mercoledì, agosto 29, 2007
Anche quest'anno mi trovate a venezia alla sessantaquattresima mostra del cinema di Venezia, purtroppo sembro essere l'ultimo reduce dei cinebloggers che un tempo facevano scorribande al
lido.
Troverete un po' di scritti miei su
cineblog.it, qui su murdamoviez rimarremo in standby o ci occuperemo delle cose meno istituzionali.
Credo che anche quest'anno sarò molto presente nella sezione retrospettiva: lo spaghetti western. Domani c'è lo chiamavano trinità che mi aspetta, potevo restarmene a casa a vedere i bellissimi su rete 4.
Mi sono imborghesito e visto la sistemazione molto economica (una gran bazza come direbbero a Bologna) che ho trovato ho preferito optare per un letto vero piuttosto che approfittare dell'ospitalità magnanima (ma un po' spartana) dei compagni del global beach, che comunque non mancherò di visitare e salutare.
Intanto oggi, arrivato e accreditato, ho già visto la prima star, trattavasi del G Max, quello grasso e ridicolo (si, sono ridicoli entrambi lo so) dei flaminio maphia.
Direi che per adesso è tutto, seguite le mie avventure su
cineblog.it.
Un mucchio di serpenti velenosi (
cit.) sono su un aereo, Samuel L Jackson li uccide.
Non so se siete dei frequentatori di videonoleggi, io ogni tanto ci vado con la mia ragazza quando non ho il mio computer sotto mano e mentre lei sceglie una serie di proposte da vagliare io mi fiondo subito nella sezione action movie del videonoleggio di turno incurante del film che andremo a vedere. Già perchè non c'è storia, gli action movie me li guardo da solo, è giusto così, quello che però mi piace delle sezioni action dei videonoleggi è che ci sono dei film introvabili negli altri circuiti, roba che non è mai uscita al cinema e di cui non se ne è mai sentito parlare (più qualche perla butta li in mezzo ai porci tipo che ne so Kung Fu Hustle) più della metà sono film con Steven Segal, l'altra metà sono film di afroamericani con i rapper (e non sto scherzando, andate a verificare) bene, sappiate che pur guardandone veramente pochi (vanno centellinati sennò il divertimento decade) vado pazzo per i film con Steven Segal e per i film con i rapper (cioè gangsta rapper sulla via del tramonto e incapaci di recitare che fanno film sdozzi dove fanno i duri e fanno esplodere tutto).
Bene, perchè questa lunga introduzione per questo film? Che per inciso non è nè un film con Steven Segal nè un film con un gangsta rapper prestato al cinema? La ragione è molto semplice, un po' perchè è come se racchiudesse il meglio di entrambi i "filoni": non c'è Steven Segal, però c'è la parte di un poliziotto su di un mezzo di trasporto X attaccato da forze cattive Y che minacciano l'incolumità dei passeggeri, e questo poliziotto è interpretato da un neroamericano sulla via del tramonto (Samuel L Jackson) che dice cose tipo "fottuto" "bastardo" e guarda le donne bianche in modo lascivo e ammiccante, il ché è praticamente quello che farebbe un gangsta rapper se si trovasse in un film del genere.
Questo film è la
quintessenza (che non sapevo si scrivesse attaccato) del film americano per adolescenti brutto di serie b.
Però bisogna ammettere che ci vuole del coraggio a fare un film con dei serpenti velenosi che attaccano i passeggeri di un aereo (davvero volete sapere perché sono li quei fottuti serpenti velenosi? Cioè, secondo voi potrebbe avere un senso?) e più che coraggio ci vuole fegato per farlo durare 90'.
Quello che però mi è piaciuto e che per certi versi ammiro è che tutto succede nella più totale gratuità, non ci si preoccupa che nulla di quello che i personaggi fanno non stia né in cielo né in terra: per fermare i serpenti si fa una barricata con i bagagli a mano, roflmao; SLJ spara sui finestrini dell'aereo perchè si è rotto le palle di quei fottuti serpenti bastardi e li vuole far uscire tutti d'un colpo, roflmao; ovviamente i primi a morire sono i piloti, ma uno subito si riprende nonappena SLJ ha salvato la situazione e deve tornare a controllare come vanno le cose fra i passeggeri, roflmao; ci sono dei cazzo di serpenti velenosi fottuti bastardi su di un cazzo di aereo fottuto bastardo, roflmao.
Poi ci sono un sacco di gag assolutamente non divertenti: tipo il tipo che sta pisciando e pensate un po', un serpente gli morde il cazzo, e lui prende il serpente e lo stritola come se si stesse stritolando il cazzo; c'è una tipa che vomita nel sacchettino, e un serpente velenoso schizza da dentro il sacchettino e la morde in faccia; c'è un serpente che sale sotto la gonna di una cicciona mentre dorme e questa ci gode, c'è lo stereotipo di un gangsta rapper (no, non uno vero,
un attore che interpreta lo stereotipo del gangsta rapper) che fa il fico e ci prova con le tipe ma poi ha paura dei serpenti velenosi.
Insomma ci sono tutte queste cose qui che vorrebbero fare ridere, non ci riescono in nessun modo, e talmente sono ridicole che riescono a suscitare l'ilarità. Per non parlare poi di SLJ che si fa strada tra i serpenti velenosi (fottuti bastardi) elettrizzandoli con il taser gun.
Non c'è una scena d'azione degna di questo nome (anche se di frenetismo ce n'è tanto tanto) e il film è una merda totale, ma mi sono divertito uguale, dai quando lo avete mai visto un film con dei serpenti velenosi che attaccano un aereo?
mercoledì, agosto 22, 2007
Una figlia sclera e dice di un certo posto chiamato Silent Hill, la mamma ce la porta e succede un gran casino.
Mi avevano parlato bene in molti di questo Silent Hill, poi un po' per pigrizia, un po' perchè non avevo mai giocato al videogioco lo avevo sempre lasciato da parte, ed avevo sempre fatto male.
Già perchè questo è probabilmente uno dei migliori adattamenti da videogiochi che abbia visto è un solidissimo (almeno fino a tre quarti) film di intrattenimento che adatta da un survival game tutto l'adattabile senza farcirlo di inutilerie quali siamo abituati a vedere nei film da videogiochi e che mantiene una certa cacarella (nel senso che fa cacare sotto) nello spettatore per tutto il film: questo grazie all'abile e curatissima regia che fra plongée e dolly che lasciano i protagonisti in balia della nebbia/fuliggine tolgono il fiato pure allo spettatore, se poi ci aggiungiamo una fotografia coi contro kutsey, la scenografia che ci porta diritti diritti all'inferno e la realizzazione dei mostri che solo in un paio di volte fanno ridere (ma mi immagino quanto possa essere difficile rendere dei mostri di un videogioco in modo credibile al cinema) e la maestosità terribile del Pyramid Head non possiamo che avere tutto il materiale per un ottimo film.
Dire che è una scelta da maestro (e Hitchcock salta fuori qua e là) quella di sostituire il protagonista del videogioco con la di lui moglie, il tutto diventa più pericoloso e conturbante, non ci sono praticamente armi da fuoco, non ci sono praticamente armi: la nostra protagonista è da sola in un mare di mostri e di merda e fa tutto questo solo per salvare la sua bambina, scende all'inferno da sola e senza storia d'amore farlocca e niente cliché da film d'azione standard.
Ma torniamo alla cacarella, non è che ci siano grossi scossoni, e a meno che non siate facilmente impressionabili anche i mostri pur nella loro ottima realizzazione (salvo quei due casi dove sono ridicoli, tipo quando l'eroina sta per arrivare in fondo e ci sono le ballerine di around the world dei daft punk) non fanno paura, e la regia non è così scema da puntare tutto sugli scossoni ad effetto e spauracchi da fantasmino che svolazza davanti la telecamera, il tutto è giocato sulle atmosfere e sulla paura di quello che potrebbe accadere, sulla suspance, per dirla con una parola (anche se tecnicamente non si tratta di suspance).
Certo, purtroppo quando si arriva alla resa dei conti il film perde un po' della sua originalità, tornando sui più sicuri binari di una narrazione navigata, con lo scontro finale fra i cattivi e i quasi buoni, ma in fondo anche questo è realizzato (dalla regia agli effetti speciali) in modo egregio, non possiamo più gridare al capocineludolavoro, ma ci accontentiamo bellamente.
Il sottotesto antibigotto e antitotalitario ha poi contribuito all'apprezzamento generale; l'ending è poi giusto giusto, lascia in sospeso e ti tiene dentro l'inquietudine. ++
E pensare che la nebbiolina nei giochi per play era nata per ovviare ad una deficenza di memoria, dai propri limiti si sviluppano le proprie virtù.
domenica, agosto 19, 2007
Choy Lay Fut legend: Grand Master Dave Lacey
Sembra o non sembra un villain di un film di serie z?
Tornato dalle vacanze con un po' di febbre addosso (è cosa risaputa che a nord fa più freddo che a sud) voglio tornare a parlare subito di due film in modo affrettato e approssimativo come solitamente ci confà.
Prima però di parlarvi di questi due film vorrei in qualche modo farvi partecipi delle mie ferie al Chaos Communication Camp. Oltre 2000 hackers che si ritrovano in Germania ogni 4 anni non è cosa che si può spiegare in poche righe, ma per rendervi un po' l'idea di quello che è successo vi
potete perdere nelle gallerie di flickr oppure dare un'occhiata alla
homepage del meeting.
Ho montanto anche (per la prima volta sotto Linux)
un video con del footage fatto da un amico.
Ma veniamo ai film: prima di partire mi sono visto
Babel, di quel Alejandro González Iñárritu che tanto successo riscuote fra i n00b e con quel Gael García Bernal che tanto piace alle ragazze ma che purtroppo per lui non sa recitare (e la scena dove fa finta di fare l'ubriaco al volante è li a dimostrarlo). Già noi non avevamo amato (e ci stiamo andando per il sottile ve lo giuro) amores perros, ma qui si esagera.
La forma ad incastro potrebbe sembrare il capro su cui puntare la lama, ma ad una visione attenta ci si accorge che quello è semplicemente un espediente per fare un film, i problemi sono altri, e più profondi. Si pensi che in amores perros quella forma aveva un minimo di senso, seppur affogata da una regia modaiola e cool, pur potendo non piacere, si poteva (a fatica) riconoscere un certo
quid.
Qui invece (in Babel) gli incastri ci sono solo per reggere insieme 4-5 storie (ora nn ricordo) una più ridicola e banale dell'altra, con trucchetti di sceneggiatura da far ridere anche uno sceneggiatore di un posto al sole (con tutto il rispetto per gli sceneggiatori di un posto al sole beneintesi) e la regia perde pure quell'appeal modaiolo appiattendosi su blandi canoni hollywoodiani.
L'unica cosa che mi è piaciuta è la battuta (cito a memoria) "il messico è un posto molto pericoloso, è pieno di messicani!" e forse la storia ambientata in Marocco, ma sicuramente solo fino a quando i due pischelli colpiscono la gringa.
Quello che veramente è fastidioso è che tutto sembra succedere perchè il film deve procedere, succede qualcosa in vista del dramma che verrà (ma sarebbe meglio dire NON verrà), inoltre tutto quello che succede ha il sapore (e il valore) delle voci registrate quando chiami i numeri di assistenza: non ti dice un cazzo di niente e vorresti distruggere l'aggeggio che la riproduce.
Finalmente qualcuno da odiare a ragione, attendo impaziente il prossimo film di Iñarrutto.
L'altro film di cui volevo parlare è di un'altra illustrissima antipatia di celluloide, il danese Lars "sono bravo solo io e sono Von" Trier.
Ma questa volta devo ammettere che il boria ci ha preso in pieno, e mi ha fatto (questo non lo credevo proprio possibile) pure divertire.
Il film di cui vi sto parlando in questo momento è il suo ultimo:
il grande capo. Devo dire che avevo pensato un monte di cose da scrivere su questo film, ma adesso che sto pigiando i tasti sulla tastiera non mi sovviene nulla di succoso da pigiare.
Sarà che sui computer di scena erano tutti marchiati
Sun Microsystems, sarà che la regia tutta tagliuzzi e frenetismo era il perfetto coadiuvante di una narrazione che voleva (e ci riesce) essere antinaturalista pur nella sua semplicità e nel suo gioco che appare divertito e leggero, ma che in realtà nasconde tutto il dramma di un regista in depressione (LVT) alle prese con la materia drammatica che non si può più gestire (perchè la catastrofe è già avvenuta e Gambini lo aveva capito tanto tempo fa, è stato infatti uno dei primi a smascherare Ibsen), che si ribella (assieme agli attori) al tiranno buono che la plasma.
Se non fosse che l'ego smisurato di LVT e la sua convinzione di essere un teorico rivoluzionario quanto Eisenstein e un drammaturgo più biomeccanico di Mejerchol'd venissero un po' a rovinarci la festa avremmo davvero prostrato il capo, ma probabilmente è lo stesso LVT a non volerlo, e forse è lo stesso LVT a disprezzare i suoi estimatori e a venirci in contro fornendoci sempre un appiglio per l'indignazione critica, un bersaglio contro cui puntare il nostro facile dito, sempre uno scalino dal quale guardare in modo critico e intransigente le falsità che ci si parano davanti (devo tirare fuori il nome di Brecht?), il pacco è che in troppi non riescono a salire sullo scalino che LVT prova sempre a costruire, forse perchè nemmeno lui ha mai provato a salirci.
La catastrofe è già avvenuta.
domenica, agosto 05, 2007
Ci vediamo lì
Chaos Communication Camp.