Schizzi di sangue, ghigliottina volante, other crap.
Per i primi 5 minuti pensavo di trovarmi di fronte ad una cazzata e basta, che si sarebbe risolta fra qualche tamarrata più o meno valida e un po' di gore messo nei momenti salienti del film, mi sbagliavo di grosso. Più il film andava avanti e più il livello di stupidità e gore cresceva in maniera incontrollabile. La cosa strana, e che non mi riesco tutt'ora a spiegare, è che non ci si annoia a vedere torture e membra tagliate in continuazione, un po' perchè sono varie e spassose (la mano-tempura e la faccia-chiodi uber alles) un po' perchè l'ironia è sempre presente (sopratutto quando i personaggi fanno i seri). Poi saranno stati 35 anni che non si vedeva una ghigliottina volante in un film e almeno 20 senza che ci fossero così tante shuriken, già per questo varrebbe una menzione d'onore fra i murdamoviez. Per il resto divertimento a basso costo, sia per chi ha realizzato il film che per noi che lo guardiamo, e comunque il basso budget non è un peso, anzi; rende il film più godereccio e meno plasticoso, ho il sospetto che con più soldi ci si sarebbe fatti trarre in inganno da un uso sconsiderato del digitale, e invece il montaggio costruttivo (anche se delle volte si perde qualche passaggio) ci diverte e va a doppio passo con il sangue che spruzza da tubi di plastica.
Kekkoz mi ha messo la voglia di vederlo, come ai vecchi tempi.
Andreotti è un figlio di puttana intoccabile, e simpatico.
Sorrentino e il suo stile avvolgente sono risultati davvero un'ottima combo da applicare alla rappresentazione del potere e alla riflessione su quello. Si gira letteralmente intorno a personaggi (nella vita e nella morte) che più che un team di governo sembrano una manica di mobsters da cinema americano, solo con più classe e senso dell'umorismo. Ma la grandezza della rappresentazione va ben oltre queste (facili?) rappresentazioni; il film da il meglio di se proprio quando cerca di ricostruire l'intimità, quando cerca di riuscire a comprendere la natura di un personaggio imperscrutabile, ed è stata una scelta difficile e coraggiosa; perché in fin dei conti il film ci poteva parlare di Andreotti nello stesso identico modo senza venire a inventare/ricostruire il suo privato e si sarebbe anche evitato un rischio, ma la sfida è stata evidentemente accettata e vinta. Perchè è quando parla con la moglie, quando si confida con Kossiga e si preoccupa del fatto che gli stanno togliendo le tessere onorarie, quando per un attimo arriva a trasparire uno spiraglio di umanità che la sua figura diventa ancora più problematica e incomprensibile, misteriosa, trascende dalla semplice figura di potere, assume effettivamente i connotati della divinità, oltre naturalmente ad una congenita immortalità. Ho trovato invece più deboluccia la parte di inchiesta e di denuncia, non tanto perché manca del necessario rigore e di una razionalità più alta (da questo punto di vista è molto più forte segreti di stato, che se non avete visto vedetevelo), quanto perchè rallenta troppo il ritmo della fiction e ridimensiona il nostro interesse verso l'oggetto del nostro sguardo. Ho trovato poi orribile, nonché fuori dal film, il montaggio alternato Andreotti all'ippodromo/mafiosi che ammazzano Dalla Chiesa: è l'unico momento in cui Andreotti viene fatto vedere dedito all'uso della Forza, mentre nel resto del film è Potere allo stato puro.
Medico: Dovrebbe piuttosto fare un po' di sport. Andreotti: Tutti i miei amici che facevano sport sono morti. PWND