
Oshii, qui alla sua prima esperienza Live, decostruisce (alla maniera degli europei) un Noir, mettendoci dentro pure dello slapstick, comicità manga demenziale, intrighi fanta(scienz)politici come Patlabor, i poliziotti-nazistoidi-armaturizzati di Jin-Roh, la lotta (tragica) contro(il)potere che fa da sfondo a molti dei suoi lavori e una narrazione che procede a scatti e per incastri (che non portano a nulla) tra i vari piani di realtà/sogno/rappresentazione/svelamento del trucco (il set in campo che viene distrutto dal protagonista nella ricerca di una via di fuga).
Un Ex superpoliziotto di una squadra speciale fascistoide armaturizzata, scappato insieme ai suoi tre compagni per via della corruzione del suo corpo militare, torna dopo vari anni in città per vedere come si è sviluppata la situazione, e per incontrare una donna, una sua compagna di fuga.
Arrivati in città ci si perde fra sogno e realtà, immaginazione, indagini, tempi lunghi, camera fissa e distante dai personaggi; bianco e nero nostalgico, come del resto il rapporto che lega l'eroe alla donna, la folle caccia fra i piani di realtà di cui il protagonista è la preda (e un bizzarro militare è cacciatore) ecc ecc... sono tutti luoghi forti del noir classico, che Oshii sbrindella (dilatandoli nel tempo, svuotandoli di contenuto, svelandone l'artificiosità, complicando al limite del comprensibile l'intreccio/storia) e li mescola/infetta spesso con sequenze da manga-filmato dagli intenti (non è cosi nei fatti) deliranti.
Il film funziona quando si prende/perde nei tempi lunghi, quando indugia sulle scene morte, quando sul serio si mette a scassare la sintassi, in questo senso funzionano anche tutte le sequenze metacinema, le inquadrature di tipo manga e l'antistoria che viene raccontata.
Non mi ha convinto per niente invece la demenzializzazione a singhiozzi; forse Oshii era spaventato di appesantire troppo il film, ma questi skatch risultano essere davvero fuoriluogo e devianti (nel senso che non portano a nulla).
Allegorico come sempre, qui il didascalismo si fa leggermente da parte, dato che la fotografia espressionista e dei set poveri (veramente da due braccia e una lira) ma estremamente significanti svolgono egregiamente il loro sporco dovere.
Non capisco poi perchè Oshii ce l'abbia tanto contro i gatti :/
c'è un sequel