domenica, luglio 29, 2007

Ieri ho finito il primo montaggio di The Iron Pagoda, siammo ancora lontanissimi da una versione definitiva, c'è praticamente ogni stacco da correggere e limare, nonchè da scegliere un paio di take alternativi su un paio di sequenze. Poi ci sarà il mixaggio audio (forse un po' di color correction) e anche un minimo di effetti speciali (che realizzerà Andrea Basti).
Quindi potrà esserci un raccordo più o meno fluido, uno stacco più o meno riuscito, una battuta che era meglio se avevamo girato una riserva e cose così, ma il film sarà a questo punto portato a termine, lo spettro del "manca un raccordo butta via tutto il film" dovrebbe essere definitivamente tacciato.
Ora non vi resterà di aspettare Settembre per vedere il film.

Ecco a voi la nostra eroina.

Questa che vedete è la prima immagine dal film (come fanno notare le bande nere) e quello rappresentato è "il Buddha Malese".
Mentre il montaggio procede vi proponiamo con gioia e un pizzico di orgoglio il nuovo trailer del documentario più hiphop e più street che sia mai stato fatto in italia.
Ad autunno lo potrete vedere per intero.

CG: Succo d'arancia? Grazie
KH: non dirmi che hai abbandonato il tuo amato whiskey con whiskey
CG: No, no... ho solo cambiato colore, ora mi oriento sulle tinte pastello, mi sbattono meno...e lei cosa prende signor Connor, lei beve vero? Alcool intendo.
JS: Poco
CG: Che cosa?! e fa lo scrittore?! Credevo che gli scrittori bevessero tutti e picchiassero le mogli. Lo sa che una volta anche io volevo fare lo scrittore?

Non so perchè ma recentemente mi è venuta alla mente una convinzione che cercherò qui brevemente di farvene partecipi.
Come la maggior parte di voi sapranno il grande festiaval delle immagini in movimento si è aperto con la prima proiezione pubblica dei Lumiere, ma il primato dell'invenzione non è loro, loro è la scelta risultata vincente (all'epoca) della forma sala di proiezione.
Edison, con il suo
Kinetoscopio provò a creare qualcosa di sicuramente troppo avanti coi tempi.
Quello che in realtà aveva realizzato era un vero e proprio cabinato coin-op.
Purtroppo però usare un coin-op senza interagire è poco divertente, e il pubblico preferì andare al cinema.
Certo, come dargli torto, guardare in una posizione scomoda un filmatino per una moneta è una curiosità che dura poco, e se ne vorrebbero sempre di nuovi, il Kinetoscopio è buono per una visione e via, è economicamente svantaggioso per chi lo produce e frustrante per chi paga per l'esperienza.
Quante partite avete fatto al vostro cabinato preferito? Siete riusciti a finirlo? E se lo avete finito, ci avete giocato ancora?
Solo a decenni di distanza si riuscirà a realizzare un kinetoscopio degno di questo nome, è solo grazie al videogioco che il kinetoscopio è riuscito a imporsi, come cabinato e come consolle, sul mercato, questo perchè un videogioco ti tiene per forza di cose molto più vicino alla macchina di quanto non possa fare un film, con il kinetoscopio, come con il videogioco, hai un contatto fisico con la macchina, il migliore videogiocatore è quello che riesce meglio a diventare un tutt'uno con la macchina, i suoi tempi e i suoi meccanismi.
Quella del kinetoscopio doveva essere un'esperienza molto frustrante, anche se erano le prime immagini in movimento fotografiche che si fossero viste, dopo due volte annoiavano di già, e il contatto forzato uomo-macchina (senza possibilità di interagire) ha sicuramente un effetto deleterio per tutto quello che ha reso vincente il cinema narrativo, aveva un effetto straniante sicuramente fastidioso e controproducente.
Certo non è colpa di Edison, che era un genio e un gran figlio di puttana, se non c'erano i computer (e se non li ha inventati), ma forse più che la peterintà del cinema (che per altro gli viene riconosciuta si e no) gli andrebbe riconosciuta la paternità di un medium come intrattenimento popolare, privato, portatile, dall'accesso non regolato e cabinato.
Mentre il mondo andava verso la massificazione e l'ipertrofia, Edison l'americano, il Tecnocrate Positivista, aveva già visto troppo avanti, preso dalla velocità elettrica e dalla leggerezza aveva visto un pubblico frammentato, settario, che voleva vedere (cosa, quando e dove) solo quello che pareva a lui, uno spettatore autonomo, che non dovesse sottostare agli orari, alle maschere, agli imbonitori al pubblico bue che fa casino durante le proiezioni.
Ovvio che una cosa del genere non è stata possibile fino all'arrivo del computer.
domenica, luglio 15, 2007

Visto che si è appena conclusa la fase di acquisizione e digitalizzazione (due palle) postiamo qui un'altra foto di dal set.
Questa volta è il temibile Volpe Nera ad essere raffigurato, ma ancora l'enigmatico Volpe Nera cela il suo superpotere che lo ha reso invincibile.
Intanto la produzione ufficializza i primi rumors circolati nei circoli più esclusivi dei cinebloggers: Andrea, il curatore del cineblog
Gozu, è coinvolto nel progetto, si attendono dichiarazioni dello stesso che chiariscano meglio la sua posizione.
Ancora però infamous non fa sapere a chi (per la parte murda) è stata affidata la regia, sarà Johnnie Murda a cinementarsi con un genere nuovo, oppure sarà lo stesso infamous a tornare dietro la videocamera, oppure dobbiamo aspettarci delle sorprese? Sempre nei circoli più esclusivi dei cinebloggers si mormora che per accontentare i sette fratelli Murda/Wurda, che recentemente hanno espresso la loro insoddisfazione, siano stati coinvolti nel progetto con compiti di alta responsabilità.

Quella che vedete qua sopra è la prima foto di scena direttamente dal set di The Iron Pagoda
(non è un immagine del film).
Dopo due giorni di duro lavoro si sono conlcuse le riprese del prossimo film targato MurdaMoviez.
Per adesso non possiamo dirvi molto, solo che il film è stato codiretto, ma il nome dei due cineasti a cui è stata affidata la regia ancora non è possibile rivelarlo.
Possiamo però annunciare con fierezza che si intitolerà
The Iron Pagoda e sarà una kung fu comedy.
Per adesso vi lasciamo così, nell'attesa di altre indiscrezioni e dei primi screenshot, sperando da parte nostra che non ci siano brutte sorprese al tavolo di montaggio.
Stay Tuned.

Ammetto che quando si parla di GITS non sono minimamente affidabile, il mio amore per la materia è talmente sconsiderato e viscerale che non sono proprio la persona giusta per esprimere un giudizio di valore su qualsiasi cosa abbia come protagonista il maggiore Motoko Kusanagi (che se potessi scegliere una donna oltre alla mia sarebbe lei di fisso) e la sezione 9, inoltre tengo a precisare che gli sfondi del mio desktop sono, salvo rare eccezioni, sempre a tema GITS, il mio attuale desktop è
questo.
Bene, ho visto questa serie con sufficente ritardo e sapevo che me ne sarei pentito: ancora più intrighi fantapolitici (siamo nel Giappone post quarta guerra mondiale e post seconda guerra del Vietnam) ancora più unità meccanizzate, una rappresentazione del cyberspazio più massiccia e fedele (per quanto discutibile) al manga originale, l'introspezione di Motoko e Batou e delle unità tachikoma, lunghi dialoghi sul potere, la politica e la rivoluzione.
Certo la portata della dimensione filosofica è ridotta, sia perchè ormai i temi trattati non sono poi così nuovi (anche se qui si investe maggiormente la dimensione fantapolitica) ma non per questo superati, sia perchè (e qui si sente la mancanza) non c'è Mamoru Oshii.
Circa 3 milioni di rifugiati sono stati stipati nell'isola artificiale di dejima nella baia di nagasaki e cominciano a creare problemi, a chiedere diritti, a reclamare l'indipendenza. Inoltre sembra si stia sviluppando un caso di Stand Alone Complex con un gruppo chiamato Particularist Eleven, che era l'ultimo mitico saggio del filosofo rivoluzionario Patrick Silvestre, saggio capace di attivare un virus nel cervello cibernetico e di votare il ghost alla causa rivoluzionaria, attraverso l'eroismo individuale che per mezzo del sacrificio personale (suicidio mediatico) replica lo stand alone. Uno dei particularist, Kuze (qui vorrei tanto spoilerare ma proprio non ci riesco) riuscirà a superare lo stato di stand alone e riesce a diventare l'eroe rivoluzionario alla guida dei rifugiati oppressi.
Ma in realtà c'è un grande vecchio, un burocrate burattinaio, che gestisce le cose dall'alto.
Solo grazie a Motoko, la sezione 9 e i tachikoma, che si sacrificano per la salvezza di tutti, non scoppierà la quinta guerra mondiale.