.
Codiretto dalla premiata coppia Cheh Chang/Hsueh Li Pao (chissà chi a diretto cosa) è un vero e proprio manuale di regia made in HK, aldilà delle zoomate in avanti e dei movimenti di macchina (che qui sono, per quanto possano esserlo, eleganti e ricercati) quello che più si nota è il modo di ricostruire il combattimento, che si affida ai piani ravvicinati sui tricks per allargare velocemente sui totali, montando i dettagli in modo da creare movimento, colpo, azione. Uno stile che arriverà fino a once upon a time in China... e a dimostrare l'archetipicità di questo film ci acciungo anche che la gang rivale usa le accette e si veste di nero (chi ha visto Kung fu Hustle sa cosa intendo) e che l'ultimo, estenuante, magnifico combattimento nella sala da tè ricorda (per location e disperazione) il massacro degli 88folli di kill bill vol1.
Ci sono poi una serie di rimandi alla situazione politica, si mettono in bellavista le contraddizioni capitalistiche, il dramma della guerra fra poveri ecc ecc...ma allo stesso tempo si inneggia al sogno americano trapiantato. Per capire da che parte si ponga il film, bisognerebbe interpretare i titoli di coda, con i due musici e l'amico di Ma Yong Zhen che salgono sul treno, immersi nel popolo, per tornare al paese, ma francamente non ho nessuna voglia di pensarci su.