
Nel buco del culo del deserto australiano c'è un ginghiale assassino e incazzatissimo, Razorback. Una giornalista va indagare, il maiale la fa secca. Suo marito va a cercare vendetta e alla fine riuscirà a mangiarsi un succulento piatto di pappardelle al cinghiale.
Chi fa pascolare i propri ibridi equini nelle praterie sterminate e dagli incerti orizzonti avrà certamente ben presente questo nome, ma pochi (io compreso) sanno che quello è un omaggio a questo film (forse no).
Filmetto horror scialbo e insulso, diretto in modo titubante e approssimativo da un Mulcahy alle prime esperienze (quello di Highlander per intendersi). All'inizio sembra quasi che ci sia del buono, ma dopo 45' ci si rende conto che non si stava procedendo per accumulazione, tendando di creare tensione o morbosa curiosità, No, si tenta a cerca (e annoiando a morte chi guarda) di trascinare il film fino alle battute finali.
Non ci si riesce, un po' perchè i soldi sono pochi, perchè la sceneggiatura è scrausa (non succede una pippa per un ora e il cinghialone ammazza si e no 3 persone), perchè la regia è quella che è (anche se qualche trovata simpatica si trova).
Il finale invece si solleva leggermente terra; il montaggio (con i campi sul tipo e i dettagli-flash del porcellone di gommapiuma) è piuttosto insopportabile, ma c'è quel tanto di truculenza e schizzi di sangue che permettono (allo spettatore) di arrivare alla fine.
Divertente quando Razorback viene ucciso affettato dal tritacarne.
Inguardabile la fotografia... è possibile che ogni due scene siano in controluce con tanto fumo e ci siano misteriose lampade colorate sparse per il deserto ad illuminare le facce di bronzo degli attori?
Non lo consiglierei a nessuno.. però ci possiamo sbizzarrire (e senza alcuna valida ragione) a leggerlo come un'allegoria del p2p, con Razorback che attacca i rozzi e stupidi abitanti del deserto (di valori) per procurarsi la carne cruda...allora ci si può divertire un minimo di più...ma bisogna essere sufficentemente nerd.