
Vi siete mai ritrovati ad una festa a parlare di un documentario su di un font mentre il resto delle persone fa quello che si fa di solito ad un festa? Se lo avete fatto il vostro nerd rating sarà aumentato sicuramente.
Ma malgrado le apparenze questo documentario è nerd solo tangenzialmente, oltre ad essere una fonte di informazioni interessanti davvero notevole, sia a livello visivo che per quanto riguarda il contenuto delle interviste, questo documentario ci si mostra come una sorta di storia di come ci è apparso il mondo (urbano) e la sua cultura negli ultimi 50 anni, dalla nascita del font Helvetica appunto.
E si parte dall'idealismo postbellico, la volontà di mostrare le cose in modo neutro, democratico e sopratutto chiaro e immediatamente comprensibile per arrivare all'uso aziendale che se ne è fatto negli anni 60-70 e poi la reazione postmoderna e pastrocchiosa dei due decenni successivi per arrivare alla "restaurazione creativa" dei giorni nostri.
Il pregio migliore sta proprio in questo, di farci vedere come è cambiato il mondo attraverso le scritte: sentiamo parlare pezzi grossi (tutt'ora non ho idea di chi cazzo siano) della tipografia e della grafica mondiale (in maggioranza germanici o di origine, forse per ragioni puramente produttive, ma forse proprio perchè un font così secco e razionale non poteva che nascere e proliferare nella cultura crucca) che ci spiegano le ragioni del loro amore (o avversità in misura minore) verso questo font che è l'essenza della grafica done it right mentre l'ottima regia di Gary Hustwit, con un discreto gusto visivo, ci mostra le scritte in helvetica in giro per il mondo.
Come la lettera di quel famoso scrittore americano non ti accorgi della massiccia presenza/ingerenza del font pur avendolo sempre sotto gli occhi: Gary Hustwit e le sue interviste riescono a farci vedere quello che ci passa sempre davanti senza che ce lo cachiamo; ma che, questo uno dei concetti chiave espressi più e più volte ne film, comunica ben oltre il contenuto del testo.
Se Cocaine Cowboys era probabilmente il documentario più bello del 2006 non ho visto niente di meglio di questo Helvetica per il 2007.
Keep It Simple, Stupid.