Ed è così che ho scoperto Massimo Dallamano, che con una storia nemmeno troppo originale (magari per l'epoca lo era) riesce a costruire un film che pur non potendolo definire solido (la sceneggiatura lascia spesso dei punti interrogativi) riesce comunque a tenere incollati (in modo anche un po' morboso per la verità, e questo è un bene) allo schermo, volendo saperne di più dell'assassino e sopratutto di quelle zozzettine delle studentesse del collegio cattolico.
E si mischia un po' di erotismo (ma proprio all'acqua di rose, anche se un po' di pelo si vede) con lo slasher, l'investigazione al dramma morale. E se non fosse che la regia ci regala delle sequenze davvero notevoli come il bellissimo assassinio nella vasca da bagno (preceduto da una soggettiva con macchina a mano che fa rabbrividire pur nella sua semplicità) o la messa subito dopo il primo omicidio ci sarebbe da lamentarsi di un più generale piattume, ma la mano del regista è bella rotonda e piena di gusto; ci accompagna desiderosi di sapere cosa hanno fatto a Solange.
Ottimo Fabio"bellone" Testi che interpreta il professore italiano e piacione (se la fa con una studente poi ammazzata) nel collegio. Meno riuscia la svolta finale, dove viene rivelato l'assassino e dove sulle vicende, fino ad allora trattate in modo piuttosto neutro, si fa cadere una nemmeno troppo velata cappa di moralismo, in fin dei conti le amiche di Solange erano delle troiette e se lo sono meritato, sembra voler dire il film, tantè che l'unica che si compiange è la verginella che si opponeva alle altre amiche (ma che non disdegnava di farla annusare al prof).
Geniale però il modus operandi dell'assassino, pugnalare nella fica le sue vittime, più fallico di così!
Mi travesto da prete, giro in città con un machete (cit.)