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mercoledì, giugno 29, 2005
War of the Worlds - Steven Spielberg - 2005 

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Più che un film su di un'invasione aliena sembra essere un film su della gente che scappa, anche il catastrofismo, sembre ben presente nella pellicola, non si abbatte su La Città, ma sul vicinato. Spielberg è interessato alla situazione familiare in situazioni estreme.
Gli alieni sembra poco più di un pretesto per provocare le distruzioni e per innestare un sottotesto liberal (continuo è il confronto/opposizione fra tom cruise e i fanatici con le armi, il figlio, i militari) che solo con la voce over finale si rivela come tale (ok siamo i più ganzi e non appena riusciremo a metterci in contatto sapranno quanto ci stiamo dentro con l'american way of life, non importa sparargli addosso, che tanto non serve a niente).
Tanta gente che scappa, di continuo, citazioni dalle immagini dell'undici settembre, arei di linea che si schiantano sulle case... e poi questi tripodi, con tanti tentacoli, erano nascosti sotto, ma quando attaccano e calpestano lo fanno sempre da sopra, verso lo spettatore, a bucare lo schermo. Questo è d'effetto, certo, è anche realizzato in modo superbo, ma dopo un po' questi grossi tentacoloni che spaccano tutto mentre la postfamiglia fugge disperata diventa un po' noioso...allora Spielberg mischia le carte in tavola trasforma i tentacoloni distruttivi in tentacoli sonda minacciosi, belli da vedere. Ma evidentemente gli alieni devono essere dei pisquani se non montano nemmeno un rivelatore termico sulle loro sonde; infatti i protagonisti scappano di qui e di la per la casa facendo fesso l'ufo con grande suspance -- da horror-- per lo spettatore, ed è anche la parte che ho apprezzato di più.
Ho visto un film girato magistralmente, che non si sgretola come in MinorityReport, ma che non è mai riuscito ad entusiasmarmi, a farmi entrare nella vicenda, e so anche il motivo: se fai un film con gli alieni cattivi voglio che da metà in poi ci sia la macellazione totale, non mi importa se di umani o alieni, ma voglio la macellazione. Qui invece c'è solo una fiacca Andromeda reprise (chi ha visto Andromeda ma non ha visto questa guerra sappia che gli ho appena rovinato il film).
Grandissimi (e rumorosissimi) gli effetti sonori.


Someone Special - Jin Jang - 2004 

someone special
Al protagonista, una giovane promessa del baseball, viene diagnosticato un tumore malignio. E' così disperato, anche perchè non si è mai innamorato, e prima di morire vorrebbe farlo.
La protagonista è innamoratissima del protagonista fin da bambina, che però lui non se l'è mai filata, solo ora che sta per schiattare ed è l'unica che gli sta vicinio si innamora di lei, e vissero felici e contenti.

La storia è pessima, banale e già masticata, ma è costruita bene, qualche colpo di scena e numerose gag piacevoli (di risate - anche minime - non me ne ha fatte fare) piazzate nei punti giusti, a spezzare il romanticismo teen, che anche se garbato e a sfondo sociale, arriva presto a saturare i coglioni, colpa dei personaggi, ai quali non è stato dato sufficente spessore, non sono stati preparati con calma, ma gettati con fretta dentro il plotting, sbrigandosela di sovente con una voce over: "stavo male, mi sentivo così, pensavo che"... ma alla fine non riesce mai ad irritare, anche se la colonna sonora ce la mette davvero tutta, e scorre placido e inutile, a tratti piacevole, complice anche la sequenza autoironica (almeno spero) messa in mezzo al film (dove si racconta di un film con un palo telefonico come eroe) riallacciata all'inaspettato finale.
Regia più che discreta (anche se anonima) e veramente un'ottima fotografia, che riesce ad essere tenera senza andare nel pacchiano. Inzomma è un'ottimo prodotto, che potrà anche divertire, e che fa sembrare interessante --Astor perdonami--anche il baseball (a cui sono anche legate le trovate migliori del film), ma se non siete appassionati lasciatelo stare, se avete già visto My sassy girl è inutile e se invece (quello) non lo avete visto vedetelo, e lasciate stare questo qui, vi potrebbe far male.

The Nerd's Corner.
Finalmente ho trovato il gioco che cercavo da tempo. Uno strategico/gestionale testuale online dove si deve conquistare la galassia...e anche gratis!

www.ogame.it

Io sono sull'universo 3
nick: infamous
pianeta: murdaplanet
Clan : Adunanza (il lato oscuro)

lunedì, giugno 27, 2005
Wild Zero - Tetsuro Takeuchi - 2000 

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Trash and Chaossss!!!
Thrill, Speed and stupid Zombies.

Quando un film è pura idiozia, per fortuna possiamo omettere le nostre riserve sulla regia clippettosa e più volte incerta, sulla poca creatività in fase di riciclo e sui numerosi (ma sarebbe quasi da dire fondanti) aspetti markettari (tutto è buono da reclamizzare, fino allo stesso gurppo Guitar wolf, un gruppo punkrock giapponese).
Per fortuna poi si spara e ci si insegue di continuo, agli zombi (con un makeup che è fatto veramente male) viene fatta saltare la testa di continuo, ci sono i soliti cattivi bizzarri e scemi, ci sono un sacco di pasticche e ovviamente il rock 'n' roll.
Il protagonista è uno sfigatello con la cresta impomatata, che viene aiutato dai guitar wolf (e da una venditrice d'armi incazzata) a massacrare gli zombi. Ci riusciranno, ma ogni 5 minuti c'è guitar wolf che fa una posa ultracool (infatti non sapendo recitare fa solo pose e visi), le scene distensive sono noiose e vacue, ma anche quelle sono impregante di poptrash e quantomento sotto quell'aspetto sono godibili.
Indimenticabile la marmitta che fa le fiammate, geniale (non so se lo fanno davvero ai concerti o se è fiction) il microfono che sputa fuoco, ma ho fatto delle grasse risate solo quando guitar wolf lancia i plettri come se fossero stelline nija.
Potente la continua colonna sonora di punk e rock settantesco - molto sound stooges - da segnalare la canzone jet generation, sempre dei guitar wolf.
Malgrado il film sia brutto, l'autocompiacimento e la consapevolezza di ciò lo traghettano verso le più alte vette del trash.

Love Knows no boundaries, be they nationality or gender. Rock'N'Roll!!!!!

sabato, giugno 25, 2005
A testa alta - Kevin Bray - 2004 

the rock
Un militare delle forze speciali torna a casa, nella provincia americana, scoprirà che tutto è cambiato e dove prima sorgeva una segheria, simbolo dell'america lavoratrice e popolare, adesso c'è una fabbrica di stupefacenti, e il centro della città è diventato il Casinò, gestito da un suo vecchio amico, dove si truccano i dadi e si vende la droga ai pischelli, così the rock si incazza, prende un bastone e va a devastare il casinò, simbolo dell'america degenerata senza più valori morali (il protagonista disprezza anche pornoshop e drogatelli), viene arrestato dallo sceriffo corrotto, ma, vera perla di sceneggiatura, in aula decide di difendersi da solo e lancia la propria candidatura a sceriffo, assolto dalle accuse dalla giuria e acclamato dal popolo. Una volta preso il distintivo iniziano i veri cazzotti e le vere sparatorie.

Malgrado il protagonista --un ex wrestler, anche discreto a recitare, del resto tutti i wrestler lo sono...ah, interpreterà Sarge nel film di Doom-- non sia poi così smargiasso come dovrebbe, malgrado il sottotesto puritano, il film va a citare (nella trama) da Rambo a Carpenter, senza esibire i riferimenti a mo' di quiz, ma prendendone la forma (il militare che ritorna e con difficoltà rimette le cose a posto, e il gruppo chiuso in una stanza dove tutti ci sparano addosso) e sciogliendola bene nello scarno plotting.
Apprezzabili poi alcune tamarrità, come il bastone di legno usato a mo' di manganello, il mega pick-up con la scrittona SCERIFFO, l'eroe che si rimette a posto le ossa da solo.
Piuttosto anonime, anche se guardabili, le varie scazzottate; sicuramente migliori i duelli coi fucili a pompa e la devastazione della casa. La regia non verrà sicuramente ricordata per originalità o raffinatezza, ma fa il suo lavoro senza disturbare, forse un po' troppo "invisibile" per i miei gusti.
La parte di Johnny Knoxville è inutile (come la ragazza, ma almeno lei ha la decenza di stare sempre mezza nuda) e si fa guardare solo quando viene scaraventato addosso alla mobilia di una casa da un brutto ceffo.

mercoledì, giugno 22, 2005
Versus - Ryuhei Kitamura - 2000 

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Due ore di samurai che sparano a zombie che inseguono yakuza che uccidono zombie che ubbidiscono a demoni armati di bazooka mentre tutti si picchiano a colpi di kung fu.
copiaincollato da Zedisdead

Versus ha molti difetti, il più grande è senza dubbio la sua durata, la parte centrale è fiacca e tirata per le lunghe, molti dialoghi zavorra mandati a rallentatore, vuoti e sterili, non c'è dramma perchè --malgrado il titolo-- fra i vari personaggi non c'è un vero conflitto; espedienti tenuti su con la lacca e nessun tipo di evoluzione interiore. Ma la storia, la psicologia del personaggio, il plotting (anche i flashback rivelatori non rappresentano un punto di svolta) non sembrano interessare al primo kitamura (di cui ho visto solo Azumi) ... io mi domando allora perchè ci si dilunghi tanto.
Non basta dire che il suo è uno stile eclettico e popolare, che è un regista vuoto e fracassone, che fa girare la macchina a caso in tondo ai personaggi, che non sa farla stare un secondo ferma quella dannata macchina a mano...non basta dire che Kitamura ha fatto un film stupido e giovanilistico...perchè Kitamura ha fatto un film tamarro, esageratamente e genuinamente tale...e questo anche grazie ai suoi evidenti e numerosi difetti.
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Qui si mischiano gli zombi, i demoni, il codice del samurai, Raimi, Terminator e Mad Max, la troma, il demenziale jappo, il manga, tanta azione, bad taste, i combattimenti di katana (le spade sembrano quelle di final fantasy) , del kung fu dal sapore retrò, la parodia e tanta tanta altra roba (il regista ha detto che era il suo primo film, pensava fosse l'unico, cosicché ci ha messo tutto quello che gli piaceva).
Potete starne anche tranquillamente alla larga, ma se amate l'esagerazione, le gozzoviglie, il gusto per l'esibizione autocompiaciuta del kitsch, le sparatorie gratuite e la gente con le armi ben in fronte alla macchina da presa; beh, allora è una visione fortemente consigliata: grande intrattenimento, alta amatorialità, stupidaggini, montaggio veloce, inquadrature estreme e una gran padronanza dell'azione, anche nei combattimenti più frammentati nel montaggio e articolati nella coreografia, non si singhiozza nel flusso e si fa sempre capire cosa stia succedendo.

Sto già aspettando Versus II.


La Samaritana - Kim Ki-Duk - 2004 

samaritana
Quando lo vidi pensai fosse colpa della saturazione visiva. Uscivo da una settimana dove mi ero sparato tutti i film del regista sudcoreano, quindi molto svogliatamente mi dedicai alla visione di questo samaria, che mi sembrò un ottimo film, ma che mi aveva lasciato piuttosto freddo rispetto ad altri lavori precedentemente visionati. Pensai che fosse nel mio occhio, giunto a saturazione di immagini kimkidukkiane, ma evidentemente non era la mia situazione nè la fattura del film, è nella mia testa.
Dopo aver affrontato la visione cinematografica, a debita distanza dall'infoio post ferro3, arrivo pure io a dire che questo è senza dubbio uno dei migliori KKD, scegliete voi cosa preferire.
Non c'è nulla che mi abbia annoiato o qualcosa che abbia rifiutato: il suo stile lo adoro, qui si sta anche dalla parte più carnale del suo cinema, e la storia è probabilmente la più profonda e pregevolmente raccontata che il regista abbia scritto.
Ma anche con tutta la buona volontà, e con le pensionate entusiaste (sono andato di pomeriggio e visto che al cinema c'era l'aria condizionata e a bologna si muore di caldo la sala era piena di vecchi) non sono riuscito ad amare spasmodicamente questa samaritana (come BadGuy, The Isle e Ferro 3... --porc..tutte le volte che voglio scrivere ferro 3 mi viene da scrivere ferro 4--).

Bellissimo, ma è rimasto un estraneo....mica si può andare d'accordo con tutti.

La sequenza finale è commozione cerebrale.

Sassi Gialli.

lunedì, giugno 20, 2005
Die Bad - Seung-wan Ryoo - 2000 

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Film in quattro episodi, girato (più o meno) in quattro modi diversi. Le storie sono collegate tra loro.

Rumble: Degli studenti si prendono a pugni in una sala da biliardo, uno ci rimane secco. Buon ritmo e montaggio frammentao.

Nightmare: Il ragazzo che aveva commesso il crimine esce di galera, è tormentato dalle visioni del ragazzo che ha ucciso, da un poliziotto che non lo lascia in pace; così decide di diventare un criminale.
Forti contaminazioni horror, piuttosto fiacche.

Modern Man: Intervista al ragazzo che è ormai diventato un gangster e all'altro che è diventato poliziotto, entrambi si raccontano e ci dicono (tra i fotogrammi) che sono uguali; montato assieme ad una estenuante scazzottata fra i due.

Die Bad: Una macellazione finale di cui però non vi dico i legami con il resto del film. Discrete coreografie per una megarissa ultraviolenta ripresa con stile alterno (dai campi medio-lunghi fino alla macchina a mano in mezzo ai combattenti). Cruenta e esagerata, diverte nonostante la valanga melò-apocalittica del finale.

Opera prima (in 16mm) piuttosto confusionaria, che, malgrado i numerosi difetti, è stata per me visione più piacevole e coinvolta di No Blood No Tears, dove il regista avrà anche imparato a gestire le sua eccentricità, ma che non riusciva a mantenere la "presa" per tutta la durata del film, qui invece, migliorando di episodio in episodio (anche se ho preferito Modern Man con il suo stile quasi docutelevisivo) riesce intrecciare (discretamente in sceneggiatura, più incerto nella regia) le varie storie senza perdersi in facilonerie (non che non ne faccia uso, ma almeno non ci si smarrisce) ma usa quei tre quattro clichè presi qua e là dai generi e dalle cinematografie di varia natura per creare quel minimo di tensione e storia che tenga assieme un continuo di pugni e calci (e anche una bella serie di coltellate in pancia). In realtà ho il sospetto che il regista puntasse più in alto, ma se guardiamo alle tematiche (e al modo di affrontarle) la situazione è un po' arida, poco male, c'è gente che si picchia di continuo, in modo violento e senza pietà, e la regia, malgrado qualche sporadica perdita di fluidità, si dimostra sicura e efficace nei combattimenti.

sabato, giugno 18, 2005
La mia vita a Garden State - Zach Braff - 2004 

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Zach braff (il dottorino di scrubs), qui dirige e interpreta una storia scritta da se medesimo.
La storia è quella di un attore televisivo con presunti problemi psichici che torna al paese natale per il funerale della mamma paralitica, troverà i suoi vecchi compagni di scuola, tutti falliti e insoddisfatti, ma che almeno sembrano capaci di provare emozioni, cosa che lui non riesce a fare, visto che suo padre lo ha impasticcato di prozac e altri psicofarmaci fin dalla fanciullezza.
Ma ha la fortuna di trovare una ragazza carina e simpatica che si innamorerà di lui,
così apre la sua mente a lei, scava nel proprio passato e arriva ad accettare il proprio presente, con tanto di emozioni ritrovate e happy end posticcio.

Si passa dalla commedia cinica al dramma romantico, il problema mi sembra sia nel divario (qualitativo) fra la prima e la seconda, si ride e si riflette sui personaggi del film quando si fa commedia, ci si annoia (e nemmeno poco) durante le anonime scene amorose. Saranno markette imposte dalla produzione, sarà l'inesperienza, ma questo passare da un registro all'altro non riesce a funzionare, non riesce ad ingranare un buon ritmo e non si riesce mai a fare romanticismo intriso di quella lucida leggerezza con la quale si fa commedia (e che se mi permettete è anche l'aspetto migliore del film).
Il film mi ha colpito soprattutto per la semplicità e il modo diretto di raccontare (e delle immagini), senza che si senta il bisogno di figure retoriche e senza fare ricorso a citazionismi di vario genere, Braff mette in scena una piccola storia in modo semplice, ma ci da il tempo di farci avvicinare ai suoi personaggi, dispensa le rivelazioni al momento giusto, ci fa riflettere sui rapporti fra il protagonista e gli altri. Il tutto in una cornice estremamente piacevole.
Braff è un'ottimo attore, con una faccia un po' così, pulita e da bravo ragazzo ma con un'ombra dentro, perfetto per fare l'alienato. Discreto come regista (sopratutto con gli attori, oltre a deliziarci con qualche trovata visiva...mi viene a mente quella della camicia uguale alla tappezzeria) pecca in qualche ingenuità di sceneggiatura, ma anche quella mi è sembrata più che discreta nel portare avanti una storia e un'idea.

venerdì, giugno 17, 2005
Batman Begins - Christopher Nolan - 2005 

logo batman
Bruce Wayne è ricco sfondato, ma un rapinatore gli ammazza i genitori progressisti, così divene un giovane tormentato, fa il ribelle, va a drogarsi sulle pendici dell'himalaya, dove trova Qui-Gon Jinn versione Oscura che lo istruisce alle vie del totalitarismo, ma lui non ci sta, ammazza i nija che erano li in vacanza e torna a Ghotam city come uomo pipistrello.
Inconsistente, scialbo e bruttino.... si dovrebbe spiegare perchè Bruce diventa Batman, ma si fa vedere solo come trova la tuta e come fa a costruirsi una maschera tanto fuori trend, niente di male in questo (per me, adoro vedere gli armamentari e i gadget tecnologici), ma posandosi il film in gran parte sulla drammatizzazione del passaggio, sulla complessità dei risvolti psicologici di bruce wayne e sulla solita tensione batman vs bruce per la femmina di turno (cosa che qui riesce piuttosto benino) cade sordamente senza la presenza di uno sviluppo narrativo che convinca (sostenga) e esplifichi i perchè e i percome dell'inizio di batman; qui vediamo un tipo che si allena assieme a degli invasati, poi arriva a ghotam ed è già batman e fa le cose da batman (va su e giù coi suoi cavi, svolazza con le sue ali hitech, sfreccia con la sua macchina superkitsch e salva la città dai cattivi) senza un minimo di sviluppo nel personaggio, senza che si possa produrre il minimo di partecipazione emotiva (o compiacimento feticistico) nello spettatore, non che sia fondamentale in un film del genere, ma almeno non insistiamo sulla psicologia e sulle motivazioni se non si è in grado di gestirle.
La regia mi è parsa piuttosto piatta e molto confusionaria, sopratutto nei combattimenti, un delirio incomprensibile e frastornante, altamente fastidioso. Altre volte, quando si fa più gioco sull'iconografia dell'uomo pipistrello nella ghotam tenebrosa e verticale è già più facile prendere il bersaglio...ma molto è merito di chi ha immaginato quella ghotam, davvero di ottima realizzazione pure nel film.
Malgrado l'antipatia iniziale (e il doppiaggio da oltretomba) non male Christian Bale.

mercoledì, giugno 15, 2005
Magnificent Butcher - Woo-ping Yuen - Sammo Hung - 1978 

butcher
Un allievo di kung fu che fa il macellaio ed è piuttosto scemotto, si mette nei casini con il figlio della scuola rivale. Commedia kung fu che svolta nel melodramma (mogli rapite, figlie stuprate e uccise da fratelli, vendetta, infamia) con una sceneggiatura che sa il fatto suo (è di Jing Wong -_-) , fluida e consequenziale nel suo climax passionale.
Sammo Hung è un ciccione, ma è il ciccione più veloce e elegante che si sia mai visto, qui probabilmente è alla sua migliore prova marziale, però rimane un ciccione e con gli alieni non può competere. Davvero ottima è la sua interpretazione (che palle sempre a vederlo fare la spalla di Jackie) qui dispensa tutta la sua mimica e micromimica facciale, con quella sì che da le pappette a tutti. Macchietta, ma di altissimo livello.
Codiretto (sia alla mdp sia alle coreografie) da Sammo Hung e Woo-ping Yuen, fluido, potente, realistico, stacchi e zoom efficaci ma discreti, diverse trovate divertenti e almeno due grandi sequenze: il duello/prova di calligrafia tra i due master e il combattimento finale. La qualità delle arti marziali e delle coreografie è da esibizionismo selvaggio; lo stile, l'eleganza, la potenza dell'azione si mantiene a livelli di fiamma per tutto il film.
Uno dei migliori, davvero.

lunedì, giugno 13, 2005

avalon

domenica, giugno 12, 2005
The Terminal - Steven Spielberg - 2004 

terminal
Un tipo vuole entrare negli stati uniti per compiere i suoi sogni, ma siccome il suo paese è scrauso e un paio di intoppi burocratici si ergono durante il viaggio del nostro protagonista. Arrivato all'areoporto ci dovrà rimanere, impossibilitato ad entrare negli usa e allo stesso tempo a far ritorno al suo luogo natale.

Questo film non era pensabile prima dell'undici settembre americano, della conseguenta paraonia areoportuale e dell'occhio sospettoso verso i migranti. Quella di Spielberg è una favola sull'america vista dal di dentro, esaminata in un microcosmo, il non-luogo per eccellenza.
Troneggia sulle insegne la scritta Borders (confini), quasi a testimoniare l'innalzamento di muri e di barriere che gli states stanno mettendo con cipiglio ateniese, la bizzarria sta proprio nel fatto che gli inquisitori (la migra) siano tutti immigrati o parte di minoranze etniche pure loro, gli immigrati hanno paura del più povero (e di tornare a essere come lui) e l'entrata negli stati uniti può avvenire solo sotto sotterfugio...ma il fine ultimo di ogni migrante pare dirci Spielberg è il ritorno alla madre patria.
Ma il nostro protagonista (megaprops a Hanks) è un tipo che sa aspettare, e con divertente (il film è davvero molto piacevole) perseveranza, riuscirà a crearsi una propria tana, a imparere l'inglese dalla tv e dai libri, a rendersi conto di come funziona il sistema (la sequenza dei carrelli delle valigie è un colpaccio da maestro) a conquistare (o quasi) una donna (uno dei punti fiacchi del film, assieme al finale happy a metà e al v0lemosibenismo).
La Mdp di Spielberg è sempre funzionale, sempre con il movimento al punto giusto, senza sbavature nè eccessi, bon. La fotografia lucida e profonda, con i colori da rivista trendy, dove il continuo e ripetuto giallo avrà sicuramente una funzione (che non ho saputo leggere), che solo nel finale toccato da romanticismo si concede allo sbrilluccichio e ai bianchi bruciati, l'ho trovata, la fotografia, il collante del film.
Nel film si da una parte rilevante a praticamente ogni minoranza etnica presente negli states, indicativo vedere come di italiani non se ne vedono e come ai cinesi non venga data nemmenoo una linea di dialogo...cioè..che c'hanno in meno degli indiani?

mercoledì, giugno 08, 2005
Piccolo Cesare - Mervyn LeRoy - 1931 

RicoUno smargiassone va a Chicago durante la grande depressione per diventare un big boss, se ne fotte di tutto, ha il doppiopetto, una faccia poco rispettabile e è di grilletto facile. Diventa un pezzo veramente grosso veramente in fretta, e altrettanto in fretta tornerà negli slums, ma il suo orgoglio lo farà ammazzare da un fetente.

Gli italiani visti come criminali mammoni mangiaspaghetti, il primo gangster movie (Scarface, che fu prodotto praticamente in contemporanea, uscì un paio di anni dopo per problemi di censura). Era da moltissimo tempo che agognavo la visione (ora mi rimane the public enemy) ed era anche qualche tempo che avevo voglia di anni 30...è stata una vera gioia, tutte le aspettative non sono state tradite, è l'inferno del crimine; i dialoghi non cadono mai nel fuori tempo (eccezion fatta per i termini ormai caduti in disuso...almeno nel doppiaggio italiano.) e sono asciutti e potenti: murdano ad ogni linea, saranno rimessi in bocca a centinaia di ganster più o meno validi nella storia dei malviventi da cinema a venire; quanto de palma nella caratterizzazione (contadinotta) dell'azaa, quanto scorsese nella processione funebre.
Il plot è poi una riserva inesauribile di nuclei narrativi riutilizzabili (e riutilizzati) nella certezza di imbeccare una trovata geniale.
La direzione è quella di un mestierante classico, erano anche i primissi talkies e la pesantissima attrezzatura inchiodava la macchina alla staticità, ma nella scena della presentazione della gang a Little Caesar (e a noi) c'è un movimento di macchina dove vengono mostrati tutti i visi dei tipacci (con voce fuori campo che li chiama) che farebbe invidia a Guy Ritchie.
Esaltante l'interpretazione di Edward G. Robinson, ha dato l'unica forma possibile ad un boss che si rispetti...e che stile con quelle ghette.
Di solito non mi piace scrivere di film così importanti, ma non ho saputo resistere.
Piccolo Cesare riempie di piombo lo sfregiato.


Sin City - R. Rodriguez - F. Miller - 2005 

sin city
Vendetta, Prigionia e Tortura.
Avrei un paio di cosette da dire in merito a queste cose ... ma non mi va.
(state tranquilli, non penso che abbiamo fatto un film alla berretti verdi nè uno alla team america.)

Si sarebbero dovuti mettere d'impegno (Tarantino, quel messicano e quell'altro tizio ancora) per cavarne un film mediocre, con tutta quella sbalordigia di cast e maestranze al soldo; per fortuna ( chi mai gli avrebbe perdonato un filmetto crappy magari anche flop alla cassa?), ma per fortuna, per fortuna dicevamo, no; per merito, per coraggio, per furbizia e sopratutto pallagginequadrata il film è una gran smerigliata sui denti.

Pare che il film riporti appieno (o almeno in gran parte) l'atmosfera, l'immaginario e il tratto/taglio del fumetto, ma io i fumetti non li leggo (perchè sono un ignorante infame) quindi mi sembrerebbe inutile parlare di tutte quelle belle cose, dirò invece che la fumettosità delle immagini è calcata in ogni frame, e non perchè c'è il sangue bianco in CG o si usa il set virutale (del quale voglio parlare a parte), ogni cut è stacca dall'altro come i bianchi fra le vignette, i personaggi stano fermi anche quando si muovo, il quadro sta fermo, e se i bordi si muovono è solo per proiettarci dentro l'immagine, per darci quello che il fumetto può solo farci immaginare: la staticità in movimento e il movimento nella staticità. Bazin diceva che il cinema impuro spacca; e cazzo se aveva ragione.
La smargiassitudine di Rodriguez è stata messa a bada (giustamente dico, ma a malincuore) il lavoro svolto è notevole, soprattutto con gli attori, dove le battute più fumettistiche e spaccone reggono bene (visto tutto l'impianto del film) anche nel (quasi sempre discreto) doppiaggio italiano, ma questo è un film che è - 10 a 0 - da vedere in amerigano.
Pure il montaggio, che evita di abusare dell'abusata narrazione ad incastro, si limita a mettere sulle strade di sin city le storie dei personaggi, ingarbugliando quel tanto che basta a rendere il senso di spaccato di città e quel poco di spaesamento che fa trend (e cassa).
Le donne sono tutte da smutandate, ma nonostante che Jessica Alba sia una fra le mie preferite la mia lingua qui penzolava solo per Rosario Dawson.
Il mio episodio preferito senza dubbio è quello con il torturatore sfregiato che combatte contro il torturatore harry potter, è l'episiodio più incazzato.
Qualche dubbio sulle tarantinate della ragazza orientale con la spada, ma magari c'erano anche nel fumetto, più di un dubbio sulla scelta di casting della ragazza orientale con la spada.
Con i set virtuali si è fatto un gran bel lavoro, consapevole, che sfrutta al massimo le risorse fino ad adesso sviluppate, forse è davvero la prima volta che ci troviamo di fronte ad un'immagine virtuale che si implementa a livelli massimi nella realtà (del film), ma poichè:
1 è fumettosissimo, e le cose vengono meglio da sè.
2 la tavolozza di colori è ridotta, e quindi le cose si semplificano di un tot,
non possiamo gridare all'epifania tecnologica, solo a quella cinematografica.

Vi lascio con una Nerdata delle mie... è stato davvero un piacere vedere l'inconfondibile sagoma del mio più fedele ferro (non mi separo mai da lui nei videogiochi, quando c'è) : il mitico Steyr AUG fare (quasi) secco un tipo, mi sono emozionato.

lunedì, giugno 06, 2005
Microsoft è la minaccia fantasma 

ms empire
Ho sempre saputo che c'era qualcosa di losco sotto....

MurdaTown
 

alfa


Smargiassi
 


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