
Un agente governativo (nome in codice 999) si reca in un piccolo villaggio per assicurare un criminale alla giustizia, incontra un ladruncolo errante che sta andando allo stesso villaggio. Quello che i due non sanno è che tutto il villaggio pratica il cannibalismo, mangiando gli sprovveduti che passano di li. Per fortuna i nostri sono esperti di arti marziali.
Secondo film di Tsui Hark, e per chi come me non lo ha apprezzato troppo in butterfly murders, trovarsi di fronte ad un film così carnale e divertente è stata davvero una bella sorpresa: mi immaginavo un kung fu movie di livello medio basso, che a più riprese sconfinasse nel trash, con qualche buona trovata visiva....e invece... e invece eccomi di fronte una commedia kung fu delle più esilaranti (con l'occhio occidentale e a quasi trent'anni dall'uscita) dove il sottotesto (viviamo in cazzo di mondo dove siamo contenti di mangiarci a vicenda) viene appena a galla, stimolando l'intelletto senza appesantire e sopratutto senza togliere spazio ai combattimenti, numerosi, rissosi, molti dei quali alle lame, accette, mannaie. Coreografie efficaci, un buon Norman Chu ai pugni e Tsui Hark che trova un equilibrio (per quello che ho visto riscontrabile solo in OUATIC) di grande potenza fra la registrazione della performance e l'estro registico che fa dei punti macchina inusuali e della velocità del montaggio la propria forza.
Grande ironia poi nel ritrarre una piccola comunità di provincia nella rapacità collettiva per la carne umana, con tanto di distribuzione in pubblica piazza di prelibatezze esotiche.
Numerose le trovate visive (molte a fini comici), da ricordare la mano del protagonista affettata da una mannaia ...che scopriamo solo dopo essere una mano morta che era lì sul tavolo del macello.
Imprescindibile il titolo inglese per il mercato di Hong Kong "We're Going to Eat You".
Pare che esista comunque un sottogenere di Kung Fu cannibalico, purtroppo non mi riesce di ritrovare la pagina dove c'erano un po' di informazioni, non mi ricordo nemmeno se questo è il "capostipite".
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