Multiple Personality Detective Psycho: Kazuhiko Amamiya Returns
Un detective dalla personalità multipla, un assassino che si trasferisce da un corpo all'altro via linea telefonica o contatto fisico, progetti per il controllo globale e complotti di potere alla X-Files (che viene citato), donne incinte uccise a cui viene asportato il feto (sostituito da un telefono), altre a cui viene tagliata la calotta cranica per piantargli un fiore nel cervello, il misterioso rapporto che lega Lucy Monostone (un cantante rockpischedelico fallito diventato terrorista) agli omicidi commessi dalla personalità senza un corpo stabile (Nishizono Shinji) e il rapporto che lega questo agli altri più o meno bizzarri personaggi della serie e ai bambini rapiti, e a quelli con il codice a barre nell'occhio e ... e... e... ma non voglio rovinarvi tutto, questi sono solo alcuni degli ingranaggi della serie, ma penso che siano stati tutti elementi presenti nel manga di origine.
Multiple Personality Director Psycho : Takasi Miike
6 puntate da un'ora, sfilacciate e inconcludenti.
Il fatto che Nishizono Shinji trasferisca la propria personalità istantaneamente e ovunque [anche in un cagnolino robot] e spinga ad uccidere il corpo ospitante assecondando le pulsioni nascoste di quest'ultimo fa da pretesto per atrocità varie e dona una grande libertà di plotting.
Ma la legna è troppa e il fuoco ha finito per spegnersi.
Non è perché non si capisce una sega di come siano andate le cose; in verità si spiega tutto più di una volta e si intuisce fin da subito dove si vuole andare a parare, ma la serie non funziona perché solo in una puntata (la terza) si viene a creare quella spirale di tensione e curiosità insoddisfatta che regge le serie del genere; per il resto è come se il testo fosse affetto da schizofrenia; da una parte si tenta in tutti i modi di far capire in modo razionale e convincente come stanno le cose, dall'altra la conoscenza viene negata dall'eccesso, dal grottesco, dalla cervelloticità dell'intreccio, dalle troppe variabili, dalle troppe passioni messe in gioco, tutto ciò è sostenuto solamente da tre quattro idee di base (anche buone e molto prolifiche per il Miike successivo) e da alcune trovate suggestive (come la pioggerellinaverde in digitale nelle scene sulla ruota panoramica), ma che ripetute (idee e forme) per 6 ore senza che ci sia un vero percorso all'interno della serie fa si che il tutto inizi presto a girare a vuoto.
Ciononostante in certe parti il flusso sa conquistare come il Miike migliore, la recitazione di Ren Osugi (ha lavorato un sacco con K. Kurosawa e il nostro caro Takashi) convince e diverte, la crudezza di alcune immagini mi ha anche dato un certo fastidio fisico (per un serialtv....non dico altro). Per i fan è IMHO da vedere, una puntata ogni tanto.
Un incrocio fra Visitor Q e The Call mi verrebbe quasi da dire.