
Una ragazza si crede un droide da combattimento, per questo viene rinchiusa in una clinica psichiatrica dove incontrerà un ragazzo cleptomane che porta le maschere e si innamoreranno.
Park Chan Wook è un bravissimo regista, questo lo sappiamo più o meno tutti, dal punto di vista visivo questo è un film estremamente ricco e interessante, ogni movimento di macchina e ogni inquadratura sono belli, di questo non v'è dubbio. Park Chan Wook è anche probabilmente il miglior titolitestista che ci sia oggi, meriterebbe di vincere qualsiasi premio solo per i titoli di testa dei suoi film.
Purtroppo però qui i titoli di testa (e una partenza convincente) rimangono la cosa migliore del film, che pur avendo una coesione formale/stilistica straordinaria (imho molto più che nei precedenti) non riesce a convogliare tutto questo stile verso uno scopo, nemmeno nell'autoreferenzialità. Forse, se si fosse spinto un pochino oltre, debordando nel terreno dello sperimentalismo puro, il film ne avrebbe guadagnato, oltretutto non è che sia stato questo successo di botteghino.
Il motivo per cui non riusciamo a interessarci e ogni tanto ci si mette a pensare ai fatti propri non ha niente a che vedere con tutte le sottotrame poco legate con le vicende principali (Lady Vendetta ve lo ricordate? anche li di svincoli ce n'erano parecchi no?), Park si è dimostrato abilissimo nel gestire la materia melodrammatica, sia sul versante popolare che sui terreni impervi del cinema autoriale, ma in questo caso ha scelto di affrontare una materia drammatica più sommessa e delicata (in fin dei conti è la storia di una che non mangia e il suo ragazzo riesce alla fine a farla mangiare grazie all'amore) non riesce a creare tutto quel pathos che ci si sarebbe aspettati, aspettativa di pathos a cui in fondo il film stesso sembrava aspirare: con il suo stile ricco e ricamato, con le sue snuvolettature poeticosurreali.
E non so dire fino a che punto sia un accidente del destino (mica tutti i giorni puoi girare oldboy) e quanto invece ne abbia colpa la penna di Park, che costruisce un film come se ci dovessimo aspettare qualcosa di struggente e commovente e invece non inserisce nessun nucleo drammatico forte (anche se ora mi vengono dei dubbi, ci sta che ci siano questi nuclei ma sono drammatizzati male), non che ci debbano essere per forza (sti benedetti nuclei narrativi) chiariamoci, ma in questo film si, se ne sente la mancanza e si sente pesantemente.
Dai, ti vogliamo ancora bene.