lunedì, dicembre 31, 2007
L'ultimo dell'anno è tempo di classificone e classifichine, non per me, visto che la mia la troverete su
cineblog.it.
Pertanto ecco qualche film che ho visto durante queste vacanze.
Tenacious D: Jack Black ho imparato ad amarlo probabilmente in Super Nacho, prima mi stava anche un po' sulle palle ed è importante dire che se il personaggio non rispecchia proprio i vostri canoni di simpatia è bene non soffermare lo sguardo nemmeno sulla copertina perchè qui siamo davvero al limite del film fatto con gli amici: girato in modo semplicissimo e con battute per lo più autoreferenziali, tuttavia Jack Black basta da solo, la stupidità dilaga e una buona gag ogni tot ci fa ridere sonoramente, quando si scopre che l'altro (quello sfigato) dei Tenacius D è pelato anche da bambino credo di aver svegliato tutta la famiglia di chi mi ospitava.
C'è anche un ubercammeo di Ben Stiller FTW.
Disturbia: E' possibile aggiornare la finestra sul cortile? no. Il film è una boiata per teenager e questo è facilmente dimostrabile, basta prendere ad esame i personaggi: come si muovono e come si comportano, quello che fanno (wow il protagonista usa itunes per scaricare i led zeppelin, quanto è cool e anticonformista), persino la ganza di Neo in Matrix castata come madre del protagonista per rendere il tutto perfetto ad un pubblico giovane (e in fin dei conti ci sono anche riusciti visti gli incassi più che ragguardevoli) fanno del film un'intrigante meccanismo commerciale. Si perchè malgrado il film sia pesante e scassaminchia nei suoi stereotipi (sia narrativi che figurativi) e che non appena si accenna a
rear window venga voglia di prendere D.J. Caruso e metterlo a suonare i dischi in una discoteca pomeridiana per adolescenti il film funziona nella sua essenzialità, mettere tensione e creare suspance e malgrado abbia provato con tutto me stesso a ridere e basta di questo filmetto non sono riuscito a non farmi contagiare dal pericolo e dalla voglia di guardare e scoprire. Chissà che in un futuro D.J. Caruso (ma ci si può chiamare così?) non ci diriga anche un buon film.
Blades of Glory: Evviva i
Frat Pack! Ci si potrebbe aspettare tutto il peggio possibile da una commedia demenziale dove due pattinatori professionisti (Will Ferrel e Jon Heder... ehm... il tizio di Napoleon Dynamite) sotterrano l'ascia di guerra per gareggiare insieme per la medaglia olimpica contro coppie eterosessuali, e invece ancora una volta siamo di fronte a una commedia che sebbene non si stacchi uno sputo dal solco tracciato da Zoolander riesce a divertire come poche altre cose che si vedono sugli schermi piccoli e grandi di questi tempi e in qualche modo riesce anche a far pensare.
Tuttavia per quanto mi sia sforzato e abbia tentato di dare un significato al film non ci sono riuscito, si perchè non può essere semplicemente la rivincita di una coppia homo, che per altro è fin troppo (se vogliamo prenderla come significato profondo del film) esplicitata per credergli davvero, che senso avrebbero allora tutti quei riferimenti alla bandiera americana? Tutto questo concentrarsi sulla crudeltà dell'agonismo e sulla pochezza dei contendenti all'oro, perchè poi mai dovrei finire i titoli di coda con un ridardato mentale che urla America! america! ?
Questi indizi mi portano a pensare che in realtà tutto il discorso homo non sia altro che una metafora con la quale affrontare problemi terzi e se mi concedete una lettura totalmente gratuita, assolutamente non argomentata e francamente anche un po' troppo facilona (purtroppo non ho il film sottomano e tantomeno il tempo per un analisi sistematica) potremmo per esempio vedere da una parte il macho will ferrell come la parte più reazionaria/militarista e il biondino effemminato come la parte più libertaria degli USA: due anime che ultimamente sembrano fare un po' di fatica ad andare a braccetto come una felice coppia gay.
mercoledì, dicembre 26, 2007
Da Cronenberg, anche se siamo convinti che il meglio lo abbia già dato, ci aspettiamo sempre molto e nonostante la volontà (tutta da ricercarsi nell'avvenuta maturità) di mitigare la narrazione dell'estermo con l'eleganza del discorso, del modo di rappresentare, giunga qui ad una comunione felice, che ci lascia più e più volte sconcertati (proprio per l'ambivalenza di ciò che vediamo, da una parte vediamo le cose riprese da un occhio sublime, dall'altro quello che vediamo è quanto di più basso ci possa essere, e qui siamo costretti malgrado nostro a tirare in ballo la scazzottata nella sauna) non siamo rimasti del tutto convinti, forse il doppiaggio italiano ha influito un po' in questo mio personalissimo straniamento, ma c'è come un qualcosa che mi ha impedito di essere risucchiato dal film.
Quello che più mi sorprende, aldilà dei pregi e dei pochi nei del film, è la maestria con la quale si è saputo creare un ritmo incredibilmente sostenuto con una materia filmica pressochè lenta e statica, è vero che il film è scritto bene, ma solo un maestro come Cronenberg poteva riuscire in quell'impresa.
Però, tuttavia, sebbene non mi riesca di trovare una macchia contro la quale puntare il mio dito saccente sento che è un film che si dimentica, che difficilmente rimarrà ai posteri come i grandi film del regista canadese.
Malgrado dirigesse in modo più ghiozzo, le sue riflessioni (anche se tutte uguali) erano più profonde quando più esplicite e tutta questa eleganza e bellezza dei film di oggi sia solo in qualche modo superficiale e che la tanto decantata bellezza interiore, degli organi e delle viscere, qui sia un po' offuscata, messa in secondo piano, ricacciata dentro per mostrare l'esterno.
Non siamo pià dalle parti dell'hardcore che mostra l'interno dei corpi (se non altro a livello intellettivo) ma siamo ormai sul terreno del softcore (e già da almeno 3 film), sì sì, bravissimo e elegantissimo, ma non è quello per cui ti abbiamo acclamato: come una pornostar che faceva hardcore ed è passata al soft.
martedì, dicembre 11, 2007
Hitman - Io ero uno dei pochi (credo) che ci sperava, e anche qualcosa di più. Credevo seriamente che hitman avesse (e le avrebbe ancora) tutte le possibilità per il miglior adattamento di un videogioco, ma ci è stato confermato che dovremo aspettare ancora e ancora prima di vedere qualcosa di decente.
Timothy Olyphant è il meglio di tutti, spero divenga la prossima star del cinema americano.
Visto che il film è indifendibile da ogni punto di vista cercheremeo di elencare brevemente le poche cose che funzionano: le camminate nei corridoi con l'agente 47 inquadrato dall'alto e di spalle, ce ne sono un po' sparse per tutto il film, sono molto musicali, sopratutto quando non sono giustificate narrativamente, non mi sarebbe dispiaciuto se tutto il film Timothy Olyphant fosse stato inquadrato di spalle mentre cammina per i corridoi d'albergo.
La sua relazione sessuofobica con la tipa, mentre lei tutta arrapata tenta di farselo lui la stende con una presa alla nuca, bitch!
ehm. basta.
White Zombi - horror classico ('32) con Bela Lugosi, ad Haiti c'è un mad doc (indovinate da chi viene interpetato) che rende zombi le persone per farle lavorare nella propria fabbrica di zucchero (così non si lamentano degli orari, lo dice Bela in persona) ma sopratutto perchè è un po' schizzato di suo. Discese ctoniche e tutti i vari tòpoi dell'horror classico, gli zombi non mangiano la carne e non fanno tutte le cose che siamo abituati a vedergli fare, rispondono agli ordini e inquietano con i loro visi dipinti. Estetica da muto, ben aldilà del modo di ripresa. Il gruppo di Rob Zombi avrà ripreso il nome da qui? chi lo sa.
The King Of Kong - Tempo fa impazzava sul mio newsreader questo documentar, io sui due king di
Donkey Kong, però ancora il dvd non era uscito e lascia perdere l'idea di recuperarlo, poi scopro dal buon kekkoz che il documentario è visionabile e mi lancio nel recupero.
Molto meglio di quanto potessi immaginare, non è un documentario su Donkey Kong o sull'era dei cabinati, è la sfida eterna fra due persone, dal sapore mitico che va ben oltre la storia e la razionalità. Alcune inquadrature hanno una così alta densità drammtica (uno sta giocando tendando di battere il record dell'altro e questo entra in sala giochi, l'inquadratura tiene dentro tutti e due) che vien quasi da pensare che siano costruite, beh, chi se ne frega, nulla toglie all'abilità dei giocatori, al loro stile e alla maestria del documentarista.
Poi è un documentario pieno di nerd e videogiochi, difficilmente non lo avrei apprezzato.
Kidnap - Rapimenti e drammi familiari, non è nemmeno diretto male, un buon set di inquadrature marcano la discendenza Hongkongese e l'idea di partenza è senz'altro buona: una vittima di un rapimento a cattivo fine (gli ammazzarono il fratello) decide che per salvare il suo amato e pagargli le cure in svizzera rapirà un bambino. Ma rapisce il figlio sbagliato, trattasi del figlio di un'ispettrice di polizia. Purtroppo però il film è scritto male, procede per sequenze vuote e ritmo a singhiozzi, cose che si capiscono male e un grande interesse per il dolore delle famiglie vittime del rapimento che però non suscita in noi un affezione adeguata. Le scene d'azione funzionano un tantino di più.
mercoledì, dicembre 05, 2007