Primo (o secondo) film con Jackie Chan in veste di vero protagonista, quello che subito colpisce non è la straordinaria abilità con le arti marziali degli attori, nè la direzione senza sbavature ma con tutto il peso degli anni che porta, nè l'assoluta identità fra il carattere (del maestro ubriacone) e il suo attore, il grandissimo Yuen Siu-tin.
Ma è per l'emergere fin dalla sua prima vera esperienza, di una propensione naturale, fisica e fisiogniomica di Jackie per la commedia; le gag slapstick, alle volte divertono, alle volte lasciano veramente sdubbiati, ma non si può che inchinarsi di fronte ad un attore (forse l'unico vero del cinema di kung fu classico....li e liu sono diventati attori con il tempo) che non piega la performance sotto il giogo della diegesi, nè fa il contrario, ma adatta lo stile di combattimento alla situazione che su vuole rappresentare, utilizzando le skills e i tricks per dare corpo all'azione, al combattimento stesso, spesso con finalità comiche.
Il film è imperdibile, se si ama il genere, il numero dei combattimenti che si susseguono è elevatissimo, inframezzati da nuclei narrativi o da gag varie. Quello che fai poi Tyrone Hsu Hsia con il bastone è poi indescrivibile, non si riesce a comprendere la fisica dei suoi movimenti nemmeno mandando a rallentatore.
L'ultimo combattimento è da antologia, Jackie Chan ubriaco fradicio, che combatte come un ubriaco fradicio, ma con l'aiuto degli Dei (anchessi breschi) riesce a uccidere il suo nemico (già perchè sebbene il tono sia leggerissimo per tutto il film, non ci si preoccupa di nascondere assassinii e nefandezze varie ....come il cibo vomitato e il vino sboccato sulla bocca di Chan e gente ammazzata a sangue freddo).
Mischiando tecnica, gioco e inventiva Jackie Chan fa ridere