Da questo grande classico di kung fu prendeva titolo un'altro grande classico... enter the wu tang (36 chambers) .... le arti marziali (e non soltanto quelle da cinema) hanno influenzato non poco il wu tang, (ma un po' tutto l'hip hop) che usavano campionare i suoni delle mazzate, prendevano i propri aka dai film...e hanno dedicato il loro album più bello (un must del rap) a questo film...
E' grazie al wu tang che ho iniziato ad apprezzare il cinema orientale.
Alle 36 stanze (dello shaolin) sono attaccate una coda e una testa(insulsa) diegetica; il vero fulcro del film sta nella conquista delle skill, le difficoltà insormontabili dei primi approcci, seguite rapidamente dall'esecuzione in scioltezza della prova...e poi via verso la stanza successiva.
Quello che regge una struttura così poco solida sono le doti di Gordon Liù in sinergia al modo di costituire le prove; che rivisitano il vero training Shaolin in modo creativo e brillante, al fine di aumentare la suggestione visiva...
Il piacere della visione sta tutto nel level up; più che un film di kung fu sembra un gioco di ruolo, ad ogni passaggio di livello Gordon Liu viene sempre più corteggiato dalla regia, fino a quando, diventato Maestro...è talmente idolatrato dalla macchina da presa che vien voglia di inchinarsi di fronte al suo prestigio.
Nell'ultima parte assistiamo poi a dei combattimenti dalle coreografie eccellenti, ma niente di così estremo, niente di così Kung-porn come la parte centrale... 35 stanze non sono troppe...io avrei preferito 100 livelli senza header né footer.... IMHO in un Kung Fu movie la trama è un accessorio.
Ironico quanto basta, ci si compiace del duro allenamento svolto nella terza parte del film, riproponendo un paio di prove all'interno dei combattimenti....come a dire....sembravano cazzate ma invece servono a mazzulare per davvero.