Anthony Wong è fuggito da Hong Kong perchè là ha commesso un omicidio. Trasferitosi a Macao inizia a lavorare in ristorante, fa a pezzi il suo capo e la sua famiglia e li serve come deliziose pietanze agli avventori del locale, esercizio di cui si approprierà.
L'humor nero e il grottesco non rendono meno perturbante la visione di un film che se pur discretamente divertente (comicità ingenua e stupidina by HK) disturba sia per la violenza esasperata, gratuita e ripetuta (alla pratica della quale nessuno sembra in grado di astenersi) sia per l'esibizione di carni al macello alquanto verosimili. Ma non c'è solo gore e sadismo (che già renderebbero interessante di per sè questo film) la regia e il montaggio veloci, l'uso di angolazioni ardite e movimenti di macchina dalla forte carica drammatica rendono questa storia vera (!!!) una notevole esperienza visiva. Grazie ad una sceneggiatura che oltre a regalarci un grande colpo di scena (la confessione e flashback del massacro) non si perde in lungaggini e ci mostra come la atrocità non siano appannaggio dei soli maniaci omicidi.
Ma anche la durissima critica sociale non distoglie da una partecipazione emotiva fortissima, merito anche di uno stratosferico Wong (vinse anche un prestigioso premio per questa interpretazione) che senza cadere nella caricatura riesce a essere sempre toccante passando via via dalla furia alla disperazione.
La sequenza della carneficina, dove Wong sgozza moglie (prima la stupra) marito e le loro sei bambine, è una delle cose più fastidiose che mi siano capitato di vedere... e non mi sconvolgo facilmente.