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giovedì, maggio 31, 2007
multimassroleplayingpost 

Fatti Della Banda Della magliana - Daniele Costantini - 2005: quella che dovrebbe essere una ricostruzione delle vicende che portarono i componenti della banda a scannarsi fra loro è molto meno inchiesta diretta/verbale di quello che si poteva auspicare, anche per motivi di budget limitatissimo, che confina il film a due location + qualche extra, ci ritroviamo a vedere i componenti della banda che raccontano i fatti a noi e che litigano fra di loro, troppo spesso sembra di stare a guardare uno spettacolo teatrale, e questo non è bene. Grandissimo Er Patata, che è un caratterista come non ne abbiamo più, capace di diventare attore comico o drammatico secondo la necessità, spesso anche nello stesso momento, per non parlare quando si butta sul grottesco, li è inarrivabile.
Se vi piace sentire parlare romanesco, vedere dei truzzi che si offendono e vi interessa la banda della magliana potete anche guardarlo, altrimenti non mi sentirei di consigliarvelo.

I dodici medaglioni d'oro - Kang Cheng - 1970: Non avendo mai visto nulla di questo (abbastanza noto) regista HongKongese e sentondomi in colpa per aver visto un film di Zhang Yimou sono dovuto correre a guardarmi un wuxia classico, e sono contento di aver visto questo film giusto per dovere di completezza.
Non che siamo di fronte ad un brutto film, tutt'altro, sopratutto nei risvolti melodrammatici il film funziona, un po' troppo strappalacrime ma funziona, le arti marziali ce ne sono pochine, molto più spazio è dato ai trucchi cinematografici, che seppur realizzati in modo perfetto hanno ben poco di interessante da offrire, sopratutto quando a fare l'action director c'era un diciottenne (e non era nemmeno il suo primo film da action director) Samo Hung.
Solo per appassionati del genere, oltretutto si sente già pesantemente che siamo sul viale del tramonto del wuxia, ma se siete appassionati merita.
C'è poi Ching Ping (che oltre a essere bona e avere il nome più bello del mondo) sembra di vedere recitare Charlene Choi, quasi le avesse fatto scuola, o lei se ne sia ispirata direttamente.

Syndromes And A Century - Apichatpong Weerasethakul - 2006: dopo la pisolante e estasiata visione veneziana sono riuscito a recuperare (era circa un anno che volevo assolutamente rivederlo) questo meraviglioso film del regista dal nome impronunciabile (vi sfido a leggere il nome tutto d'un fiato senza commettere errori) di cui abbiamo letto tante belle cose ma visto solo questo. E prima di procedere devo ammettere che è un film che fa dormire, è come una ninna nanna dalla voce calda e familiare, il mio coinquilino dopo un paio di "bello, questo mi è gustato, mammamia che bello" si è addormentato come un bambino fra le braccia della mamma, che è un po' la stessa cosa che ho fatto io a Venezia, col senno di poi non me ne pento.
Un film praticamente costruito sul nulla, dove la stessa nonstoria (dei problemi amorosi appena accennati) viene ripetuta nella prima parte del film in un ospedale di campagna, nella seconda in uno di città, ribaltando la regia (Se prima inquadravo X nella seconda parte inquadro Y, se X stava a destra nella seconda parte starà a sinistra, ovviamente quando e se la scena è ripetuta): ho provato (anche questa volta)a cercare un significato, a capire il senso di quei dialoghi vuoti, minuti, di quelle inquadrature lunghe e ferme, che riempiono la visione di una normalità inquietante, estatica, nella quale ci si perde, ci si addormenta nella contemplazione della semplicità dell'umano. Questo regista è capace di fare delle carrellate lentissime, sui dei neon che si accendono, su dei corridoi vuoti e sono i neon e i corridoi vuoti più belli che l'umanità ricordi.
C'è poi il finale con tutta la gente che fa areobica su di una canzone allegra/demenziale che è veramente una delle cose più belle che abbia mai visto, da sempre.
Un grande film, un grandissimo film.

martedì, maggio 29, 2007
best actor, ever 


domenica, maggio 27, 2007
DOA: Dead Or Alive - Corey Yuen - 2006 


Belle donne mezzenude si picchiano.

Non sono un amante dei picchiaduro in generale, nè di DOA in particolare (a differenza di qualcuno) quindi ammetto che potrei essermi perso qualcosa di questo film, ma ho come il sospetto che quel poco che so e quelle tre quattro parite che ho fatto a DOA siano sufficenti a recepire appieno il film.
I film a torneo li adoro, evitano di perdere tempo in inutili giustificazioni e si concentrano subito in quello che ci interessa: le botte, e l'azione, e qui inoltre si punta fin da subito sulla sospensione del giudizio videoludica, con tanto di UI in mostra con scheda dei personaggi e cazzate varie immaginabili solo in un picchiaduro arcade, ma purtroppo tutti gli ammiccamenti vari non bastano a farci dimenticare quello che vediamo e ci troviamo spesso ad eslcamare a voce alta: che Stronxata!
Perchè mai dovrei volere una trama in un film a tornero? La trama perfetta di un film a torneo è questa: Ci sono dei combattenti forti (mostrare quanto sono forti), si riuniscono per darsi le mazzate (far vedere che alcuni sono amici e altri si odiano), si danno le mazzate, uno vince, fine. Ogni altro orpello narrativo è inutile e controproducente, Jimmy Yu Wang lo aveva già capito tanti anni fa, gli americani ancora no.
Vedere belle donne che si picchiano è bello, su questo nessuno abbia da ridire, però c'è solo questo di bello da vedere. Già perchè il povero Corey Yuen deve sorbirsi quattro attricette sfigatelle che oltre a saper recitare male immaginiamo non abbiano la minima idea di come si combatte, e quindi vai di digitale, vai di ralenti estetizzanti che non hanno nulla di bello da mostrare (a parte le tetteculi delle signorine) vai a mille spezzettamenti che a parte quello di mascherare l'inettitudine di chi performa hanno ben poca ragione di essere. Però a difesa di Yuen c'è da dire che almeno il montaggio frenetico e la frammentazione dell'azione è fatta bene, sembra quasi che le donzelle ci sappiano fare veramente con i cazzotti e noi non perdiamo mai le coordinate spaziotemporali durante il combattimento, insomma è un regista cinese.
C'è una parita di pallavolo dove la palla è in digitale.
C'è una scena, forse la migliore dell'intero film, dove una delle protagoniste scappa dalla polizia mettendosi il reggiseno e prendendo la pistola, tuttoquessto al volo (reggiseno e pistola in digitale) mentre sta picchiando i PS , smargiassate così imbarazzanti sono da elogiare.
Poi cosa altro dire, dura poco ed è veloce, dovessi dirvi che mi ricordo un combattimento o una coreografia memorabile direi il falso, in più in un film che si chiama Dead or Alive (anche se è un videogioco ok) non c'è nessuno che muore davvero, le katana non fanno uscire sangue quando tagliano la gente e tra i vari rivali non c'è del vero odio....e Gen Fu (il mio personaggio preferito del videogioco) è appena visibile, inoltre (ma questa è veramente una pippa mia) i combattenti maschi sono per lo più giapponesi ma combattono con stili cinesi.

Mi sono divertito? Sì, vedere belle donne che si picchiano è un passatempo molto onorevole.

Catfight!

giovedì, maggio 24, 2007
Zodiac - David Fincher - 2007 


Guardo il post su cinebloggers e mi domando? Come è possibile che si siano bagnati tutti per questo film? Voglio dire, di pregi il film ne ha e nemmeno pochi, ma davvero vi siete tutti così esaltati da trasformarvi in tante passerine bagnate? Sarò io una figa di legno, ma tutta questa eccitazione per zodiac mi sembra un po' eccessiva: groupie di Fincher? Zoccolette di primo pelo alle prese con le prime turbe ormonali? Semplici troioni? Chi può dirlo, forse siete tutti froci e vi siete innamorati di Jake Gyllenhall, e la sua vista vi ha fatto perdere il senso della ragione, facendovi spallettare questo film a caso, Perchè, se non ve ne siete accorti (e ve lo dirà questa figa di legno) Zodiac è un film tremendamente palloso, e non di quei film pallosi ma belli che farai anche fatica a stargli dietro, ma la fatica verrà ripagata ad un livello superiore dal piacere intellettuale. Qui no, qui siamo pallosi e basta. E per giunta con una dose massiccia di verbosità che non sempre (sul piano della qualità dei dialoghi) è ad un livello accettabile.

Certo, gli occhi ce li ho anche io, ho riconosciuto che a livello figurativo/formale c'è del grasso, che nulla nel quadro è lasciato al caso e che la fotografia, la croma e più in generale la regia è sempre più che meritevole di elogi e plauso (dai diciamolo che probabilmente è il film meglio diretto da Fincher, ma questo non lo rende di certo il suo film più bello, che per inciso rimane fightclub, che pur rimane un film mediocre) ma aldilà di un'indagine portata avanti in modo duro e crudo (che ha più il sapore dell'inchiesta che del film di finzione) e che nel corso del film stavo anche per iniziare ad amare vista la sua secchezza e linearità ho dovuto subito ricredermi visto che questo rimane un film che:

1. Non è capace di sfruttare il materiale che utilizza: questo perchè vuole tenere dentro tutto. Tutto il narrabile della sua storia lo butta lì nel mezzo al mucchio (peraltro ordinandolo in modo discutibile): bravo, hai fatto il tema più lungo della classe dove hai scritto più cose di tutti.

2.Affonda il film in troppi personaggi. Troppi personaggi, troppi attori, troppi attori che parlano di troppi personaggi. Alcuni entrano ed escono dall'universo diegetico (e si tratta anche del protagonista, sob) come se entrassero in un negozio di paccotaglie cinesi giusto per dare un'occhiata: Perchè il protagonista per metà film non c'è? Cosa fa? Come mai impazzisce per Zodiac? Perchè mai dovrei interessarmi a quello che fa (infatti dopo un po' non me ne fregava proprio un cazzo e guardavo le immagini sperando che il film finisse presto). Ispettore di polizia1 "Guarda, non ho più voglia di lavorare a questo caso, lo lascio" Ispettore di polizia2 "ok hai le tue ragioni, ciao", l'ispettore di polizia1 non si vede più per tutto il film.

3.Il film è troppo lungo: è troppo lungo non perchè duri due ore e mezza, ma perchè sono due ore e mezza di una pallosissima indagine di polizia dove fondamentalmente non succede un cazzo. Confutatemi il fatto che: 1 è palloso, 2 non succede un cazzo. (e non venitemi a dire che l'intelletto è così investito che riusciamo a sopperire a questi due macroproblemi).

E poi quanto è cinefilo a mettere le locandine dei film nel suo film! A voi non sarebbe venuta un idea così originale eh! lui si che è un vero cinefilo.

lunedì, maggio 21, 2007
Zhang Yimou, bitch 



La mia (mezza) stroncatura su cineblog.it

sabato, maggio 19, 2007
Starcraft 2 



Ecco cosa farò per i prossimi 10 anni (quando non gioco a World Of Warcraft).

www.starcraft2.com

venerdì, maggio 18, 2007

dhoom 2 image, Aishwarya Rai


Il film è Dhoom 2, la ciccia che vedete qua sopra si chiama Aishwarya Rai e la canzone è bellissima, quasi quanto la ciccia qua sopra.

giovedì, maggio 17, 2007
The Black Temple 



brrrr


'Sti cinesi so tutti uguali 



il tipo spacca.

via bucknasty

mercoledì, maggio 16, 2007
I'm a Cyborg, But That's OK - Park Chan Wook - 2006 


Una ragazza si crede un droide da combattimento, per questo viene rinchiusa in una clinica psichiatrica dove incontrerà un ragazzo cleptomane che porta le maschere e si innamoreranno.

Park Chan Wook è un bravissimo regista, questo lo sappiamo più o meno tutti, dal punto di vista visivo questo è un film estremamente ricco e interessante, ogni movimento di macchina e ogni inquadratura sono belli, di questo non v'è dubbio. Park Chan Wook è anche probabilmente il miglior titolitestista che ci sia oggi, meriterebbe di vincere qualsiasi premio solo per i titoli di testa dei suoi film.
Purtroppo però qui i titoli di testa (e una partenza convincente) rimangono la cosa migliore del film, che pur avendo una coesione formale/stilistica straordinaria (imho molto più che nei precedenti) non riesce a convogliare tutto questo stile verso uno scopo, nemmeno nell'autoreferenzialità. Forse, se si fosse spinto un pochino oltre, debordando nel terreno dello sperimentalismo puro, il film ne avrebbe guadagnato, oltretutto non è che sia stato questo successo di botteghino.
Il motivo per cui non riusciamo a interessarci e ogni tanto ci si mette a pensare ai fatti propri non ha niente a che vedere con tutte le sottotrame poco legate con le vicende principali (Lady Vendetta ve lo ricordate? anche li di svincoli ce n'erano parecchi no?), Park si è dimostrato abilissimo nel gestire la materia melodrammatica, sia sul versante popolare che sui terreni impervi del cinema autoriale, ma in questo caso ha scelto di affrontare una materia drammatica più sommessa e delicata (in fin dei conti è la storia di una che non mangia e il suo ragazzo riesce alla fine a farla mangiare grazie all'amore) non riesce a creare tutto quel pathos che ci si sarebbe aspettati, aspettativa di pathos a cui in fondo il film stesso sembrava aspirare: con il suo stile ricco e ricamato, con le sue snuvolettature poeticosurreali.
E non so dire fino a che punto sia un accidente del destino (mica tutti i giorni puoi girare oldboy) e quanto invece ne abbia colpa la penna di Park, che costruisce un film come se ci dovessimo aspettare qualcosa di struggente e commovente e invece non inserisce nessun nucleo drammatico forte (anche se ora mi vengono dei dubbi, ci sta che ci siano questi nuclei ma sono drammatizzati male), non che ci debbano essere per forza (sti benedetti nuclei narrativi) chiariamoci, ma in questo film si, se ne sente la mancanza e si sente pesantemente.

Dai, ti vogliamo ancora bene.

domenica, maggio 13, 2007
Too Many Ways to Be No. 1 - Wai Ka-Fai - 1997 


Kau, interpretato da un superbo Lau Ching Wan (quando non è superbo?), è un povero (nel senso di senza soldi) affiliato alle triadi che a partire da una decisione diversa (pagare o meno il conto di una sauna/centromassaggi) si troverà a vivere due storie completamente diverse, una lo porterà verso la morte nella mainland China, l'altra verso un non proprio facile e non proprio felice successo a Taiwan. Se guardate l'anno di produzione del film troverete facili riferimenti al rientro sotto il grande impero rossoceleste della ex colonia britannica, con relative paure al seguito (e cmq c'è qualcosa, e anche qualcosa di più di qualcosa, nel film stesso)

Girato quasi tutto in grandangolo, con un ritmo da brividi e una potenza visiva che ci immagineremmo solo nel miglior cinema di Hong Kong (ehm, questo è parte integrante del miglior cinema di Hong Kong) è una sequela di scene memorabili, che potrei anche evitare di citarvi, ma le citerò.

C'è un pianosequenza di una rissa (sarà per quello che mi è piaciuto così tanto) con telecamera a mano rovesciata, dove tutti si picchiano si urlano contro e c'è un gran casino. Solo a immaginare di coordinare un pianosequenza del genere, con movimenti di macchina (che ricordiamo è per tutta la durata capovolta) precisi, inquadrature plastiche, azione che si sviluppa attraversando lo spazio in modo naturale e il tutto senza voler far vedere quanto si è bravi, beh, viene voglia di sotterrarsi dall'invidia.

C'è una sparatoria con decine di gangsters che si sparano nel buio di un ristorante-pantheon, si vedono solo i luccichii degli spari.

Francis Ng sfonda il cranio ad una signorina con un mattone giusto per rapinarla.

Lau Ching Wan che mangia la merda per raggiungere il punto più basso e poter resuscitare come Cristo: ci sono molte vie per essere il numero 1.

Lau Ching Wan che a confronto con il boss è disposto a farsi sparare pur di proteggere i suoi amici, perchè sennò 18 anni passati nelle triadi sarebbero stati senza senso, potrebbe essere stato una patata.

Lau Ching Wan che si taglia il dito e lo taglia a Francis Ng perchè pensava che il capo lo avesse sgamato, invece non era vero, e tagliandosi il dito si fa sgamare.

Una mafiosa si tromba Lau Ching Wan, nel senso che gli sta sopra e non si fa toccare, e mentre gode dice "muoio muoio"...e poi muore davvero.

Potrei continuare ancora per molto ma fate prima a guardarvi il film.

lunedì, maggio 07, 2007
The Protégé - Tung-Shing Yee - 2007 


Daniel Wu è un infiltrato della polizia in un organizzazione che traffica eroina pura al 65% per le strade di Hong Kong. Il trafficante è un imbrizzolato e malaticcio Andy Lau, che ha preso come protetto proprio il nostro protagonista, e in 7 lunghi anni di paternalismi vari non gli ha nemmeno insegnato come si taglia la roba, mah.

Questo potrebbe sembrare uno delle mie solite minisinossi ironiche, ma purtroppo questa volta è la realtà. Aspettavo questo film con molta ansia, perchè i film che parlano di eroina non me li lascio sfuggire quasi mai, e di solito (anche se di solito sono brutti) mi piacciono lo stesso, ma in questo Protégé ci sono troppe cose che non funzionano, cercheremo di affrontarle una ad una, ma prima di procedere è bene specificare che si sarebbe potuto trattare di un gran bel film, se solo non si fosse sbagliato TUTTO, è sbagliata la sceneggiatura, è sbagliata la storia d'amore ed è sbagliata anche la retorica antidroga, che con quel finale amaro poteva essere spinta molto più reazionariamente, per creare un interessante sbandata finale, e infine, ma forse la cosa più importante, è totalmente sbagliato il modo di presentare poliziotti e trafficanti, le indagini e i traffici.
La sceneggiatura è didascalica e pedante, tutti i personaggi parlano e parlano, si preferisce sempre usare un dialogo al posto di una sequenza, questo, oltre ad appesantire smisuratamente è anche molto nocivo sul rapporto filiale che c'è fra Andy Lau e Daniel Wu, i quali vengono da subito presentati quali coppia, senza che veniamo a sapere (tranne un dialogo risolutivo/sbrigativo finale) come a fatto Daniel a infiltrarsi (e a diventare addirittura protetto) del supermanzo Andy Lau. In questo modo quando alla fine bisogna fare i conti con la giustizia che i due siano stati amici, che uno venga tradito dall'altro e tutte queste cose che dovrebbero fare emozione non fanno un bel niente.
La storia d'amore sarebbe anche stata carina, lui che è uno sbirro ma che vende l'eroina e si innamora di una tossica con figlia a carico avrebbe potuto discernere una molteplicità di problemi e di situazioni problematiche, sia a livello morale che cinematico, però si preferisce usare l'amore come tappabuchi (e qui che scena ci mettiamo capo?) e per dare un minimo di interesse alla cosa non si trova di meglio che far saltare fuori il marito (anch'egli tossico) di lei. überuff.
La retorica antidroga: ok, non che mi aspettassi Paura E Delirio A Las Vegas, ma, fintanto che è un vecchio spacciatore malato che sta per passare la palla al suo rampollo ci può anche stare, ma quando a fare gli esistenzialisti sono i produttori tailandesi di eroina, che discutono del mercato della roba rassegnandosi all'ascesa delle droghe metanfetaminiche come se si stesse costatnando il passare delle stagioni è cosa ridicola. Anche se la sequenza nell'accampamento dei coltivatori di oppio con il solito montage dal papavero alla panetta imbustata non è niente malo.
Poi c'è: una bambina che toglie la pera dal braccio della mamma, crisi d'astinenza che passano negli stacchi fra una sequenza e l'altra, un protetto di un superspaccino che in 7 anni di traffici (e in procinto di subentrare nella gestione dell'azienda) non ha imparato un cazzo, ne come si taglia la roba, ne come si vende, ne da dove viene (mah), la stessa bambina che in fin al film toglie la pera (speriamo sia un'altra) dal braccio di Daniel Wu, che ormai senza più l'amata, senza più il capo (amato anche quello?) e non sentendosi più sbirro si voleva fare una bella fiamma.
Poliziotti e trafficanti, traffici e indagini poi non sono ben mischiati, non sono la stessa cosa, ma non sono nemmeno poi così diversi, e il problema (mastodontico) è che non risolvendo questo fondamentalo nucleo drammatico non si riesce (aldilà dei limiti di sceneggiatura) a sviluppare anche un pur minimo discorso. Si è avuta l'impressione che si volesse far vedere come non c'è poi così tanta differenza con un business normale, ma non se ne è avuto il coraggio (o non si è potuto fare), così i poliziotti vengono messi leggermente più in alto, ma si vedono fare cose peggiori e i personaggi agiscono come frenati, come se stessero pensando di essere in un film che parla di droga e che quindi si devono comportare in un certo modo (questo certo modo ammetto di non averlo capito e di trovarmi qui ora in difficoltà a parlarne), come se ci fosse un enunciatore bigotto che mentre ci mostra quello che ci mostra ci dice nemmeno troppo sottovoce che quello che fa vedere è sbagliato, ma non ci vuole o non ci si sa dire il perchè di questo sbaglio.

L'unica cosa ganza è quando Andy Lau arriva in un laboratorio dove hanno fatto casino con dell'eroina tagliata male e in quattro e quattr'otto salva un intero carico col savoir fare di uno a cui sta bruciando l'arrosto nel forno.


Sweet dreams are made of this
Who am I to disagree?
Travel the world and the seven seas
Everybody's looking for something
Some of them want to use you
Some of them want to get used by you
Some of them want to abuse you
Some of them want to be abused

mercoledì, maggio 02, 2007
Rissa è romanticismo 

A dirty carnival è il film che vanta sicuramente le migliori sequenze di karaoke e la migliore rissa tra gangster che si sia vista (si, anche meglio di gangs of new york).

Per deliziarvi (intanto che aspettate di vedere il film, o di rivederlo come me) ecco che vi posto due clip da youtube. Una c'è il Karaoke, nell'altra c'è un pezzettino di rissa nel fango (!!!!!) e un po' di preparazione della stessa in palestra, roba da rimanerci secchi.





Grazie a Rob per il karaoke bar

MurdaTown
 

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