Uno dei pregi di questo film è imho accompagnare lo spettatore fino alla fine, facendolo partecipare prima alle "uccisioni mirate" degli assassini israeliani, senza che il loro operato venga messo in discussione, anzi, si esalta la loro missione, salvo poi, nel corso del film, prendere coscienza (assieme al protagonista) della situazione e delle conseguenze, personali e politiche, a cui quegli assassini hanno portato.
Spielberg fa come suo solito la morale, ma questa volta (e per fortuna nostra) non è banale (forse un po' si) e sempliciotta come ci aveva abituato, anzi, si lascia lo spettatore immerso in mille dubbi e incapace di fidarsi del testo per interpretare il film: e se alcuni hanno visto in ciò una più alta e matura presa di coscienza sulla questione palestinese altri l'hanno visto come cerchiobottismo paraculo, per me c'è un po' di tutte e due le cose, ma più di tutto c'è una critica severa e lucida a Israele e al suo operato (e di riflesso agli USA).
C'è una prima parte incredibilmente potente, dove Spielberg senza far accorgere lo spettatore di quanta tecnica e bravura ci sia nel costruire le scene d'azione (perchè spesso è tutto in gioco di visi riflessi e personaggi che si muovono e compiono azioni su diversi piani) prende in prestito il modo di girare (per quanto riguarda appostamenti e attese) del poliziottesco (Lenzi-Di Leo) e ci propone una escalation di attentati, da una città all'altra d'Europa, fra personaggi misteriosi e ricchi, fra spie doppiogiochiste e bombaroli inesperti; una spystory ultraviolenta. Poi, piano piano (tanto il film di tempo ne ha) ogni uccisione diventa più difficile da smaltire per la mente dei personaggi, la violenza si fa meno spettacolare e più cruda (come quando i soldati israeliani sparano alle spalle o la sequenza dello scontro all'areoporto) e il dramma cresce con per tutta la seconda parte del film...fino a quando il protagonista si accorge che quello che ha fatto lo ha allontanto da ciò per cui lottava: Non è più Israeliano, non ha più una patria, in famiglia e a letto va che è una merda e la guerra contro i palestinesi si è fatta ancor più violenta.
Così tanto materiale, che oltretutto invoglia chi guarda ad attivare il cervello per seguire il film (e non sto parlando di opinioni in merito ai fatti), delle volte si fa un po' lento (nella seconda parte) o un po' sfilacciato (nella prima) ma né l'una né l'altra cosa mi hanno disturbato quanto (e mi ha distrubato molto) il montaggio parallelo che fa mostra di sé verso la fine del film, efficace a livello semantico non c'è che dire, ma che bruttura!
Poi ci sono un sacco di abiti, camice e cravatte fichissime, e una fraccata di AK-47