
Un giovane disadattato è picchiato dagli studenti che fanno i bulli, il nostro è solo e senza una figura paterna, che troverà nel suo istruttore di combattimento da strada, mentre il suo vero padre se ne sta in ufficio.
Quello che più mi ha colpito è che si riesce a mantenersi leggeri, al di sopra delle cose che succedono, così mentre vediamo mattonate, braccia spezzate, testate a volontà e tutto quanto potete immaginare in un combattimento sporco, rimaniamo sereni e pacifici come se assistessimo a una commediola scolastica. Paradossalmente i combattimenti e i soprusi subiti dal remissivo e taciturno protagonista slittano in secondo piano (ma rimangono bene nella memoria) per far posto al rapporto istruttore/allievo-padre/figlio che viene tratteggiato con abilità, la sceneggiatura porta avanti poco a poco, alternando scontri e relax, scontri e dritte, i caratteri dei due personaggi portanti, fino al melodrammatico finale (che imho è anche la sequenza meno riuscita) che ristabilisce l'ordine iniziale (ma il nostro si è vendicato e ha imparato incontrovertibilmente a picchiare).
Ho gradito molto l'uso di una fotografia solare (era facile cadere in cupismi o chiaroscuri) che contribuisce di molto a quest'impressione di leggerezza. A fargli da contraltare la scelta di location in quartieri popolari, con le casine di cemento che si arrampicano sulle strade, con i muri delle strade ammuffiti, come una velatura di squallore a cui nemmeno i personaggi fanno caso.
La colonna sonora tra gli alti e bassi di un country che spiazza alla musichetta che durante la vendetta si fa la più esaltante/trasportante che potete immaginare.
Grazie al Giovanecinefilo per avermi incuriosito e al FarEastFilmFestival per averlo portato in italia.