Parlare di uno stile realista può sembrare strano, giacchè è fin da subito ovvio che la struttura è metalinguistica, di impatto politico il contenuto...ma la forma e il linguaggio, estremi e manieristi nel loro ridursi a tecniche base (possiamo ridurre alla veduta unipuntuale e allo scorrimento del supporto), mettono di fronte a noi, attraverso una mediazione videotelevisva (l'unica depositaria del Vero presso il nostro tempo), delle azioni e relazioni senza drammatizzare attraverso l'uso della mdp, il che non vuol dire che siamo di fronte ad un approccio realista, ma:
Haneke mette subito in chiaro che le immagini del film potrebbero essere quelle delle videocassette, che quindi quelle immagini sono state manipolate, sono state trasferite su un dato supporto, e che sono a loro volta manipolabili(attraverso il ff e il rewind). L'infrangersi delle varie soglie dell'universo diegetico e la confusione che ne consegue per lo spettatore, costretto a indagare la provenienza delle immagini, se veritiere o fasulle, se intra o extra diegetiche, ma sopratutto obbligato costantemente a domandarsi a chi appartiene lo sguardo, se quello sguardo è poi "puro" o riprodotto, se è attribuibile a qualcuno oppure no....e sono proprio gli sguardi riprodotti quelli che più caratterizzano come problematico il resto del visibile: le immagini vengono percepite come reali in quanto traccia, testimonianza di una manipolazione umana, passaggio necessario affinchè quelle immagini siano utilizzabili e trasmettibili (un video si può anche fare in automatico, più difficilie è che le immagini si riversino da sole su vhs): ecco perchè tanta tensione si sprigiona dal silenzio, dall'azzeramento del linguaggio del cinema. I drammi che vengono presentati, senza che se ne riesca ad arrivare al cuore, proprio nel loro abbozzo, nei numerosi punti oscuri, nella mediazione video, ritrovano grazie quest'ultima (e alla percezione di questa presso il pubblico) l'ambiguità e l'asciuttezza (spietata) del reale. A esempio quando Laurent va nella casa dell'Algerino ad haneke basta mostrarci la scena da un altro punto di vista per farci perdere completamente l'orizzonte e obbligarci a ri-valutare criticamente ciò che vediamo/abbiamo visto. Le immagini qui disturbano non perchè "forti", ma proprio per la loro natura incerta: senza normalizzazioni istituzionali, lo sguardo ci turba perchè si confonde con la realtà delle immagini videotelevisive, quelle che percepiamo come immediatamente reali, Haneke le utilizza per sfruttare la loro "forza realista" e al contempo per smascherarne l'arbitrarietà.
Credo in questo perchè Haneke decide di rendere le immagini vhs in qualità minore, ma lascinado la stessa fotografia che utilizza per la diegesi: non c'è soluzione di continuità fra realtà e riproduzione della stessa: interrogare e indagare le immagini come costantemente facciamo con la realtà, vagliare la situazione volta per volta, quadro per quadro, oggi che è il video a certificare la realtà, scoprirne la veridicità e la volontà che ci sta dietro è difficile, spesso impossibile, ma è un atto politico necessario.
Si è parlato poi del finale, con i due figli che vediamo (ma non sentiamo) parlarsi in mezzo ad un gruppo di studenti, l'interpretazione può essere molteplice: penso che sia l'affermazione che malgrado lo strapotere mediatico sia ancora il rapporto umano quello più forte e rivoluzionario.