Jimmy yu wang è pressochè sconosciuto, anche quando si parla di kung fu è difficile sentirlo citare, e questo è male: perchè sotto più punti di vista è un punto di riferimento per il cinema di Hong Kong e tappa fondamentale di tutto il cinema d'arti marziali (non solo gongfupian quindi).
Questo suo primo film (era una star già negli anni 60 nei film di Chang Cheh, dal quale ha imparato il mestiere) è forse il primo film (fra i pochi che ancora ho visto nella corpus sterminato di questo genere) che si stacca da dialettiche wuxia (al quale anche Chang Cheh rimarrà legato nei sui kung fu) per mettere in primo piano l'attore (se stesso) e la performance. Ma oltre a questo, c'è anche una trama che mette da parte i rapporti marito/moglie per preoccuparsi solamente della vendetta, preoccupandosi qui solamente di vendicare il maestro ucciso e di scacciare gli odiati giapponesi e il loro karate sovrumano.
Quindi siamo di fronte ad un racconto che sarà poi ripreso e variato all'infinito (perciò si parla di classicità) nei 10/15 anni successivi.
Non siamo di fronte ad un grandissimo film, Yu Wang dimostra dei limiti sia in regia (lontano dalla potenza di Cheh e l'eleganza di Chia-liang) sia nei combattimenti e nelle coreografie, ma questo non gli impedisce di costruire sequenze impressionati e composizioni talentuose, si adottano soluzioni realistiche e wushu-centriche (come i combattimenti in longtake, i piani lunghi e medi) assieme ad altre fortemente illusorie (numerosi trucchi ottici e filmici) e a montaggio frammentato (anche se più frequente nelle scene non combattive) per arrivare alla sequenza dell'allenamento (anche qui siamo di fronte ad un topos che nasce con Wang) dove mentre si tuffano le mani nella sabbia rovente si inquadrano espressionisticamente e velocissimamente le statue degli Dei Cinesi: da qui si fa presto ad arrivare a Tsui Hark.
Se ancora non vi foste convinti dell'importanza di questo regista/attore si dovranno fare dei riferimenti importanti: tutti noi (spero) abbiamo amato Kung fu Hustle, e tutti noi abbiamo colto l'auto citazione di Stephen Chow quando fa scoppiare il pallone da calcio dei bimbi.
Pochi però (io l'ho scoperto adesso) sanno che quella è anche una citazione da QUESTO film, vediamo anche qui nei primi minuti di film il piede del cattivo stoppare la palla, si dirà che è forse poco evidente come citazione, ma bisogna prendere in considerazione che: Stephen Chow è un fan di kung fu movies, il suo film li omaggia, nel suo film ci sono un sacco di cattivi vestiti di nero e con le accette, e anche in QUESTO film i cattivi sono rappresentati in quella maniera:
quindi già due anni prima di the Boxer from shantung (anche se con esiti inferiori) troviamo un personaggio solitario che combatte contro mille vestiti di nero.
Un allievo di Cheh che guarda a Leone (meraviglioso il duello western con le mani al posto delle pistole) e a kurosawa, senza la grandezza dei maestri, ma capace di inventare, innovare e istituzionalizzare, e questo anche prima del successo mondiale dei film con/di Bruce Lee.
Jimmy Yu Wang non è un minore, non è una curiosità dentro un panorama; è di importanza centrale, una fonte di ispirazione, un archetipo per il genere e un idolo per chi scrive. E' tempo che egli venga ricoperto di lodi e di fama, che l'importanza e la grandezza gli venga riconosciuta, che il suo lavoro venga apprezzato.