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mercoledì, novembre 30, 2005
L'enfant - F.lli Dardenne - 2005 

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Un ragazzo che vive ai margini, rubacchia e rivende, ha una ragazza che gli ha appena dato un figlio (ma non è certo lui l'enfant del titolo) a cui sembra essere totalmente indifferente, infatti lo vende.... mentre la sua vita precipita e lui sembra continuare indifferente la sua condotta amorale si accorge a poco a poco che esistono dei valori, che c'è una ragazza che lo ama, che è padre, e il film apre così ad una possibilità di redenzione nel finale.

Pur non amando molto il loro tipo di drammatizzazione e di narrazione questo film è riuscito a piacermi.
Il loro modo di raccontare predilige una storia che sebbene sia fondata sul percorso psicologico del personaggio non marca e non enuncia i punti dove il cambiamento avviene, ma lo presentano come un'azione-risultato della somma di tutti i gesti e i fatti che abbiamo visto nel corso del film (non a caso il personaggio ha la conversione nell'ultima scena del film). In più fanno un uso neutro e reiterato del piano sequenza, con un rigoroso mantenimento di tutta la durata dello svolgimento di un'azione, con un assoluto rifiuto delle arbitrarietà dei tagli di montaggio: se devono creare tensione o suspance (come nelle due superlative sequenze della vendita del neonato e della sua restituzione) preferiscono caricare il fuoricampo e i rumori (scriverei colonna sonora, ma visto che non c'è nemmeno una nota di musica voglio evitare qualsiasi malinteso) di mistero e aspettative, rendendo lo spettatore partecipe delle inquietudini del protagonista.
Siamo quindi di fronte ad un cinema che punta molto in alto, che non si illude certo di ricostruire la realtà, ma che cerca di sicuro un contatto quanto più intimo possibile con essa: il problema a mio umile avviso è che spogliando e riducendo a tal punto la drammatizzazione, e non avendo niente di nuovo o peculiare dal punto di vista visivo/stilistico dopo un po' la visione ha iniziato a perdere di mordente su di me.

In sala erano presenti i Dardenne stessi, che nonostante fossero visibilmente provati dal loro tour promozionale nel bel paese si sono dimostrati due tipi allegri e simpatici (a dispetto di quanto mi aspettassi), ma attenti a non dirgli che assomigliano a qualche altro regista e sopratutto non nominategli la nouvelle vague: per loro come per Pasolini la NV è troppo cittadina, troppo cerebrale, loro sono per un cinema emozionale che ponga lo spettatore vicino al personaggio, dal quale apprendere una storia di vita.
Davvero impressionante il lavoro con gli attori, ogni gesto (anche quello più insignificante) risulta essere naturale e spontaneo, ma non è tanto di questo che ci si stupisce se senti dire ai Dardenne che hanno lavorato circa sei mesi solo con gli attori a fargli raccogliere sassi, a infilarsi giacchetti ad aprire porte.

in sala oltre ai Dardenne (e un mucchio di altra gente in piedi perchè le poltrone erano gremite) il noto cineblogger thecritic

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domenica, novembre 27, 2005
Transporter 2 - Louis Leterrier - 2005 

transporter 2 - amber valletta
Esplosioni e inseguimenti, sparatorie e scazzotate. Un action che di certo non si vergogna delle americanate che propone: una macchina che salta da un palazzo all'altro, Jason Statham che da un lamborghini in corsa si attacca al carrello di un aerero e altre svariate e innumerevoli puttanate. La sceneggiatura fa ridere anche i polli e non si ha nemmeno il coraggio
di esplicitare la relazione omosessuale fra il protagonista e il suo amichetto della polizia francese.
Lo so che un film con il protagonista finocchio vende meno, ma se non si voleva turbare lo spettatore allora perchè far rifiutare al protagonista le avances di una bella signora insoddisfatta e perchè ritrarre in modo ambiguo l'amico/aiutante?
Leterrier fa delle buone cose, indugia forse troppo spesso sui plongeè digitali dei grattacieli, ma sono molto trendy e il loro effetto lo fanno, niente da dire su inseguimenti in macchina, quello con la Lamborghini è davvero molto divertente e non ha niente da invidiare ai furiosi americani e ai veloci cantonesi.
C'è un Amber Valletta nel ruolo di una spietata quanto porca femme fatale, non sarà Rebecca Romijn, ma è altrettanto vero che amber rimane una topa da urlo, direi altro su di lei, ma diventerei volgare. Da notare che quando deve sparare (con due semiautomatiche silenziate) si trova sembre in questa mise: scarpe rosse con tacchi a spillo, calze nere autoreggenti, mutandine e reggiseno rosa con pizzo nero, una specie di fondina per le due armi e i caricatori, yo yo yo.
Jason Statham non ha doti marziali, sicchè la regia e il montaggio gli vengono molto incontro, di Corey Yeun si vede solo una cosa buona, Gssman ha un personaggio (il cattivissimo) che purtroppo è scritto da un bue, come il pubblico, che però mi ha divertito.

mercoledì, novembre 23, 2005
Mary - Abel Ferrara - 2005 

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A me è piaciuto.
Le disquisizioni sulla figura del Cristo non mi sono sembrate fuori luogo o eccessive, ma permettono anche ad un spettatore ignorante in materia (come me) di entrare nell'universo diegetico senza troppa fatica.
Un film che pretende di parlare di religione, di Dio, di interpretazioni storiche su Gesù, di guerra e di emarginazione e tutto assieme peccherà quasi sicuramente di pesantezza, mancanza di approfondimento e cervellotismo; di certo questo Mary non si emancipa da tale condizione, ma grazie anche a questa condensazione si (de)costruisce un racconto su più personaggi, destinati a ripercorrere fatti della vita di Cristo, tutti quanti destinati ad essere abbandonati nel momento più importante, durante la crocefissione saranno tutti rinnegati dai compagni, ed anche il presentatore tv (un ottimo Forest Whitaker) riesce a resuscitare (mi è sembrato il solo) , ma anche quello che sembra un puro atto d'amore e di redenzione è allo stesso tempo rinnegazione del Cristo (il regista che lascia fra le contestazioni teo-con e repressioni imperiali).
Quella che Ferrara sembra ritrarre è la visione di un'umanità allo sbando, emarginata, che sembra incapace di tirare fuori l'amore, un'umanità incapace di divenire umana, e se prima il conflitto fra l'individuo peccatore e la società puttana si risolveva in pazzia o autodistruzione, adesso Ferrara sembra sperare nella possibilità di una salvezza, anche se questa sembra inarrivabile senza l'aiuto divino.
Non condivido il significato (almeno quello che ho capito io) ma sono stato affascinato dalla costruzione e costretto a riflettere su temi che normalmente mi lasciano indifferente (forse è per questo che non disdegno i film religiosi) e poi è fatto molto bene, il cast è ottimo e la recitazione molto convincente.

Non sapendo su che criteri si basino per assegnare il premio della critica al festival di Venezia (e sopratutto avendo visto pochissimi film in concorso) non so esprimermi sulla decisione di assegnargli tale premio.

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martedì, novembre 22, 2005
Community Post 

Ho pensato che dopo la connection, il cineraduno, il Cineforum e l'esperienza veneziana avessimo bisogno anche di un'altra forma di aggregazione, come cinebloggers e come lettori di tali.
Oggi andando per la rete mi sono imbattuto semicasualmente in un Frappr!, e così senza indugiare ho creato:

http://www.frappr.com/cinebloggers
A che cosa serve? a niente, ma oltre ad essere divertentissimo possiamo sapere dove vivono e da dove postano i nostri cineblogger preferiti, grazie alla visione satellitare è anche possibile segnare anche il proprio edificio (tanto lo sapete no che la privacy non esiste?) in modo che tutti potranno venirvi sotto casa per un post non gradito.

Quindi se vi fa voglia:

1. iscrivetevi a frappr! (è gratis ed è di google) ed entrate in quello dei cinebloggers.
2. segnate la vostra tana.
3. promuovere l'iniziativa all'interno della community.
4. Qualcuno faccia un bannerino molto figo.

...

Detto questo, non vi sembra il caso di inziare a pensare (e inziare a discutere) in merito al nuovo raduno? su avanti, qualcuno apra un nuovo post su cineraduno e si inizino le discussioni per settare: Città (anche se penso che bologna la spunterà per diverse ragioni), Data (prima o dopo natale?), forme e modi del raduno (anche se un'altro pranzo o una cena penso sia la cosa migliore, ma magari c'è voglia di altro) e poi location (da decidersi in base a quello che vogliamo fare)...

domenica, novembre 20, 2005
Tom yum goong - Prachya Pinkaew - 2005 

tom yum goong
Tony Jaa è innamorato del suo elefantino, i cattivi (cinesi e ccidentali venditori di droga e mangiatori di animali vari) gli rubano l'elefante, probabilmente per mangiarselo. Così arriviamo in australia e indovinate un po' che succede?!

Più o meno la penso come hellby; la trama è noiosa e inconcludente, ma purtroppo ci si insiste soprà, si cerca miseramente di giustificare combattimenti in situazioni e con avversarsi al limite del grottesco, e di certo le parti in thailandese non mi sono state di grande aiuto per la comprensione del plotting. In ogni caso quando non si combatteva mi veniva voglia di mandare avanti. detto questo: chi se ne frega.

Tony Jaa cammina sui muri. Tony Jaa vola. Tony Jaa prende a pedate la gente, il suo stile è crudo, cattivo, velocissimo e preciso al millimetro, qualità atletiche e di combattimento impressionati, incredibili, stupefacenti. Dispiace che il replay sia stato bandito, ma io ogni evoluzione me la riguardavo in loop più e più volte, estasiato, non riuscendo proprio a capire come si possa essere talmente veloci e farsi baffo della fisica, e sembra tutto così dannatamente semplice.
Tony Jaa con solo tre film alle spalle è uno dei più grandi attori del cinema di arti marziali.
A Tony Jaa se gli tiri una coltellata in pancia prima ti spezza tutte le ossa, poi le spezza a tutti i tuoi amici, e spezza ogni osso in un modo diverso.
Tony Jaa non sa recitare, e questo è un bene.
Ogni combattimento ha la sua peculiarità, e se lo schema di ogni scontro rimane praticamente immutato (Tony Jaa le prende, poi succede qualcosa o si ricorda del suo elefante e inizia a menare) gli avversari e le coreografie (dello stesso Tony) non diventano mai ripetitivi e sono tutti quanti degni di celebrazione, elogio e ammirazione. Ma fra tutte le sequenze di combattimento non si potrà certo dimenticare Tony Jaa che combatte, salta, distrugge, scaraventa cattivi giù dalle scale, tira calci e gomitate salendo quattro piani TUTTO in longtake e per circa 5 minuti; roba da far arrossire i maestri del pianosequenza.

Non provate mai a rubare un elefante ad un Thailandese, sopratutto se siete occidentali e per qualche strana ragione vorreste mangiarvelo.

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I Simpatetici 

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giovedì, novembre 17, 2005
Kung Fu Cannibals - Tsui Hark - 1980 

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Un agente governativo (nome in codice 999) si reca in un piccolo villaggio per assicurare un criminale alla giustizia, incontra un ladruncolo errante che sta andando allo stesso villaggio. Quello che i due non sanno è che tutto il villaggio pratica il cannibalismo, mangiando gli sprovveduti che passano di li. Per fortuna i nostri sono esperti di arti marziali.

Secondo film di Tsui Hark, e per chi come me non lo ha apprezzato troppo in butterfly murders, trovarsi di fronte ad un film così carnale e divertente è stata davvero una bella sorpresa: mi immaginavo un kung fu movie di livello medio basso, che a più riprese sconfinasse nel trash, con qualche buona trovata visiva....e invece... e invece eccomi di fronte una commedia kung fu delle più esilaranti (con l'occhio occidentale e a quasi trent'anni dall'uscita) dove il sottotesto (viviamo in cazzo di mondo dove siamo contenti di mangiarci a vicenda) viene appena a galla, stimolando l'intelletto senza appesantire e sopratutto senza togliere spazio ai combattimenti, numerosi, rissosi, molti dei quali alle lame, accette, mannaie. Coreografie efficaci, un buon Norman Chu ai pugni e Tsui Hark che trova un equilibrio (per quello che ho visto riscontrabile solo in OUATIC) di grande potenza fra la registrazione della performance e l'estro registico che fa dei punti macchina inusuali e della velocità del montaggio la propria forza.
Grande ironia poi nel ritrarre una piccola comunità di provincia nella rapacità collettiva per la carne umana, con tanto di distribuzione in pubblica piazza di prelibatezze esotiche.
Numerose le trovate visive (molte a fini comici), da ricordare la mano del protagonista affettata da una mannaia ...che scopriamo solo dopo essere una mano morta che era lì sul tavolo del macello.
Imprescindibile il titolo inglese per il mercato di Hong Kong "We're Going to Eat You".

Pare che esista comunque un sottogenere di Kung Fu cannibalico, purtroppo non mi riesce di ritrovare la pagina dove c'erano un po' di informazioni, non mi ricordo nemmeno se questo è il "capostipite".


lunedì, novembre 14, 2005
Eddie "la raza" Guerrero 1967-2005 

Eddie la raza guerrero

Cheating death, Stealing Life

sabato, novembre 12, 2005
911 in plane site - William Lewis - 2005 

locandinaFare un documentario per smascherare tutte le cose poco chiare in merito ai fatti successi il 9/11/2001 è sicuramente operazione coraggiosa, ma non c'è solo del coraggio, qui si analizzano i documenti audiovisivi del disastro e si mettono in luce particolari agghiaccianti sulle torri e sul pentagono, non si cerca di dare una risposta (come in vece ha fatto Moore) al perchè ci sia stata una cospirazione e sopratutto chi si cela dietro a quella, in questo documentario si mettono in fila tutte le "prove" che quella raccontata dai media non può essere la verità: troppe incongruenze, troppe informazioni che ci sono state celate, e quando c'è qualcosa che non torna c'è spesso del marcio sotto.
Non ci vengono date delle risposte, veniamo semplicemente messi di fronte a dei fatti, basandosi sempre su quelle poche immagini e video di cui siamo in possesso, vengono poi messe a confronto numerose informazionin dalle fonti più svariate e attraverso lo studio e l'analisi di quelle (informazioni e audiovisivo) che ci vengono fatti notare una serie di particolari sconcertanti, ai quali non è possibile dare risposta, ma che ci aiutano a capire (su basi un po' più certe) che quello che ci hanno raccontato è falso.
Quali sono queste fantomatiche prove?...guardatevi il documentario... poco meno di 15 neuri in librerie e edicole, si ringrazia la Nexus per averlo distribuito anche qui da noi.
Un progetto rigoroso che se pur con qualche forzatura (ma non si tocca mai il patetismo di Moore) merita una visione e non mancherà certo di far pensare, di irritare o di lasciare tranquillamente indifferenti, certo non si arriverà alla verità con questo film, ma almeno aiuta a porsi delle domande.

martedì, novembre 08, 2005
Tnt Jackson - Cirio H. Santiago - 1975 

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Una ragazza afroamericana esperta di karate è a Hong Kong per cercare il fratello, che è stato ucciso da dei trafficanti di droga, c'è un nero buffo con gli afro che si cambia d'abito ad ogni sequenza, mettendosi un vestito più tamarro dell'altro, fa lo smargiasso, picchia la gente e traffica droga (e si fa pure TnT Jackson), poi c'è un'agente segreto degli stati uniti in bikini che combatte in accappatoio.
Un Blaxxploitation girato a Hong Kong, con una discreta quantità di arti marziali, si combatte inspiegabilmente col Karate, inspiegabilmente (visto l'anno di produzione e la base operativa) nessuno sembra capace di combattere in questo film, ma tuttavia questo non impedisce di trovare alcuni scontri divertenti (anche fatality sanguinose) girati in modo dignitoso e nemmeno troppo anonimo.
I due generi vengono fusi senza troppa difficoltà ma il promblema sembra essere la scarsa originalità del tutto, che non impedisce tuttavia una piacevole visione.
Perchè uno dovrebbe perdere tempo a vedere questo film? Beh, c'è una scena dove Jeannie Bell (la nostra TnT) fa un combattimento in mutandine, saltellando su e giù per la stanza spengendo la luce che i malfattori accendono, tattica di combattimento? oppure era semplicemente pudica? Assurdo.


L'arco - Kim Ki-Duk - 2005 

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Manca la forza dei precedenti lavori del cineasta coreano, ma quasi del tutto la condizione straziante e lo sguardo da cerusico che tanto ci aveva commosso e colpito negli 11 film precedenti, anche in quelli più gassosi, ma non privi di corpo.
In questo lungometraggio invece di corpo ce n'è uno solo, un corpo giovane e conturbante, con pelle candida e caviglie grosse, due occhioni maliziosi e un sorriso che ti farebbe andare ululando in ginocchio di qui alla corea, ruota tutto intorno al corpo di Yeo-reum Han e anche la mia attenzione si è concentrata più sulle sue labbra rispetto alla storia narrata, a cui si nega la possibilità di provocare e risulta incapace di coinvolgere/emozionare.
C'è chi proprio non ha digerito i simboli e le metafore, a me non hanno disturbato, da come ne avevo letto pensavo ad una figurazione ancora più smaccata, ad un'atmosfera molto più rarefatta, ho visto invece un film dagli orizzonti chiusi, dove manca un finale degno di una storia che non arriva, dove si punta (fallendo) a delle verità esistenziali sviuluppando dei canovacci intimisti rivisitati; perchè ci dispiace dirlo, ma il matrimonio colorato con le galline e i datteri puzza davvero troppo "esotico" (per quanto scambierei la mia esistenza con quella del dattero da lei mangiato... e poi in quel modo!! che poi si, anche lei come mangia il dattero, molto stimolante, ma dai eh!).
Detto questo non me la sento di massacrarlo, Kim rimane ottimo direttore d'attori e riesce sempre nella messa in scena una rappresentazione liminare (l'orizzonte, l'acqua, la pubertà) e poi non mi sono mai annoiato, ma forse per altri motivi.

mercoledì, novembre 02, 2005
Fulltime Killer - Johnny To - Ka-Fai Wai - 2001 

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Andy Lau e un giapponese semisconosciuto (e francamente anche poco efficace) sono due assassini rivali sul lavoro (vogliono tutti e due il primo posto nel ranking dei killer) e in amore (inseguono entrambi la sottana di una bella ragazza taiwanese).

Non è uno dei migliori film della Milkyway, non è fra i più esagerati o virtuosistici di To, ma è talmente concitato e svelto (complice anche la breve durata) che non lascia il tempo di rilassarsi, non ci si dilunga sulla doppia storia d'amore e riempiendo la sceneggiatura di cioccolatini tappabuchi (anche piazzati in modo elegante e risolutivo...ma pur sempre espedienti rimangono).
Ma per fortuna non c'è solo una storiella già vista con delle buone scene d'azione e un ottimo ritmo, quello che più mi ha divertito è il citazionismo selvaggio quasi sempre con una battuta di dialogo ad attribuire la citazione a tale film (si va da Point Break a la farfalla sul mirino) poichè Andy "gigione" Lau interpreta un appassionato di film action, da quelli costosissimi alle produzioni no budget, dalle quali impara tattiche di combattimento, modi per uccidere e battute che si rendono utili con il gentil sesso.
Poi ci sono le sparatorie, fucili a pompa(in quantità e di diversi modelli), micro uzi, fucili di precisione a lunga gittata, movimenti di macchina avvolgenti, ginocchia che esplodono e squadre speciali al massacro.
Poi To riesce sempre a creare una sequenza fuori dall'ordinario, dove i due rivali si sfidano in un gioco mortale (viene citato metal slug) dentro un magazzino.... vanno alla ricerca di armi e equipaggiamento, si cercano, si scontrano..ognuno con le sue abilità/possibilità...e alla fine si uccidono in un tripudio di fuochi d'artificio, siamo oltre la soglia della tammarraggine è vero, e per questo megaprops.



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"Si potrebbe sostenere che anche il DNA non sia alto che un programma studiato per preservare se stesso: la vita è diventata più complessa nell'immenso mare dell'informatica e la vita quando si organizza in specie fa dei suoi geni il proprio sistema mnemonico. Quindi l'uomo è un individuo solo in virtù della sua intangibile memoria, può essere definita eppure definisce il genere umano. L'avvento dei computer e il conseguente accumulo di innumerevoli informazioni ha dato vita ad un nuovo sistema di memoria e di pensiero parallelo al vostro, l'umanità ha sottovalutato le conseguenze della computerizzazione"

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