Fatti Della Banda Della magliana - Daniele Costantini - 2005: quella che dovrebbe essere una ricostruzione delle vicende che portarono i componenti della banda a scannarsi fra loro è molto meno inchiesta diretta/verbale di quello che si poteva auspicare, anche per motivi di budget limitatissimo, che confina il film a due location + qualche extra, ci ritroviamo a vedere i componenti della banda che raccontano i fatti a noi e che litigano fra di loro, troppo spesso sembra di stare a guardare uno spettacolo teatrale, e questo non è bene. Grandissimo Er Patata, che è un caratterista come non ne abbiamo più, capace di diventare attore comico o drammatico secondo la necessità, spesso anche nello stesso momento, per non parlare quando si butta sul grottesco, li è inarrivabile.Se vi piace sentire parlare romanesco, vedere dei truzzi che si offendono e vi interessa la banda della magliana potete anche guardarlo, altrimenti non mi sentirei di consigliarvelo.
I dodici medaglioni d'oro - Kang Cheng - 1970: Non avendo mai visto nulla di questo (abbastanza noto) regista HongKongese e sentondomi in colpa per aver visto un film di Zhang Yimou sono dovuto correre a guardarmi un wuxia classico, e sono contento di aver visto questo film giusto per dovere di completezza. Non che siamo di fronte ad un brutto film, tutt'altro, sopratutto nei risvolti melodrammatici il film funziona, un po' troppo strappalacrime ma funziona, le arti marziali ce ne sono pochine, molto più spazio è dato ai trucchi cinematografici, che seppur realizzati in modo perfetto hanno ben poco di interessante da offrire, sopratutto quando a fare l'action director c'era un diciottenne (e non era nemmeno il suo primo film da action director) Samo Hung.
Solo per appassionati del genere, oltretutto si sente già pesantemente che siamo sul viale del tramonto del wuxia, ma se siete appassionati merita.
C'è poi Ching Ping (che oltre a essere bona e avere il nome più bello del mondo) sembra di vedere recitare Charlene Choi, quasi le avesse fatto scuola, o lei se ne sia ispirata direttamente.
Syndromes And A Century - Apichatpong Weerasethakul - 2006: dopo la pisolante e estasiata visione veneziana sono riuscito a recuperare (era circa un anno che volevo assolutamente rivederlo) questo meraviglioso film del regista dal nome impronunciabile (vi sfido a leggere il nome tutto d'un fiato senza commettere errori) di cui abbiamo letto tante belle cose ma visto solo questo. E prima di procedere devo ammettere che è un film che fa dormire, è come una ninna nanna dalla voce calda e familiare, il mio coinquilino dopo un paio di "bello, questo mi è gustato, mammamia che bello" si è addormentato come un bambino fra le braccia della mamma, che è un po' la stessa cosa che ho fatto io a Venezia, col senno di poi non me ne pento.Un film praticamente costruito sul nulla, dove la stessa nonstoria (dei problemi amorosi appena accennati) viene ripetuta nella prima parte del film in un ospedale di campagna, nella seconda in uno di città, ribaltando la regia (Se prima inquadravo X nella seconda parte inquadro Y, se X stava a destra nella seconda parte starà a sinistra, ovviamente quando e se la scena è ripetuta): ho provato (anche questa volta)a cercare un significato, a capire il senso di quei dialoghi vuoti, minuti, di quelle inquadrature lunghe e ferme, che riempiono la visione di una normalità inquietante, estatica, nella quale ci si perde, ci si addormenta nella contemplazione della semplicità dell'umano. Questo regista è capace di fare delle carrellate lentissime, sui dei neon che si accendono, su dei corridoi vuoti e sono i neon e i corridoi vuoti più belli che l'umanità ricordi.
C'è poi il finale con tutta la gente che fa areobica su di una canzone allegra/demenziale che è veramente una delle cose più belle che abbia mai visto, da sempre.
Un grande film, un grandissimo film.













