Non amo molto il cinema d'autore/intellettuale, ma ci sono diverse eccezioni, una di queste, e forse anche una delle più contraddittorie, è Angelopoulos, di cui per altro ho visto pochissimo.
La sua mdp è lenta, sempre a distanza dal volto dei personaggi, ci racconta una storia straniando gli attori. Il pianosequenza è ripulito da ogni possibile escrescenza barocca, diventa il flusso di coscienza della mdp, e acquista valenze sintattiche originali (uniche?) quali i molteplici salti fra piani temporali, immagini poetiche, del ricordo, della cruda realtà, anche la funzione espressiva/significante ne risulta quindi ampliamente investita.
Difficile da seguire, fra l'incedere lento e svogliato, accumula una serie di simboli e allegorie che nello svolgersi dei viaggi (quello fisico, quello del ricordo, quello della vita) andranno a costruire il messaggio del film, a significare, a farci prendere posizione critica su quello che vediamo, magari non subito, significherà per quello che si è già visto o si ha ancora da vedere.
Un Poeta che ricerca parole nuove, che ricorda e rimpiange il rapporto con sua moglie, trascurata per le parole, gli fa da guida Pascoli, tornato a Zante, straniero in patria, senza nemmeno conoscere la sua lingua, compra parole per scrivere la sua opera, e un bambino Albanese clandestino in Grecia, che ha visto gli orrori, che ha paura, ma è pronto per il suo viaggio, e insegnerà al poeta ad accettare il suo (la fine) senza la possibilità di un back-up.
La Storia non si vede, ma incombe, è sempre presente, è il motore del dramma (gli umani sono vittime della storia e chi spera/riflette in un Domani è doppiamente sofferente, anzi non riesce proprio a vivere) e bersaglio del film.
Cosceneggiato da Tonino Guerra, ha vinto la palma d'oro a Cannes nel '98...una lividissima fotografia e un tema musicale struggente.
Mr Angelopoulos quanto dura un pianosequenza?
L'eternità e un giorno.