Il film (Scorsese poteva diversamente?) dalla realizzazione impeccabile, si mantiene vivace e divertente per la prima parte, poi la sua grandezza visionaria (per aerei sempre più veloci) inizia a trasformarsi in pazzia, gli aerei non volano più come un tempo, le donne lo abbandonano e lo stato lo chiama a giudizio.
Ed è proprio quando ci si mette a descrivere lo stato di follia, l'aula giudiziaria, il declino del personaggio pubblico, che il film non mi ha convinto.
Gli ultimi 50 minuti sono tutti per la caduta, ma Scorsese sembra essere (diventato?) troppo elegante per riuscire a mostrare l'insanità mentale, e anche quando gira delle sequenze da brivido (la quarantena in sala di proiezione...con le bottiglie di latte che diventano bottiglie di piscio) il risultato è quello di un'artificiosità simbolica che appesantisce (e allunga) il film.
Così, nei 50 minuti finali, dove ogni minimo dubbio sullo sciogliersi del plot è bandito, non sono riuscito a fare a meno di sbadigliare a nastro; non è che mi stessi proprio annoiando, ma il film perde di mordente, far ripetere continuamente frasi in loop al pur bravo Di caprio, ci darà anche il senso della sua pazzia....ma lo rende altrettanto irritante.
La prima parte invece, colma di cinefilia e di rimandi, con i colori che riportano la tavolozza dell'epoca, l'ho gustata grandemente...ma non sono riuscito mai a immergermi nel film, l'ho apprezzato certo, ma dall'esterno e in misura minore del suo Gangs of New York.
Nelle poltroncine vicino alle mie c'erano poi due loschi figuri, (che hanno apprezzato il film più di me) con i quali ho condiviso il tempo al cinema e poi una bevuta in centro parlando del sempre presente T. Miike.