Sembra un noir rovesciato, dove il protagonista anzichè condurre l'azione (anche se nell'incertezza) qui la subisce senza poter intervenire.
Intrighi amorosi, omicidi, un'occhio alla politica; legati con la suspance da un'ottima sceneggiatura, che si concentra su quello che succede fuori dall'ascensore, alimentando in noi la curiosità, visto che le vere azioni sono poche e repentine (i due idioti appena tornati a casa dopo l'omicidio decidono di suicidarsi in un 20 secondi) e che cambiano profondamente l'esistenza dell'ignaro Ronet, rifilano a chi guarda un gran senso di impotenza e di insicuriezza. Poi riesce a uscire dalla sua gabbia e si arriva alla quadratura del cerchio grazie ad un commissario di polizia meno tonto di quanto sembra.
Fotografato splendidamente, si allienea al clichè chiaroscurale del noir, ma con un tocco di raffinatezza tutto francese...dengo di menzione l'interrogatorio su fondo nero...che per l'affinità cromatica e per la disperazione dell'imputato mi ha ricordato quello di Ferro 3.
Ritmo lento e trascinante, che alterna le vicende del rinchiuso, degli idioti e dell'amante del rinchiuso....fino al vortice finale che risucchia tutto.
Una gran bella camminata nel dubbio e nell'incertezza fra le strade di Parigi per Jeanne Moreau.