
Max Fischer, uno studente che svolge praticametne qualsiasi attività extrascolastica immaginabile in una scuola chic (ma prediligie dedicarsi alla regia teatrale, adattando anche Serpico), andando però di merda nelle materie vere, si innamora di una professoressa, della quale anche Bill Murray magnate dell'acciaio, benefattore della scuola e figura paterna per Max si innamorerà. Si instaura così una lotta infantile fra il giovane e la figura paterna (sempre presente in Anderson) per il possesso della femmina.
Questa volta si rinuncia ad un'ampia coralità per concentrarsi sui tre personaggi principali, affrontando l'intimo delle loro esistenze, rimanendo però maliziosamente sulla superficie, una storia solida, dove le tappe del racconto (e dei personaggi) sono scandite dall'aprirsi e chiudersi del sipario, quasi a sancire l'artificiosità delle vite dei protagonisti, in un mondo dove i bambini si comportano da adulti e gli adulti sono lungi dall'essere maturi, dove già qualche piccola surrealtà si lascia già intravedere a commento di un disilluso e cinico sguardo sui passaggi di età, dove l'happy end (che viene in seguito a un'iperrealista piece teatrale sul vietnam dove tutti si riconciliano) è volutamente posticcio.
Il film è troppo amaro perchè si possa credere a quella risoluzione, lo sguardo distaccato della mdp rende i personaggi soli, disperati, Anderson ce li mette di fronte ai nostri occhi senza difese (mancando qui la coralità centrifuga dei tenenbaum e il meccano acquatico) e per questo ci sentiamo subito vicini, subito ne condividiamo la fatica di affrontare la Vita.
Quello che più mi convince è la capacità di Anderson di parlare di rapporti familiari in crisi, di struggenti passioni irrisolvibili, della ricerca di un'identità (di un padre, di una posizione sociale, di un ruolo,) in modo piacevole e divertente, senza diminuire la portata del dramma. Semplicemente, il dramma, non lo fa sentire mentre lo so si guarda, lo passa inframuscolo, rintontendo lo spettatore con la patina di una copertina lucente.
I Colori erano già belli decisi e luminosi, ma ancora il meglio doveva venire.
Si respira autobiografismo.
Qui si iniziava già a parlare di pesci e immersioni, ottimo Murray, ma non come in Zissou. L'ho preferito ai tenenbaum, ma non alle avventure.