siamo andati completamente a ruota libera fino ad ora, non penso che un'ending ordinario sia possibile.
Non avrai mica intenzione di usare la decostruzione, la metafiction e tutta quella roba postmoderna?
Scusa, ma sembra proprio che ci troviamo in questa situazione."
...

Un regista "fantasma" viene chiamato a sostituire (senza che si noti la differenza) il vero regista del film, che è misteriosamente scomparso.
Il problema è che del film ancora non è stato fatto nulla!
Assistiamo ad un folle making off di un anime, non vediamo mai disegnare, le tappe che scandiscono la nascita di un anime vengono affrontate tutte per via teorico/critica, perchè si può parlare di un film solo dentro ad un film ambientato nel teatro dove il film si sta effettivamente facendo, teatro in cui avvengono anche una serie di omicidi seriali che colpiscono le maestranze del film che si sta facendo.
Per Oshii il film vive nel darsi a vedere e si fa vedere (sempre) nel suo farsi.
Con il suo stile verboso e didascalico affronta le tappe (in modo assai competente) dell'istituzionalizzazione del cinema, criticando aspramente l'evoluzione narrativo/realista, ma consapevole dell'impossibilità di cacciare il realismo dal cinema.
Vengono presentate (cioè se ne disquisisce all'infinito) come accidenti funesti l'avvento della trama, l'uso appiattito del colore (che ha perso la sua funzione grammaticale e onirica) e il sonoro (forse anche altro ma ora non mi viene), macigni che hanno bloccato la possibile evoluzione simil-anime del mezzo.
Una lettura della storia del cinema per niente banale e mai abborracciata, un manifesto di poetica che al tempo stesso è un saggio di teoria.

Oshii arriva a dosare e contestualizzare come non gli era riuscito nei due live action precedenti la decostruzione la contaminazione con il cartone animato la riflessione sul mezzo. Utilizza scenografie povere e stranianti. una fotografia calda e espressionista.
Perchè limitarsi alla nostra realtà quando i film come gli anime vanno a costruire una realtà altra, che non è obbligata a sottostare alle leggi del nostro mondo, ma solo ed unicamente alla volontà del regista, che è impossibilitato dalle contingenze del mondo reale ad avere un completo controllo sulla realtà che andrà a creare, che quindi sfuggirà alle sue volontà.
Il film quindi è un essere vivenete autonomo e autoarchico
E il regista del film (di quale film? quale regista?)uccide i personaggi del film per vendicarsi delle ingerenze del reale sulla fiction.... e ci fa anche una ministoria dei pionieri del cinema che sono morti, impazziti o caduti in rovina a causa del mezzo (davvero interessante). Uomo-film/umanità-cinema, si uccidono l'uno l'altro per sopravvivere.
Murda MovieZ RuleZ

Il Film E'
Oshii sostiene che negli anime (dove tutto può acquistare vita e mutare in altro) i personaggi sono entità senza corpo, generate più o meno casualmente dal mare dell'informazione (la realtà/il farsi stesso di un film).
Qui ci troviamo di fronte ad una sorta di portale per tutto l'Oshii successivo; porta che per altro è praticamente sempre presente nel profilmico quasi a voler marcare l'arrivo ad una soglia nel proprio cinema, dopo due prove non perfettamente riuscite, finalmente il minestrone della sua poetica è maturo per i capolavori successivi.
I film sono un'altra forma di esistenza (eXistenZ).
Ci possiamo quindi sbizzarrire con una rilettura di Ghost In The Shell in chiave metacinematografica, dove Oshii profetizza per il cinema una RInascita (in questo Talking Head fa l'anime del treno Lumiere) che assecondi la sua vocazione autarchica e fantasmatica, andando anche a polemizzare su quanti marginalizzano gli anime in quanto non sarebbero un calco del reale, poichè per il semplice porsi di fronte ai nostri occhi, il film vive.
"...Esistono solo due tipi di critici, quelli che guardano gli Anime e quelli che non li guardano..."

E quanto il cinema di Oshii abbia influenzato il rapporto tra cinema-fumetto/videogioco/effettiirrealistici è ben visibile dalle megaproduzioni americane fin giù alla Corea, se il cinema di oggi sta tornando ad assomigliare ad un'allucinazione, ad una baracconata, è anche grazie ai suoi film, all'uso che ha fatto delle tecnologie digitali (Avalon per me rimane una delle cose migliori mai fatte nel settore), alle tesi sostenute nei film.
Quello di Oshii è cinema Rivoluzionario.
C'è anche uno spassoso cameo di Kenji Kawai, che viene licenziato dal regista perchè dice che la musica rende le immagini assoggettabili ad un'ideologia, e attraverso l'uso immagine/musica lo spettatore è facilmente corruttibile.
Forse era già tutto in Lamù - A beatiful dreamer.