Certo non si vada a cercare un qualunque tipo di attinenza alla realtà sociale, alla fedeltà delle location e a tutto quanto passa sotto il nome di "realismo". La spettacolarizzazione è portata al limite del budget, il che non permette grandissime cose. Inseguimenti, sparatorie, qualche siparietto, poco spazio viene concesso alle indagini, è un film criminale.
La direzione è grezza ma d'effetto: le inquadrature coi faccioni baffuti con gli occhiali scuri che guardano il vuoto, succedendosi (i piani dei faccioni) uno all'altro prima dell'inizio della rapina, oggi è talmente "out" da risultare irresistibile (a patto che si sia predisposti). A dimostrazione che la regia sa il fatto suo (nel senso artigianale) c'è la tensione generata, rimasta intatta, è l'immagine ad essere ormai decaduta, divenuta vintage quanto le alfagiulia delle madame.
Questo taglio non salva certo il film da ingenuità e cadute di tono (soprattuto negli espedienti narrativi e nelle leggerezze di plotting), ma ha sicuramente il coraggio di parlare direttamente (all'interno di un prodotto accessibile) al pubblico che si rifletteva nei due personaggi; ammesso e non concesso che il pubblico del film fossero i ragazzi di borgata.
Si farà presto ad accusare il film di volontà pedagogiche (neanche troppo celate); ma dall'altra parte della barricata ci stava Maurizio Merli (che amo più di tutti) e qualcosa uno se la sentiva in dovere di fare no?
Un film calibro 38.