Gli italiani visti come criminali mammoni mangiaspaghetti, il primo gangster movie (Scarface, che fu prodotto praticamente in contemporanea, uscì un paio di anni dopo per problemi di censura). Era da moltissimo tempo che agognavo la visione (ora mi rimane the public enemy) ed era anche qualche tempo che avevo voglia di anni 30...è stata una vera gioia, tutte le aspettative non sono state tradite, è l'inferno del crimine; i dialoghi non cadono mai nel fuori tempo (eccezion fatta per i termini ormai caduti in disuso...almeno nel doppiaggio italiano.) e sono asciutti e potenti: murdano ad ogni linea, saranno rimessi in bocca a centinaia di ganster più o meno validi nella storia dei malviventi da cinema a venire; quanto de palma nella caratterizzazione (contadinotta) dell'azaa, quanto scorsese nella processione funebre.
Il plot è poi una riserva inesauribile di nuclei narrativi riutilizzabili (e riutilizzati) nella certezza di imbeccare una trovata geniale.
La direzione è quella di un mestierante classico, erano anche i primissi talkies e la pesantissima attrezzatura inchiodava la macchina alla staticità, ma nella scena della presentazione della gang a Little Caesar (e a noi) c'è un movimento di macchina dove vengono mostrati tutti i visi dei tipacci (con voce fuori campo che li chiama) che farebbe invidia a Guy Ritchie.
Esaltante l'interpretazione di Edward G. Robinson, ha dato l'unica forma possibile ad un boss che si rispetti...e che stile con quelle ghette.
Di solito non mi piace scrivere di film così importanti, ma non ho saputo resistere.
Piccolo Cesare riempie di piombo lo sfregiato.