Deciso a recuperare tutta la filmografia del regista coreano (rinunciando a crocodile per il momento) , in questi ultimi giorni non ho visto altro che film di kim ki duk.
Anche the isle è un film sulle marginalità, dove tutti sembrano incarnare sia il carnefice che la vittima. La colpa è innata nell'essere umano, i personaggi cercano la redenzione. L'amore è presentato non come una forza che aiuta a superare le difficoltà... è più un percorso straziante e violento; che magari non cancellerà le colpe, non riabiliterà alla società. Ma che, anche nella sua morbosità e crudeltà aiuta ad allievare le sofferenze, perchè siamo come i pesci affettati vivi per il sashimi, la carne è lacerata in profondità, tuttavia continuiamo a nuotare.
A KKD non sembra interessare molto la coerenza narrativa, l'0rganicità della struttura, ma nemmeno la destrutturazione, alcune sequenze sono poi prive di plausibilità (la protagonista come lo carica e scarica da sola un scooter su una barca?....per non parlare dell'immortalità in Bad Guy o l'immaterialità in Ferro 3) , Il regista si preouccupa di visualizzare il dolore, la solitudine, la ricerca dell'amore/redenzione; tutto il resto emergerà da quegli elementi.
La struttura non sembra essere prestabilita e nemmeno molto "ragionata", ma appunto perchè quello di KKD è un'approccio libero al mezzo, libero da ogni imbarazzo linguistico, arriva sempre a rappresentare il riprovevole in modo sincero, andando a toccare il profondo dell'animo umano., quello del regista coreano è un cinema profondamente, carnalmente umanista.
Mi sembra anche che KKD sia andato emancipandosi da un certo simbolismo che appesantisce
anche questo film. Sembra essersi raffinato nella regia, tuttavia continuando a mostrare una violenza cruda e apparentemente cieca e immotivata (è innata nell'essere umano pare dire KKD).
Non ho visto Address Unknown, ma penso che con Bad Guy si sia aperto un nuovo ciclo nella filmografia del regista coreano, con una maestria sempre maggiore riesce a mostrare ad un pubblico sempre più vasto e "mainstream" la violenza, la marginalità, il disagio, se c'è stato un compromesso, (almeno che non sia avvenuto prima di questo film) è stato più con la forma che con il contenuto,
...insomma, si può accettare tutto, purchè ben "confezionato", qualche compromesso con la forma lo si può anche fare per ampliare il proprio target (con esiti su cui ho già fatto un panegirico) ... Forse se anche Miike curasse un po' più la forma (cosa che ha dimostrato di saper fare) verrebbe distribuito e accettato anche da noi, ma a lui non penso interessi diventare celebre in occidente...e a noi ci piacciono i film come li fa adesso.... così potremo continuare a parlarne quanto diavolo ci pare....