"Cloverfield is a great movie because a bunch of whiny self-absorbed twenty-something New York hipsters that live in apartments no one can afford all die." (cit)
Solo oggi scopro il blog di Ron Gilbert (grazie a gozu) e già mi metto a citarlo. Si perchè Cloverfield è essenzialmente questo, un gruppo di ventenni che vengono ammazzati da un mostro grosso, un mostro molto più grosso di the host, e non posso concordare con Ron Gilbert, godiamo nel vedere questi ventenni antipatici con cui non ho nulla da spartire morire miseramente piagnucolando.
Si dovrebbe parlare della campagna pubblicitaria di questo film, probabilmente la più bella campagna promozionale che sia mai stata fatta, ma non lo farò, se volete farvene un idea date un'occhiata qui.
Si potrà dire che in fondo non c'è nulla di nuovo, che tra BWP, le torri gemelle, un po' di horror e un po' di telostvisione (non dimenticandoci The Host) è stato tutto già visto e che non è certo il caso di gridare al nuovo linguaggio, ma il peso ridicolo di queste accuse cade quando si vede una sala intera guardare i titoli di coda nella speranza di vedere ancora qualcosina in più, sia a chi il film è piaciuto, sia chi usciva dicendo "che stronzata".
No, non sarà un linguaggio nuovo, ma è comunque un modo di raccontare che è più vicino alla nostra esperienza quotidiana, e qui non siamo tanto scemi da confonderlo con la semplice ripresa in prima persona, è appunto un tentativo, tentativo riuscitissimo per quanto mi riguarda, di dare una forma film alla serialità televisiva (nel modo di proiettare il dramma sempre un po' più in là) alle riprese amatoriali fra il pubblico e il privato, nelle possibilità demoniche (in senso goetheiano) del digitale e non credo sia un caso se nel giro di pochi mesi abbiamo visto REC, Redacted e questo Cloverfield, che seppur con modi, finalità e esiti diversi cercano di riempire di vivacità, di voglia di farsi guardare, l'immagine cinematografica, di ridare corpo a un immagine che sta diventando sempre più piatta e autoreferenziale da una parte, sempre più parruccona e plastificata dall'altra.
Il film pecca forse di un po' di ingenuità in alcuni passaggi, ma pur essendo girato con un budget rosicato, tutto in ambienti claustrofobici (anche gli esterni) e un relativamente esiguo numero di location riesce ad mettere a segno una serie di colpi di scena e punti di svolta che non sono per niente forzati, il tutto scorre con una naturalezza (per l'artificialità della situazione) che è entusiasmante; se non teniamo conto del finale posticci, totalmente inutile per l'economia del film (ma date a Cesare quel che è di Cesare, ma quanto avrei goduto se il film fosse finito quando il mostro si mangia l'elicottero) direi che il film funziona alla grande proprio perchè è scritto benissimo, nei termini di emozione-reazione (mi rifiuto di usare Deleuze per parlare di un film) funziona molto meglio del cane di pavlov.
Quindi lo considero un film molto più scritto e pensato di quanto sia girato, certo bisogna dare il merito a Matt Reeves che ci fa vedere (e sopratutto NON ci fa vedere) quello che pare a lui, gestisce in modo più che dignitoso la fuga delle comparse e i militari che sparano i missilini, Rob però che era accanto a me ha trovato molto fastidioso a livello fisico il costante e irrefrenabile movimento ballonzolante della macchina da presa, non è esattamente un movimento frenetico, è proprio la macchina scatenata che va un po' in qua un po' in la, inquadra il nulla e si perde il mostro mentre passa sotto il suo obbiettivo per poi rimetterlo in quadro (storto) per una manciata di frame, si capovolge e si ricomincia.
Ah, mi sono dimenticato di dire che il mostro è bellissimo!
Forse nei prossimi giorni scriverò 5 motivi per cui Cloverfield è meglio di The Host.
"For those of you working on your term papers dealing with film deconstruction and plot subtext for your Understanding Film class, let me break it down for you. The whiny hipsters all represent whiny hipsters we hate. The monster is metaphor for a giant monster, and the shallow asshole good looking people all die because they should.
There. I saved you an evening in the library." (cit)