Un tipo uccide il datore di lavoro, ma prima passa la sua medusa velenosa al suo amico, in modo che la faccia adattare all'acqua dolce.
Poi il tipo si uccide in carcere, il padre cerca il figlio nell'amico, che cerca una via per il proprio futuro....nel mentre meduse rosse scorrono nei canali di Tokyo e giovani con le magliette del che (bianche) camminano verso il futuro.
Si torna a indagare il rapporto conflittuale fra individuo e società nel Giappone di oggi.
KKurosawa è scarno, distaccato, la videocamera (è girato con un digitale sporco e livido, coi bianchi sovraepsosti...luminosi) sta ferma a riprendere un mondo ingabbiato nella geometria degli spazi e dei movimenti degli attori, costretti nelle rigide linee della scenografia tracciate da una tecnologia (l'industria jappo?) ormai divenuta spazzatura buona per il riciclo.
Eppure dalla frammentazione degli eventi, dal basso registro con cui ci si pone di fronte ai drammi, dalla più generica lentezza narrativa e dal senso di smarrimento in cui getterà chi guarda, si riuscirà ad adattarsi, a entrare nell'universo del film, a cercare un futuro (nella narrazione per noi, nella vita nella società per i personaggi) che apparirà di colpo (e irrazionalmente) nella forma di una rivelazione mesta, quasi a film finito (le meduse in massa qui, l'uomo di fronte a charisma là).
Qui Si sottolinea il bisogno dell'utopia, dell'irrazionale dei buoni sentimenti per riuscire ad andare avanti anche senza un obbiettivo (la produttività, lo spirito nazionale...).
La gioventù di oggi non accetta più la subordinazione di tipo militarista del Giappone, almeno questo sembra dirmi Kurosawa (in un orecchio).
Una sceneggiatura impeccabile che concede tempo per la decifrazione (o quanto meno per provare a farlo) dei simboli e delle allegorie: ci si può diveritre a trovare interpretazioni fino alla noia.
La sequenza finale con i giovani che bighellonano-camminano-manifestano con le magliette del Che bianche sono forse le immagini più passionali, ma c'è veramente tanta altra roba sia a livello tematico che formale: come gli splitscreen sullo stesso campo che saranno poi riusati (se la memoria non mi inganna) in Doppelganger...e il consueto lavoro sul sonoro (è un cazzo di asincronista).